2008-04-24 19:58:32

Concerto in Vaticano offerto dal presidente Napolitano a Benedetto XVI per il terzo anniversario di Pontificato


L’Orchestra e il Coro Sinfonico “Giuseppe Verdi” di Milano, diretti rispettivamente da Oleg Caetani e da Erina Gambarini, sono stati i protagonisti del concerto di questo pomeriggio offerto dal presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, a Benedetto XVI, in occasione del terzo anniversario di Pontificato. Ad assistere al concerto, oltre al Papa e al presidente, altre personalità del mondo ecclesiale e istituzionale italiano. Lo ha seguito per noi Arianna Voto RealAudioMP3

 Nel programma del concerto: musiche di Luciano Berio, Luigi Boccherini, Brahms e Beethoven con la Settima Sinfonia. Al microfono di Gabriella Ceraso, il direttore d’orchestra Oleg Caetani: RealAudioMP3

 R. – Siamo tutti felici, sia io che l’orchestra. Abbiamo la sensazione di partecipare ad un bellissimo gesto dello Stato italiano verso il Vaticano, verso la Chiesa e verso il Papa soprattutto.

 
D. – Maestro, guardiamo al programma: vorrei che lei tracciasse un filo conduttore…

 
R. – Il filo conduttore è veramente quello del classicismo nei suoi estremi, il classicismo che il Papa ama. Wagner chiamava questa Settima di Beethoven “l’apoteosi della danza” e la vedeva come una sinfonia molto meridionale. Questa solarità, dunque, che c’è anche nel Boccherini e che c’è anche nella versione per la grande orchestra sinfoniche che il Berio ha fatto del Boccherini. Brahms voleva essere l’ultimo classico ed anche se si tratta di un compositore romantico in tutta la sua scrittura e in tutto il suo riferimento, in questo brano “Alla Grecia Antica” è molto classico. E’ ispirato da un grande poema di Hölderlin.

 
D. – Ecco, fermiamoci un attimo su Brahms: Brahms capovolge la visione che dava Hölderlin del Canto del Destino, con un finale che è una un’apertura fiduciosa anche sul mistero stesso dell’esistenza umana…

 
R. – Esatto, è più positivo. C’è una redenzione nella realizzazione musicale che Brahms ne ha fatto. Gli dei – come dice Hölderlin – vivono nell’eternità ed hanno questo candore, che noi non possiamo raggiungere e noi siamo sempre, sempre, sempre senza sosta senza serenità. Brahms dà, invece, un finale di una redenzione, dicendo che se si aspira a questa realtà celestiale, in qualsiasi religione, noi possiamo migliorare.

 
D. – Diciamo che si tratta di un messaggio di speranza e di forza di vita, quello che passa?

 
R. – Certo, così come la Settima di Beethoven. E’ stata scritta in un momento politico di grande speranza del popolo tedesco, poiché si erano liberati dall’oppressione delle truppe napoleoniche. C’erano, quindi, una grande speranza ed una grande coscienza nazionale: Beethoven lo ha sentito moltissimo e questa speranza nella sua opera si sente moltissimo.

 
D. – Dinanzi al Papa, che più volte ascolta orchestre e cori diversi, qual è il vostro biglietto da visita, la vostra peculiarità?

 
R. – Abbiamo una realtà che è molto speciale. La nostra è una orchestra composta quasi esclusivamente da giovani italiani, che all’inizio della nostra esperienza avevano circa 20 e anche meno, oggi hanno invece 30-35 anni, e che hanno fatto la storia di questa orchestra dal nulla. Ci sono musicisti stupendi che provano che la gioventù italiana può essere una grande realtà e questo proprio in un’epoca in cui in tutto il mondo si vive un inquinamento musicale. Anche questo è certamente un messaggio di speranza, di speranza culturale.

 
 







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