Violenza nello Sri Lanka: oltre 90 vittime negli scontri tra le truppe di Colombo
e le Tigri Tamil
Nuovi pesanti combattimenti nel nord dello Sri Lanka. Ancora una volta a scontrarsi
sono ribelli delle Tigri Tamil e soldati regolari di Colombo. Almeno 90 le vittime
tra questi oltre 30 militari. I combattimenti sono avvenuti nell'area di Muhamali,
nella penisola di Jaffna, roccaforte dei ribelli in lotta dagli anni Settanta per
l’indipendenza del nord e dell’est del Paese. Sempre nella parte settentrionale, anche
una Chiesa cattolica sarebbe rimasta colpita ieri in un bombardamento a Mullaitivu.
A rivelarlo fonti locali, ma al momento non ci sono conferme. Sul perché non si fermi
la violenza nello Sri Lanka, Giada Aquilino ha intervistato Francesca Marino,
esperta di questioni asiatiche per la rivista di geopolitica Limes:
R. - La cosiddetta
tregua che reggeva da qualche tempo è stata ufficialmente rotta dal governo, che ha
dichiarato di voler a tutti i costi spazzare via le Tigri Tamil. C’è da dire che i
ribelli hanno sofferto grosse perdite. Quindi le Tigri Tamil sembrano allo sbando
e il governo sembra sempre più intenzionato a distruggerle.
D. - Dal
1972 si contrappongono da una parte i Tamil, induisti, e dall’altra l’esercito regolare
del Paese, a maggioranza cingalese-buddhista. Che conflitto è?
R.
- I Tamil sono stati portati nello Sri Lanka ai tempi degli inglesi e delle piantagioni
di tè. Non è un conflitto religioso: più che altro è un conflitto etnico, che ha anche
radici e ragioni sociali, cioè di estrema povertà e arretratezza - nelle quali è stato
lasciato il nord a maggioranza Tamil - e di sviluppo, avvenuto invece nel sud cingalese.
D.
- Il conflitto nel Paese ha già causato tra le 60 mila e le 70 mila vittime. Cosa
è mancato fino ad ora per una reale pacificazione?
R.
- La volontà politica e pure la volontà internazionale di farlo. Ora, ci sono trattative
per le violazioni dei diritti umani, dall’una e dall’altra parte. Anche in questo
caso, non si riesce a venirne a capo. Il fatto è che ci sono interessi grossi, interessi
che vanno dal turismo agli investimenti vari, al business degli aiuti, per
cui a qualcuno conviene mantenere tale situazione.
Sudan-Darfur Sempre
più drammatica la situazione in Darfur. Secondo fonti ONU, le vittime negli scontri
dal 2003 ad oggi sono salite ad oltre 300 mila. Non cessano poi le violenze ed i bombardamenti
aerei, nonostante le pressioni della comunità internazionale. Dall’inizio dell’anno,
almeno centomila persone sono state costrette a lasciare la regione sudanese. Le cifre
fornite sono state contestate dall’ambasciatore del Sudan alle Nazioni Unite, che
le ha definite “non credibili”, sostenendo che i morti sono non più di 10 mila.
Burundi-violenza Decine
di colpi d’artiglieria sono stati sparati nella notte su Bujumbura, capitale del Burundi,
dai ribelli delle Forze nazionali di liberazione. Si tratta degli ultimi attacchi
da parte degli insorti che, nelle ultime settimane, hanno intensificato i loro raid.
Uno dei colpi è caduto sull'edificio che ospita la nunziatura apostolica, ma non ha
causato vittime perchè in quel momento il nunzio era nella sua casa a qualche isolato
di distanza.
Somalia-pirateria E’ in preparazione da parte di Francia,
Stati Uniti e Gran Bretagna una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU
sulla lotta contro la pirateria al largo della Somalia. Nelle ultime settimane, le
acque somale sono diventate teatro di arrembaggi e rapimenti al fine di ottenere un
riscatto.
USA-primarie Hillary Clinton ha vinto le primarie democratiche
in Pennsylvania. Oltre 10 i punti di vantaggio sul suo rivale, Barak Obama, che resta
però sempre in testa per numero di Stati vinti, voti raccolti e soprattutto quota
di delegati. “Il vento sta cambiando”, ha detto l’ex first lady che incassa
un dato sufficiente a dare nuovo vigore alla sua corsa, ma che potrebbe non bastare
per la nomination alla Casa Bianca. Prossimo appuntamento è il 6 maggio nello
Stato dell'Indiana. Il servizio di Elena Molinari:
Hillary
Clinton si è aggiudicata le primarie della Pennsylvania. Un risultato, questo, previsto
ma importante, che consente alla ex first lady di rimanere in corsa per la Casa Bianca,
nonostante il suo rivale Barak Obama abbia incassato finora un numero maggiore di
delegati. La vittoria consente alla senatrice di accorciare sul rivale, ma non di
chiudere. Le offre, infatti, la soddisfazione di aver confermato la sua presa fra
alcune fette dell’elettorato democratico, come i bianchi delle città industriali e
delle campagne, gli operai, le donne e gli anziani. Profonde le divisioni fra i democratici:
un quarto dei sostenitori di Hillary Clinton ha detto, infatti, che se la loro candidata
non vincerà la nomination non voteranno per Obama a novembre. Non certo una
buona notizia per il partito, che spera di riprendersi la presidenza proprio entro
quella scadenza.
Iran-USA Parole infuocate
del presidente iraniano, Ahmadinejad, riguardo all’economia americana. “La crisi attuale
- ha detto durante un comizio - farà cadere gli Stati Uniti e la dignità della superpotenza
sarà distrutta”. “Per 50 anni - ha aggiunto - hanno aggredito e saccheggiato la ricchezza
delle nazioni oppresse, scaricando su di esse i loro problemi”. Poi sul nucleare,
il leader iraniano ha affermato che il suo Paese è pronto a discutere con chiunque,
senza però rinunciare al suo programma nucleare.
Iraq Proseguono
gli scontri a Sadr City, roccaforte del leader ribelle sciita Moqtada Al Sadr: 19
militanti sono stati uccisi in diverse operazioni condotte delle truppe irachene e
americane. Intanto, alcuni attacchi sono stati compiuti a Mossul: 3 i morti e 13 i
feriti.
Afghanistan Nuova escalation di violenza anche in
Afghanistan. Un kamikaze si è fatto esplodere in un mercato della città di Spin Boldak,
nella provincia di Kandahar, provocando la morte di 3 persone ed il ferimento di altre
14. L’attentato segue un altro attacco suicida compiuto nella provincia di Helmand,
nel quale sono morti due poliziotti.
Medio Oriente Lento ritorno
alla normalità a Gaza. Israele ha ripreso stamani le forniture di gasolio per l’unica
centrale elettrica della Striscia che rischiava di bloccare le proprie attività, dopo
la chiusura del terminal petrolifero di Nahal Oz, deciso in seguito all’attacco del
4 aprile scorso costato la vita a due israeliani. Nessun commento da parte dell’ufficio
politico di Olmert che, secondo fonti di stampa, sarebbe pronto a restituire alla
Siria le Alture occupate del Golanin cambio di pace. Siria e Israele sono
formalmente in stato di belligeranza dal 1948: le alture siriane del Golan sono state
occupate dallo Stato ebraico nel 1967 e nel 1981 sono state annesse a Tel Aviv.
Petrolio La
costante crescita del costo del petrolio, arrivato ormai sopra i 118 dollari al barile
sui mercati asiatici dopo aver quasi sfiorato ieri la soglia dei 120, provoca un forte
allarme tra i Paesi importatori. L’alto prezzo determinato dalle speculazioni finanziarie
e dal gioco della domanda e dell’offerta ha riaperto dunque il dibattito sull’utilizzo
di energie rinnovabili ed alternative al greggio, in primo luogo l’energia nucleare.
Stefano Leszczynski ha chiesto a Gaetano Cacciola, direttore dell’Istituto
tecnologie avanzate per l’energia del CNR, se effettivamente il ricorso al nucleare
possa incidere sui consumi di petrolio: R.
- Direi, anzitutto, che il nucleare ha come obiettivo essenziale la produzione di
energia elettrica quindi al fine di produrla, sicuramente, può dare un contributo.
Questo, in qualche modo, non è in linea con la riduzione dell’utilizzo del greggio,
perché ormai le nostre centrali vanno quasi tutte a gas. Fare quindi le centrali nucleari
significa importare meno gas - che è un fattore valido ai fini dell’autonomia della
gestione delle risorse - però non risolve del tutto il problema per quanto riguarda
la riduzione dei consumi petroliferi, perché comunque quelli sono legati essenzialmente
al settore dei trasporti.
D. - Come mai non si è ancora riusciti ad
investire sufficientemente o a sviluppare in maniera sufficientemente conveniente
le energie alternative?
R. - Per quanto riguarda
l’energia eolica, diciamo che in Italia, negli ultimi anni, ci sono state delle importanti
evoluzioni, nel senso che sono stati installati impianti attorno ai mille megawatt.
Sul solare fotovoltaico, con l’apertura del conto energia, si sta anche diffondendo
un certo fermento: se non realizzazioni pratiche, quanto meno delle progettazioni
che ci auguriamo si possano applicare nell’immediato.
D.
- Quindi, qualcosa di efficace si potrebbe immaginare per il futuro...
R.
- Sicuramente, anche perché c’è una chiara tendenza, motivata anche da esigenze di
carattere internazionale. L’Europa ha fatto la scelta di portare le fonti rinnovabili
ad un 20 per cento nell’arco di pochi anni e quindi ciò significa che ci deve essere
l’impegno da parte di tutte le nazioni per incrementare la propria quota di rinnovabili
fino a quel valore. Ciò significa investimenti, significa anche tariffazioni di energia
prodotta con rinnovabili agevolate. E questo si sta facendo.
Fiamma
olimpica-Australia Tappa in Australia per la fiaccola olimpica, che domani
sfilerà per le strade di Canberra. Ingenti le misure di sicurezza messe in atto dall’esecutivo,
vista l’annunciata presenza di manifestanti pro-Tibet. Grande attenzione anche in
Giappone, dove tra tre giorni giungerà la torcia dei Giochi. A Nagano, la staffetta
sarà sorvegliata da oltre 100 agenti, di cui cinque in tenuta speciale antisommossa,
con altri tre mila mobilitati ai margini del tragitto.
Italia-Alitalia La
Commissione Europea non ha rilasciato commenti sulla decisione italiana di concedere
un prestito ponte di 300 milioni di euro all’Alitalia. Bruxelles ha tuttavia reso
noto di non aver ricevuto alcuna notifica della misura. Intanto, il leader del Popolo
della Libertà, Silvio Berlusconi, intervenendo sulla vicenda della compagnia di bandiera
ha accusato i sindacati di aver fatto fallire la trattativa con Air France-KLM. Immediata
la risposta i sindacati di CGIL e CISL, per i quali si tratta solo di uno “scarico
di responsabilità”. Berlusconi ha anche annunciato che in futuro ci saranno “dolorose
riduzioni di personale”.
Cambogia-processo Prima udienza pubblica
del processo che vede imputato Khieu Samphan, capo dello Stato in Cambogia durante
il regime dei Khmer rossi tra il 1975 e il 1979. Oggi, Samphan è comparso davanti
al tribunale speciale patrocinato dall’ONU che lo accusa di crimini di guerra e contro
l’umanità. Durante quegli anni, vennero uccisi circa due milioni di cambogiani.(Panoramica
internazionale a cura di Benedetta Capelli)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 113 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.