Presentato il restauro della pala d'altare di Andrea Pozzo nella Chiesa del Gesù a
Roma
Il fascino, la meraviglia e la scenografia del barocco rivivono nella Chiesa del Gesù
a Roma. Ieri, in occasione della festa di Maria Mater Societatis in cui si ricorda
la nascita canonica della compagnia di Gesù, nel 1541, si è svolta la presentazione
del restauro della pala d’altare con la missione di Sant’Ignazio e il ripristino della
macchina per la movimentazione della tela di fratel Andrea Pozzo. Nel pomeriggio la
Messa presieduta dall’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente della Pontificia Commissione
per i Beni Culturali della Chiesa. Chiunque potrà ammirare tra suoni e luci la macchina
barocca dell’altare di Sant’Ignazio ogni giorno alle 17.30 nella Chiesa del Gesù.
Paolo Ondarza ha intervistato padre Massimo Taggi, rettore della Chiesa
del Gesù.
(musica)
R.
– E’ unico quello che restauriamo ... la macchina, è una specie di cinematografo,
per l’epoca, e che aveva tutto un carattere didattico e quindi c’è la tela del Pozzo
che fa vedere la missione che riceve Sant’Ignazio e poi, quando si scopre la statua,
Sant’Ignazio che ha compiuto il suo servizio ed entra nella gloria.
D.
– La presentazione del restauro coincide con la celebrazione della festa di “Maria
Mater societatis” ...
R. – E’ praticamente il giorno
della nascita effettiva della Compagnia di Gesù: il 22 aprile del 1541. Facendo i
primi voti nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, Ignazio e i compagni costituiscono
il primo nucleo della Compagnia.
D. – Cosa voleva
comunicare fratel Andrea Pozzo con questo quadro?
R.
– Voleva comunicare la vocazione e la missione di Sant’Ignazio. Nel quadro si vede
Ignazio che riceve questo mandato. Fratel Pozzo era un gesuita e quindi fa riferimento
agli esercizi spirituali.
D. – Da allora sono passati
secoli. Oggi, comunica ancora, questa tela?
R. –
Certamente comunica: le cose classiche comunicano sempre. Però, non è lo stesso modo
in cui viene percepita dalla gente di quel tempo e quella di oggi. Ecco perché noi
ci siamo azzardati di fare tutta una illuminazione artistica che a quei tempi era
impensabile, che però consente ai visitatori di oggi di gustare l’opera d’arte.
D.
– Inoltre, qui siamo in un tempio e all’arte si unisce il fascino del sacro e della
preghiera ...
R. – E’ vero, sì. Molta gente viene
qui anche per attività che stanno a cavallo tra la cultura e la preghiera. Una chiesa
come questa, che è di alcuni secoli fa, attira in continuazione flussi di fedeli,
di turisti, di scolaresche, di studenti ... Proprio una delle cose che cerchiamo di
promuovere è di lanciare un messaggio attraverso la cultura, però parlare – in fondo
– anche della realtà della fede.