2008-04-23 15:27:43

Presentato il restauro della pala d'altare di Andrea Pozzo nella Chiesa del Gesù a Roma


Il fascino, la meraviglia e la scenografia del barocco rivivono nella Chiesa del Gesù a Roma. Ieri, in occasione della festa di Maria Mater Societatis in cui si ricorda la nascita canonica della compagnia di Gesù, nel 1541, si è svolta la presentazione del restauro della pala d’altare con la missione di Sant’Ignazio e il ripristino della macchina per la movimentazione della tela di fratel Andrea Pozzo. Nel pomeriggio la Messa presieduta dall’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa. Chiunque potrà ammirare tra suoni e luci la macchina barocca dell’altare di Sant’Ignazio ogni giorno alle 17.30 nella Chiesa del Gesù. Paolo Ondarza ha intervistato padre Massimo Taggi, rettore della Chiesa del Gesù.RealAudioMP3

(musica)

 
R. – E’ unico quello che restauriamo ... la macchina, è una specie di cinematografo, per l’epoca, e che aveva tutto un carattere didattico e quindi c’è la tela del Pozzo che fa vedere la missione che riceve Sant’Ignazio e poi, quando si scopre la statua, Sant’Ignazio che ha compiuto il suo servizio ed entra nella gloria.

 
D. – La presentazione del restauro coincide con la celebrazione della festa di “Maria Mater societatis” ...

 
R. – E’ praticamente il giorno della nascita effettiva della Compagnia di Gesù: il 22 aprile del 1541. Facendo i primi voti nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, Ignazio e i compagni costituiscono il primo nucleo della Compagnia.

 
D. – Cosa voleva comunicare fratel Andrea Pozzo con questo quadro?

 
R. – Voleva comunicare la vocazione e la missione di Sant’Ignazio. Nel quadro si vede Ignazio che riceve questo mandato. Fratel Pozzo era un gesuita e quindi fa riferimento agli esercizi spirituali.

 
D. – Da allora sono passati secoli. Oggi, comunica ancora, questa tela?

 
R. – Certamente comunica: le cose classiche comunicano sempre. Però, non è lo stesso modo in cui viene percepita dalla gente di quel tempo e quella di oggi. Ecco perché noi ci siamo azzardati di fare tutta una illuminazione artistica che a quei tempi era impensabile, che però consente ai visitatori di oggi di gustare l’opera d’arte.

 
D. – Inoltre, qui siamo in un tempio e all’arte si unisce il fascino del sacro e della preghiera ...

 
R. – E’ vero, sì. Molta gente viene qui anche per attività che stanno a cavallo tra la cultura e la preghiera. Una chiesa come questa, che è di alcuni secoli fa, attira in continuazione flussi di fedeli, di turisti, di scolaresche, di studenti ... Proprio una delle cose che cerchiamo di promuovere è di lanciare un messaggio attraverso la cultura, però parlare – in fondo – anche della realtà della fede.

 
(canto)







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