2008-04-23 14:30:24

Cile: forte appello al dialogo dei vescovi, nel conflitto che coinvolge il settore minerario


I Vescovi cattolici delle regioni dove sono maggiormente sviluppate le attività estrattive della prima impresa del Paese e dove da alcuni giorni è in corso un conflitto, hanno pubblicato una dichiarazione intitolata “Le strade della pace”. Dal testo ripreso dall'Agenzia Fides, emerge la loro profonda preoccupazione “per questa nuova situazione di conflittualità lavorativa e di mobilitazione sociale, seguite da atti di violenza contro i beni e le persone” e lanciano un appello a trovare alternative alla violenza nel conflitto in corso nel settore del rame. Da sette giorni, i lavoratori delle imprese appaltatrici di Codelco (Corporazione Nazionale del Rame), sono in sciopero; questa situazione presuppone una perdita giornaliera di 10 milioni di dollari, secondo quanto dichiarato dal Presidente esecutivo della compagnia che produce ogni anno circa 1,6 milioni di tonnellate di rame. I lavoratori subappaltati hanno sospeso le loro attività il 16 aprile scorso, per chiedere il rispetto degli accordi lavorativi raggiunti lo scorso anno a seguito di uno sciopero di 37 giorni, che a quel tempo causò perdite per oltre 100 milioni di dollari al settore minerario statale. I Vescovi delle città interessate si sono mostrati disposti a mediare nel conflitto tra i lavoratori subappaltati e Codelco, a patto che termini la violenza e si dia adempimento agli accordi raggiunti nell’agosto 2007. Dal canto loro, gli impresari hanno manifestato preoccupazione per la forte presa di posizione del movimento dei subappaltati nel settore minerario e hanno chiesto al Governo di intervenire per evitare simili manifestazioni anche nelle miniere private. I Vescovi hanno ribadito ancora una volta che “la violenza non costituisce mai una risposta giusta” perché “è un male ed è indegna dell’uomo”. “I recenti fatti di violenza devono essere respinti da tutta la comunità”, continua il comunicato, perché “c’è una grande maggioranza di lavoratori che desiderano lavorare e che sono ostacolati nel farlo per non mettere a rischio la loro integrità fisica e le loro vite. Alcune città del Nord sono praticamente sotto assedio”. In realtà, continuano i Vescovi, il vero problema di fondo, in Cile, nel settore lavorativo “sono gli immensi squilibri economici e sociali esistenti, che devono essere affrontati secondo una giusta gerarchia di valori e collocando al primo posto la dignità della persona che lavora”. (R.P.)







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