Cile: forte appello al dialogo dei vescovi, nel conflitto che coinvolge il settore
minerario
I Vescovi cattolici delle regioni dove sono maggiormente sviluppate le attività estrattive
della prima impresa del Paese e dove da alcuni giorni è in corso un conflitto, hanno
pubblicato una dichiarazione intitolata “Le strade della pace”. Dal testo ripreso
dall'Agenzia Fides, emerge la loro profonda preoccupazione “per questa nuova situazione
di conflittualità lavorativa e di mobilitazione sociale, seguite da atti di violenza
contro i beni e le persone” e lanciano un appello a trovare alternative alla violenza
nel conflitto in corso nel settore del rame. Da sette giorni, i lavoratori delle imprese
appaltatrici di Codelco (Corporazione Nazionale del Rame), sono in sciopero; questa
situazione presuppone una perdita giornaliera di 10 milioni di dollari, secondo quanto
dichiarato dal Presidente esecutivo della compagnia che produce ogni anno circa 1,6
milioni di tonnellate di rame. I lavoratori subappaltati hanno sospeso le loro attività
il 16 aprile scorso, per chiedere il rispetto degli accordi lavorativi raggiunti lo
scorso anno a seguito di uno sciopero di 37 giorni, che a quel tempo causò perdite
per oltre 100 milioni di dollari al settore minerario statale. I Vescovi delle città
interessate si sono mostrati disposti a mediare nel conflitto tra i lavoratori subappaltati
e Codelco, a patto che termini la violenza e si dia adempimento agli accordi raggiunti
nell’agosto 2007. Dal canto loro, gli impresari hanno manifestato preoccupazione per
la forte presa di posizione del movimento dei subappaltati nel settore minerario e
hanno chiesto al Governo di intervenire per evitare simili manifestazioni anche nelle
miniere private. I Vescovi hanno ribadito ancora una volta che “la violenza non costituisce
mai una risposta giusta” perché “è un male ed è indegna dell’uomo”. “I recenti fatti
di violenza devono essere respinti da tutta la comunità”, continua il comunicato,
perché “c’è una grande maggioranza di lavoratori che desiderano lavorare e che sono
ostacolati nel farlo per non mettere a rischio la loro integrità fisica e le loro
vite. Alcune città del Nord sono praticamente sotto assedio”. In realtà, continuano
i Vescovi, il vero problema di fondo, in Cile, nel settore lavorativo “sono gli immensi
squilibri economici e sociali esistenti, che devono essere affrontati secondo una
giusta gerarchia di valori e collocando al primo posto la dignità della persona che
lavora”. (R.P.)