Il Papa negli USA, occasione per ridefinire l'identità dei cattolici americani: interviste
con l'arcivescovo di Washington, il nunzio apostolico e un parroco della capitale
"Rendere una gioiosa testimonianza a Cristo nostra speranza". E' una delle frasi con
le quali Benedetto XVI si è congedato domenica sera dagli Stati Uniti, al termine
di un viaggio apostolico che ha lasciato un profondo segno nella coscienza della Chiesa
del Paese. La sincerità e la chiarezza dei toni usati dal Pontefice per denunciarne
i mali, ma soprattutto l'incessante invito a proseguire oltre, nel segno di un Vangelo
riscoperto e riannunciato in tutti i settori della vita civile, hanno ridefinito con
forza l'identità del cattolicesimo all'interno della cosmopolita società americana.
Un soggiorno, quello del Papa, che ha suscitato entusiasmo e catturato progressivamente
anche l'attenzione dei media più critici, come testimonia l'arcivescovo di Washington,
mons. Donald Wuerl, intervistato da Tracey McLure, della redazione inglese
della nostra emittente:
R. -
I think the media were surprised at the warmth of the reception of the Holy Father… Credo
che i media siano rimasti sorpresi per il calore con cui è stato accolto il Santo
Padre, per l’affetto spontaneo nei suoi riguardi, per la facilità con cui egli ha
saputo creare un contatto con le folle venute ad incontrarlo. Il Santo Padre comunica
il suo calore e la sua attenzione e la sua preoccupazione per noi in un modo unico,
e questo è stato palese nel corso di tutta la sua visita.
D.
- Praticamente in ogni incontro pubblico, il Santo Padre ha menzionato la sofferenza
della Chiesa statunitense causata dalla vicenda degli abusi sessuali, come anche la
necessità di purificazione e guarigione. L’ha sorpresa il fatto che il Papa abbia
posto tanta enfasi su questo problema, nei suoi discorsi?
R.
- I think that we all anticipated that the Holy Father would speak to this issue… Lo
avevamo detto che il Santo Padre avrebbe parlato di questo, ed è stata una benedizione
che l’abbia fatto. La sorpresa, forse, sta nel fatto che se ne sia parlato così spesso.
Ma poi c’è da dire che il Santo Padre ne ha parlato prima ai media, poi ai vescovi
e quindi ai fedeli tutti, poi ancora in un incontro con i sacerdoti. Penso che abbia
voluto parlare con ciascuna categoria per dire sostanzialmente due cose: per dire
che dobbiamo continuare a cercare le vittime e ad aiutarle a “guarire”, e che dobbiamo
essere vigili affinché questo non possa mai più accadere.
D.
- Nel radiomessaggio preparato prima della visita pastorale, il Papa aveva detto che
sarebbe andato negli Stati Uniti per confermare i fratelli e le sorelle di quel Paese
nella fede. Poi, ha concluso questo viaggio dicendo: “Direi piuttosto che i cattolici
americani stanno confermando me nella mia fede”. Cosa dice questo dell’impressione
che il Santo Padre ha ricevuto da questo viaggio e dalla Chiesa statunitense?
R.
- I think that’s one of the really beautiful aspects of this whole experience... Credo
che questo sia uno degli aspetti più belli di tutta l'esperienza della visita apostolica
del Papa negli Stati Uniti. Noi avevamo detto che egli sarebbe venuto per confermarci
nella fede e che sarebbe stato con noi anche per presentarci delle sfide: non si trattava
infatti solo di “confermarci”, ma anche di metterci davanti alla sfida di vivere,
di testimoniare la nostra fede. E questo lui l’ha fatto. E credo anche che gli abbia
fatto piacere rendersi conto che la fede è così salda. Più volte, l'ho sentito constatare
quanto salda fosse la fede che veniva testimoniata davanti a lui, durante la sua visita.
Ecco, è stato un percorso a doppio senso: il Santo Padre è venuto a confermare noi
e noi, davanti a lui, abbiamo confermato di essere una Chiesa forte, vibrante e fedele.
Dall'arcivescovo
di Washington a uno dei parroci della capitale americana, padre Lidio Tomasi,
responsabile della parrocchia "Holy Rosary Church", una delle comunità ecclesiali
di riferimento degli italiani a Washington. Il sacerdote racconta, al microfono di
Fabio Colagrande, le impressioni suscitategli dalla visita di Benedetto XVI:
R. -
E’ stata un grande successo. E’ stata una iniezione di spiritualità. La Chiesa di
Washington ne aveva veramente bisogno. Il Santo Padre è stato molto apprezzato proprio
perchè ha dato questa apertura e questa speranza e ha fatto vedere quanto rilevante
sia la fede cattolica anche nella vita pubblica americana. Il Papa ha anche lanciato
delle sfide ai vescovi, ai pastori, ai parroci affinché accolgano i nuovi cattolici
che arrivano in gran parte dall’America Latina e che hanno bisogno di essere accolti,
rispettati e riconosciuti nella loro cultura, così che possano essere realmente integrati
nella famiglia cristiana degli Stati Uniti.
D. Padre
Lidio, lei crede che questa visita abbia cambiato un po’ anche l’idea che la popolazione
americana, e non solo i cattolici, aveva del Pontefice e della Chiesa?
R.
- Penso di sì, perchè è stato un evento straordinario e preparato molto bene. Sfortunatamente,
però, devo aggiungere che la stampa laica ha un po' coperto unilateralmente l’evento,
dando ampio risalto alla vicenda dei pedofili e tralasciando gli altri valori richiamati
dal Papa durante il suo viaggio negli Stati Uniti.
Così
come mons. Wuerl, anche il nunzio apostolico negli Stati Uniti, l'arcivescovo Pietro
Sambi, si sofferma a parlare della vivacità spirituale che anima la Chiesa americana
e che gli scandali del passato avevano messo in ombra. Ascoltiamo il presule nell'intervista
del nostro inviato negli Stati Uniti, Pietro Cocco:
R.
- Probabilmente la Chiesa cattolica americana non è sufficientemente conosciuta. La
Chiesa americana è più viva di quanto si pensi. L’immagine che è passata nel mondo
è quasi esclusivamente quella degli scandali sessuali. Cosa orribile, cosa da condannare,
cosa da rimediare con la più grande energia. Ma c’è tanta attenzione ai poveri nella
Chiesa americana, c’è tanta attenzione agli anziani, c’è tanta attenzione agli handicappati,
c’è tanta attenzione all’annunzio del Vangelo. Questa è la forza della Chiesa degli
Stati Uniti.
D. – Per quanto riguarda proprio l’invito
che il Papa ha rivolto alla Chiesa americana, ai giovani anche, che ha incontrato
al seminario di St. Joseph, a portare avanti proprio questa tradizione così ricca
dell’annuncio del Vangelo e della solidarietà, che riflessi può avere anche a livello
politico questo invito e anche questo desiderio che ci sia una collaborazione nella
costruzione di un futuro migliore?
R. – Considero
che la visita del Santo Padre negli Stati Uniti in questo momento sia provvidenziale.
E’ come un’iniezione a tutta la Chiesa negli Stati Uniti: un’iniezione di identità,
un’iniezione di coraggio e un’iniezione per costruire un avvenire più in conformità
con il Vangelo. Il Papa si è trasformato di fronte alla presenza di questi seminaristi
e di questi giovani. E’ stato molto bello che l’incontro con i giovani sia avvenuto
nel seminario di New York. Le vocazioni sono in ripresa, non solo come numero, sono
in ripresa come qualità. I cattolici negli Stati Uniti avevano perso un poco, se così
si può dire, l’orgoglio di essere cattolici. Credo che con la visita del Santo Padre
saranno di nuovo orgogliosi di essere cattolici. Spero e lavorerò perché questa visita
del Santo Padre significhi un girare pagina e un cominciare una nuova pagina di una
Chiesa fedele a Gesù Cristo e fedele alla sua missione di servizio al popolo americano
tutto intero, specialmente a chi non ha voce e a chi è più abbandonato.