Un viaggio indimenticabile nel segno della speranza e dell’amicizia: il saluto
del Papa al popolo americano, nella cerimonia di congedo all’aeroporto JFK di New
York
Un viaggio memorabile, ricco di esperienze indimenticabili come la visita alle Nazioni
Unite e la preghiera a Ground Zero: Benedetto XVI ha indicato i momenti forti del
suo viaggio apostolico negli Stati Uniti nella cerimonia di congedo all’aeroporto
JFK di New York. Evento contraddistinto da quell’entusiasmo che ha accompagnato la
visita del Papa in terra americana fin dalle sue battute iniziali. A salutare il Papa,
infatti, oltre al vicepresidente Dick Cheney, l’ex presidente Bill Clinton e la moglie
Hillary, senatrice di New York, c’erano anche ben cinquemila fedeli della diocesi
di Brooklyn, il quartiere popolare newyorkese dove si trova l’aeroporto. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
(Canti)
Gli
americani hanno voluto mostrare il proprio affetto per Benedetto XVI fino agli ultimi
istanti di presenza del Papa nella propria terra. L’entusiasmo festoso di 5 mila fedeli
di Brooklyn ha fatto da sfondo alla cerimonia di congedo nella quale il vicepresidente
Cheney ha ringraziato il Pontefice per aver portato agli Stati Uniti un messaggio
di pace, giustizia e libertà e, ancora, di speranza e salvezza.
(Applausi)
L’arrivo
del Papa all’hangar è stato accolto da un applauso fragoroso e insistito quasi a voler
prolungare la permanenza del Santo Padre in mezzo a loro. Benedetto XVI ha ringraziato
quanti si sono impegnati per la riuscita di questo viaggio e per la “gentile accoglienza”
riservatagli a Washington e New York:
“It has
been a joy for me to witness…” “E’ stata per me una gioia essere testimone
della fede e della devozione della comunità cattolica in questa nazione”, ha detto
il Papa. Ed ha definito “incoraggiante” l’incontro con “i rappresentanti delle altre
comunità cristiane e delle altre religioni”. Il Papa ha ringraziato il presidente
Bush e le autorità civili ed ha rinnovato gli auguri alle diocesi di Baltimora, New
York, Boston, Philadelphia e Louisville per il loro anno giubilare. Ricordando gli
incontri con le diverse realtà della Chiesa americana, ha esortato i fedeli a “rendere
una gioiosa testimonianza a Cristo nostra speranza”. Si è poi soffermato sui due avvenimenti
simbolicamente più forti della visita:
“One of
the high-points of my visit was the opportunity…” “Uno dei momenti più
significativi della mia visita – ha affermato – è stata l’opportunità” di parlare
alle Nazioni Unite. A sessant’anni dall’approvazione della Dichiarazione universale
dei diritti dell’Uomo, ha ringraziato l’ONU per quanto “è riuscita a compiere per
difendere e promuovere i diritti fondamentali” di ogni essere umano ed ha incoraggiato
“tutti gli uomini di buona volontà a continuare ad adoperarsi senza stancarsi per
promuovere la giusta e pacifica coesistenza tra i popoli e le nazioni”:
“My
visit this morning to Ground Zero will remain…” La visita a Ground Zero,
ha confidato il Papa, “rimarrà profondamente impressa nella mia memoria, mentre continuerò
a pregare per coloro che perirono e per tutti coloro che soffrono per le conseguenze
della tragedia” dell’11 settembre. Ha così assicurato le sue preghiere affinché negli
Stati Uniti e in tutto il mondo “il futuro porti maggiore fraternità e solidarietà,
un accresciuto reciproco rispetto e una rinnovata fiducia” in Dio. Infine, la benedizione
con quella formula tanto cara al popolo americano: