Paraguay: eletto presidente Fernando Lugo, leader dell'opposizione di centrosinistra
Il Paraguay volta pagina. Dopo 61 anni al potere, il Partito Colorado ha perso le
elezioni di ieri per il rinnovo del presidente del Paese e dei due rami del parlamento.
Con oltre 10 punti di vantaggio, la vittoria è andata a Fernando Lugo, vescovo emerito
di San Paolo, sospeso “a divinis” oltre un anno fa. Lugo, 56 anni, era a capo di una
coalizione di centro-sinistra. “Costruiremo la democrazia insieme” ha promesso il
presidente eletto che assumerà la presidenza del Paraguay il prossimo 15 agosto.
Sul voto Benedetta Capelli ha raccolto il commento di Luis Badilla esperto
dell’America Latina della nostra emittente:
R. -
La prima cosa che mi sembra giusto sottolineare è che Lugo ha vinto con una percentuale
molto superiore rispetto a quanto dicevano i sondaggi. Questo dà più forza alla sua
vittoria insieme al fatto che, da una prima analisi del voto, pare che abbia avuto
un sostegno abbastanza trasversale. Così lui ha, per così dire, messo a segno una
prima importante conquista: ha sbaragliato un regime politico che durava da 61 anni,
quello più longevo al mondo. Ma questo è il suo problema principale perché l’opposizione
rappresenta il 53 per cento, la signora Bianca Olevar e il generale Lino Oviedo,
entrambi della destra, rappresentano quasi la metà del Paese.
D. – Si
può pensare ad una maggioranza allargata?
R. – No,
io la escluderei assolutamente, non mi sembra possibile perché la distanza politica
e il clima elettorale molto polemico, duro, che c’è stato secondo me durerà ancora
per molto tempo. Di fatto qualsiasi intesa con queste due forze nel Parlamento sia
con il Partito Colorado sconfitto sia con il generale Oviedo, esponente dell’estrema
destra paraguayana, è bloccata.
D. – Abbiamo parlato
del Partito Colorado: ha tentato la carta della candidatura di una donna, sarebbe
stata un’altra donna presidente in un America Latina che già ne conta altre due. Che
cosa non ha funzionato in questo partito, perché non ha ottenuto quel consenso che
sempre c’era stato?
R. – Diciamo che la candidatura della signora Olevar
è stata una buona candidatura perché, tutto sommato, ha raggiunto oltre il 30 per
cento dei voti. Poi cos’altro non ha funzionato? Non ha funzionato che questo Paese
è all’estremo dal punto di vista economico e sociale e questo partito da moltissimi
anni dice molte parole ma fa pochi fatti.
D. – Per
quanto riguarda Lugo, dal 2006 ad oggi, è riuscito a trovare intorno a sé un consenso
molto ampio e addirittura ad arrivare alla presidenza. Quali sono stati gli elementi
di forza?
R. – Lui ha saputo intercettare il disagio
di questo Paese che dura da parecchio tempo, il malumore dei cittadini che da troppo
tempo chiedono che vengano rispettati i loro diritti economici, sociali, ecc. Lui
ha saputo interpretare questo ed ha aggiunto un elemento che secondo me è fondamentale
in questo Paese, soprattutto in questi ultimi anni: l’elemento della speranza. Il
suo linguaggio, le sue proposte hanno puntato sempre a dire: “Guardate, ce la possiamo
fare! Basta impegnarsi! Meno lotte politiche, meno polemiche, meno odio fra noi, più
unità e mettiamoci insieme perché c’è un bene comune da portare avanti per il bene
di tutti".
D. – A livello internazionale sono già
ipotizzabili quelle alleanze con quei Paesi che in America Latina hanno già scelto
il centrosinistra?
R. – Io sono convinto, da quanto mi
risulta, avendo letto il programma di Lugo e molte sue dichiarazioni, che lui assumerà,
nel campo internazionale latino-americano, una posizione più vicina a quella della
signora Bachelet in Cile. Eviterà qualsiasi asse politico con Morales in Bolivia o
con Chavez in Venezuela, cosa che so temono in moltissimi.