Il Papa alla Messa conclusiva di New York: la libertà fondata sulla legge del Vangelo
sia il segno distintivo dell'America di oggi e di domani, più forte delle avversità
e degli scandali
Gli americani non perdano mai la fiducia, nonostante avversità e scandali, ma cerchino
il Regno di Dio nel quotidiano della vita, obbedendo alla legge dell’amore. E’ la
consegna che Benedetto XVI ha lasciato alla Chiesa e a tutti gli Stati Uniti, nell’ultima
liturgia eucaristica presieduta ieri pomeriggio allo Yankee Stadium di New York, davanti
a decine di migliaia di persone entusiaste e commosse, che festeggiavano con il Papa
i 200 anni dell’elevazione a sede metropolitana dell’arcidiocesi di Baltimora e della
contemporanea nascita delle sedi di New York, Boston, Filadelfia e Louisville. La
cronaca, nel servizio di Alessandro De Carolis:
“Most
Holy Father, welcome… Caro Santo Padre, benvenuto a New York!” (applausi)
Quando
il cardinale Edward Egan, arcivescovo di New York, saluta il Papa a nome della Chiesa
della metropoli, l’applauso dei sessantamila fedeli esplode nello Yankee Stadium con
la stessa intensità del tripudio che da oltre 80 anni accompagna, in quello storico
catino, le imprese del baseball newyorkese. Ma non è una patinata star dello sport
quella che si mostra sull’altare allestito nello stadio, ma l’uomo che poche ore prima
ha commosso l’America inginocchiandosi in silenzio nel cratere aperto sei anni e mezzo
fa nel cuore della metropoli da un odio folle.
(canto)
Benedetto
XVI aveva invitato poco prima a superare quell’odio. Ora, nella Messa che chiude il
suo ottavo viaggio apostolico, il Papa risponde al cardinale Egan - e ai cristiani
che parlano attraverso la sua voce - con un nuovo invito alla quella “grande speranza
che - dice - dà significato a tutte le altre speranze” della vita. E lo fa con la
stessa chiarezza con la quale, nei giorni precedenti, aveva denunciato i mali che
hanno sporcato la faccia della Chiesa statunitense. Chiarezza che, in questa sede,
si traduce in un impegno senza sconti: impegno di obbedienza alla fede e all’autorità
fondata sugli Apostoli e sui vescovi:
“Authority”…
“obedience”. To be frank, these are not… ‘Autorità’… ’obbedienza’. Ad
essere franchi, queste non sono parole facili da pronunciare oggi. Parole come queste
rappresentano una ‘pietra d’inciampo’ per molti nostri contemporanei, specie in una
società che giustamente dà grande valore alla libertà personale (…) La vera libertà
fiorisce quando ci allontaniamo dal giogo del peccato, che annebbia le nostre percezioni
e indebolisce la nostra determinazione, e vede la fonte della nostra felicità definitiva
in lui, che è amore infinito, libertà infinita, vita senza fine”. E’
questo tipo di libertà che, insiste ancora il Papa, deve innervare un valore pur sentito,
centrale e difeso lungo tutta la storia degli Stati Uniti, che ha permesso di trasformare
l’America in una “terra di opportunità” per milioni di emigranti. E riconoscendo l’importanza
dei 200 anni di evangelizzazione e di radicamento ecclesiale festeggiati, durante
la Messa, dalle sedi di New York, Boston, Filadelfia, Louisville e della sede madre
di Baltimora, Benedetto XVI ha aggiunto:
“In
this land of religious liberty… In questa terra di libertà religiosa
i cattolici hanno trovato non soltanto la libertà di praticare la propria fede ma
anche di partecipare pienamente alla vita civile, recando con sé le proprie convinzioni
morali nella pubblica arena, cooperando con i vicini nel forgiare una vibrante società
democratica. La celebrazione odierna è più che un’occasione di gratitudine per le
grazie ricevute: è un richiamo a proseguire in avanti con ferma determinazione ad
usare saggiamente delle benedizioni della libertà, per edificare un futuro di speranza
per le generazioni future”.
Proprio ai “giovani
uomini e donne d’America” il Papa dedica gli ultimi pensieri dell’omelia, invitandoli
- anche in lingua spagnola - a “seguire le orme di Cristo”. Il modo in cui farlo lo
ha delineato poco prima quando - quasi in contrapposizione al luogo fisico prodotto
dall’odio, Ground Zero - Benedetto XVI ha incoraggiato gli americani a “creare
nuovi luoghi di speranza”, pregando con le parole del Padre Nostro: “Venga il tuo
Regno”. “Pregare con fervore per la venuta del Regno", ha affermato:
“It
means facing the challenges of present and future… Vuol dire affrontare
le sfide del presente e del futuro fiduciosi nella vittoria di Cristo ed impegnandosi
per l’avanzamento del suo Regno. Questo significa non perdere la fiducia di fronte
a resistenze, avversità, e scandali. Significa superare ogni separazione tra fede
e vita, opponendosi ai falsi vangeli di libertà e di felicità. Vuol dire inoltre respingere
la falsa dicotomia tra fede e vita politica (…) Ciò vuol dire agire per arricchire
la società e la cultura americane della bellezza e della verità del Vangelo, mai perdendo
di vista quella grande speranza che dà significato e valore a tutte le altre speranze
che ispirano la nostra vita”.