Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale López Trujillo
Si svolgeranno mercoledì prossimo alle 11.00 nella Basilica Vaticana le esequie del
cardinale colombiano Alfonso López Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per
la famiglia, morto sabato scorso a Roma dopo una breve malattia all’età di 72 anni.
La Santa Messa sarà celebrata dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio.
Al termine del rito, la Liturgia esequiale sarà presieduta da Benedetto XVI che terrà
l’omelia e il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. Il Papa, che già ieri
a New York aveva espresso il suo dolore, appena appresa la notizia, in un telegramma
inviato ai familiari del porporato, ha definito il cardinale López Trujillo un “instancabile
pastore” che si è “generosamente” speso “al servizio della Chiesa e del Vangelo della
vita” e per “la nobile causa della promozione del matrimonio e della famiglia cristiana”.
Ma ascoltiamo la testimonianza di un suo stretto collaboratore, mons. Gregorio
Kaszak, segretario del Pontificio Consiglio per la famiglia, intervistato da Stanislaw
Tasiemski:
R. -
Per volontà di Sua Santità Giovanni Paolo II, ha preso questo incarico alla guida
del dicastero per la famiglia e l’ha preso sul serio, ha lavorato tantissimo. Era
un cardinale molto intelligente, era un cardinale ben informato su tutte le problematiche
che riguardavano la famiglia, il matrimonio ma anche la vita perché lui sempre sottolineava:
“Guarda che la vita, la trasmissione della vita, appartiene alla famiglia. Se portiamo
la vita umana fuori dalla famiglia, il mondo è finito”. Era un uomo che lavorava tanto:
talora mi faceva vedere i documenti che doveva leggere e diceva: “Vedi questa montagna
di carte? Io entro domani o dopodomani, devo leggerle, però, per fortuna, di notte
non dormo allora leggo o scrivo. E veramente la mattina successiva, nell’ufficio,
ci portava i suoi testi scritti di proprio pugno, a mano, e noi preparavamo questi
testi. Dunque era un uomo non soltanto che aveva grande conoscenza ma questa conoscenza,
questi talenti, queste doti che il Signore gli aveva dato, le ha utilizzate con tutta
la sua forza per il bene del matrimonio, della famiglia e della vita. Era un uomo
che sapeva combattere, che si impegnava per la verità, che non aveva paura degli avversari
perché diceva che "la verità è più forte, non dobbiamo avere paura di manifestarla,
di presentarla anche a coloro che non la condividono". Aveva l’idea che si dovrebbe
avere un dialogo con i politici, con i legislatori e non soltanto quelli cattolici
ma anche gli altri perché, diceva, che si trattava del bene comune; "quando parliamo
della famiglia, quando parliamo del matrimonio - diceva - si tratta del bene di tutti,
di tutta la società. Non esiste la società, non esiste neanche il futuro del mondo,
senza il matrimonio e la famiglia”. Era convinto di questo e veramente ha impegnato
tutte le sue forze proprio per difendere la vita, l’istituzione matrimoniale e familiare.