“Cristo nostra Speranza”: il tema del viaggio apostolico negli USA di Benedetto XVI
ha contraddistinto ogni incontro del Papa anche il momento simbolicamente più forte
del viaggio, la visita del Santo Padre a Ground Zero. Il commento ed un primo bilancio
di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, raggiunto
telefonicamente a New York da Massimiliano Menichetti:
R.
– Certamente la speranza è la grande chiave di lettura di questo viaggio del Papa
in America. Ed anche se c’è questo momento (a Ground Zero n.d.r.) di grande intensità
che evoca tragedie terribili, va letto nella chiave della speranza, del risanamento.
Siamo stati in un luogo simbolo dell’odio, di un odio incomprensibile, di un odio
misterioso, tanto è grande e tanto è negatore della dignità della vita umana. Però,
è anche un luogo che ricorda molta solidarietà, che ricorda l’impegno per cercare
di salvare coloro che erano colpiti da questa tragedia. Un luogo dove tanti hanno
sacrificato la vita per gli altri. Un luogo quindi dove si cerca di ritrovare il fondamento:
Ground Zero vuol dire che si ritorna a costruire sulla roccia su cui sono costruiti
tutti i grattacieli di Manhattan e su questi si vuole ritornare a costruire per andare
in alto. Io penso che sia veramente un segno che si colloca all’interno di un viaggio
di speranza e in cui si vuole dire: “C’è stato un grande odio, ma noi possiamo ricostruire
sull’amore, sulla comprensione reciproca, e sui dei valori comuni che sono più forte
della morte”.
D. – Le immagini del Papa a Ground
Zero sono state molto toccanti: le note delle cornamuse, il suono del violoncello,
ma soprattutto il silenzio e la preghiera. È sembrato, ed è stato, uno stacco netto
rispetto al bagno di folla sulla Quinta Strada o rispetto agli applausi rispettosi
alle Nazioni Unite. Cosa si è respirato, dunque, a Ground Zero?
R.
– Il silenzio e la preghiera erano effettivamente il clima appropriato per vivere
questo momento. E noi sappiamo che, però, spiritualmente, anche attraverso i mass
media, moltissime persone erano presenti ed hanno vissuto con uguale rispetto ed emozione
questo momento. Lo scenario era quello corretto della preghiera, del rispetto di fronte
ad un mistero e di fronte anche alla grandezza del dolore dell’Uomo, ma era anche
un punto di incontro spirituale di tutta l’umanità. Anche se è sembrato il momento
più silenzioso e riservato, credo che sia stato probabilmente il momento più seguito
di questo viaggio.
D. – Domani si traccerà il bilancio
di questo Viaggio Apostolico, ma già oggi possiamo delineare alcuni punti centrali
di questa visita…
R. – Sì. Mi sembra che sia evidente
che il viaggio ha raggiunto, in modo e in misura quasi inaspettati, le sue finalità:
l’incontro tra il Papa ed il popolo americano come incontro di amicizia, di rispetto,
di riconoscimento delle caratteristiche positive di questo popolo e della sua vocazione
di servizio anche all’umanità intera. Ed è stato raggiunto anche lo scopo dell’incoraggiamento
alla Chiesa cattolica americana, che ha vissuto i suoi periodi difficili, anche in
seguito ai noti scandali degli anni recenti, ma che è stata proiettata dal Papa con
fiducia verso il futuro, al di là di questo dolore degli anni appena passati, facendo
quindi dell’esperienza triste e dolorosa del peccato anche un punto di partenza per
una rinnovata responsabilità e per una grande speranza di poter ridare, con pieno
entusiasmo, il proprio contributo alla società americana - un contributo di carattere
educativo, di carattere pastorale, di carattere spirituale - con piena speranza e
dignità. Anche il momento estremamente felice dell’incontro con i giovani, sabato
pomeriggio, ha dimostrato che il futuro è davanti a questa Chiesa.
D.
– Centrale anche la visita del Papa alle Nazioni Unite…
R.
– Certamente, anche il momento della visita alle Nazioni Unite, che ha avuto un suo
carattere un po’ particolare, rispetto ai vari momenti di incontro con il popolo e
con la Chiesa americana, ma ha dato il suo messaggio per l’intera umanità. Un messaggio
non clamoroso, ma estremamente importante, proprio perché profondo, un messaggio che
merita di essere riflettuto ed approfondito dai rappresentanti dei popoli per ritrovare
anche qui il fondamento della costruzione dei diritti umani, della dignità della persona
umana, su cui costruire il futuro su basi solide.