Guatemala: a dieci anni dall'omicidio di mons. Gerardi, la Chiesa chiede giustizia
“Fu un grande difensore dei diritti umani, ma anche un uomo di fede e di preghiera,
molto fraterno e ci manca molto. Come Chiesa e seguaci di Cristo siamo pronti a perdonare
ma vogliamo sapere chi perdonare e per cosa”: lo ha detto il cardinale Rodolfo Quezada
Toruño, arcivescovo di Guatemala e Primate della Chiesa guatemalteca, ricordando nella
sua omelia domenicale mons. Juan José Gerardi Conedera, vescovo ausiliare di Guatemala,
di cui il 26 aprile si celebrano i dieci anni dall’assassinio nella sua parrocchia
di San Sebastián, due giorni dopo aver pubblicato il rapporto “Guatemala nunca más”
(Guatemala mai più) sui crimini compiuti durante la guerra civile. “Fu un uomo retto
che lottò per la dignità dei più poveri per morire in modo barbaro. Il suo omicidio
è una ferita ancora aperta nella Chiesa guatemalteca” ha aggiunto il cardinale Quezada
rivolgendosi a centinaia di fedeli radunati ieri nella Cattedrale Metropolitana della
capitale e reiterando la richiesta che “le indagini giudiziarie vadano avanti”. A
conclusione di un processo contrassegnato “da un cumulo di irregolarità, da false
testimonianze, alla manipolazione delle prove” - all’uccisione di testimoni e alle
minacce ricevute da diversi giudici - come hanno anche scritto nel libro “Quién mató
al obispo” i giornalisti Maite Rico e Bertrand de la Grange. Per l’assassinio di monsignor
Gerardi sono stati condannati in via definitiva nel 2007 a 20 anni di carcere in quanto
‘complici’ del crimine: il colonnello dell’esercito Byron Disrael Lima Estrada – membro
dello ‘Estado mayor presidencial’ nel governo di Alvaro Arzú (1996-2000) - suo figlio,
il capitano Byron Lima Oliva e padre Mario Orantes, segretario del vescovo ucciso.
I mandanti di quello che da più parti è stato definito “un crimine di Stato” a oggi
non sono stati ancora individuati, riferisce l'Agenzia Misna. Nel rapporto "Guatemala
nunca más" – frutto del Progetto interdiocesano di Recupero della memoria storica
– fortemente voluto da monsignor Gerardi, sono elencate oltre 55.000 violazioni dei
diritti umani perpetrate durante la guerra civile, conclusa con un bilancio di almeno
200.000 vittime, tra morti e ‘desaparecidos’; l’80 % dei casi è attribuito all’esercito.
(R.P.)