Il Papa nella Messa a St. Patrick: “La Chiesa promuova sempre la cultura della vita”
Ultimo giorno di Benedetto XVI in terra americana. Tra poco più di un’ora la toccante
visita del Papa a Ground Zero, poi nel pomeriggio celebrerà una Messa nello "Yankee
Stadium" di New York. Il Pontefice è davvero entrato nel cuore del popolo statunitense.
Lo si coglie dall’ampiezza della copertura mediatica, dai servizi televisivi che seguono
costantemente il Papa, dai sentimenti della gente che viene intervistata. E dal calore
con cui viene accolto, da tutti. Ieri, la Messa nella cattedrale di St. Patrick a
New York con oltre tremila tra sacerdoti, religiosi e religiose, ha sottolineato anche
la gioia della Chiesa americana di poter festeggiare con il Papa il terzo anniversario
della sua elezione al soglio pontificio. Dal canto suo, Benedetto XVI, nel suo saluto
radiofonico - rilasciato dopo la Messa - all’emittente della diocesi di New York,
“Cyrius Satellite Radio”, ha ringraziato dicendo: “La missione essenziale del Successore
di Pietro è confermare i fratelli e le sorelle nella fede. Io sono venuto per compiere
questa missione, per confermare i miei fratelli nella fede, ma ora devo dire che i
cattolici americani stanno confermando me nella mia fede. Questo mi dà una grande
gioia e posso soltanto ringraziare voi, per questa meravigliosa realtà che io ritorno
confermato nella mia fede dalle mie sorelle e fratelli degli Stati Uniti”. Sulla Messa
nella Cattedrale di St. Patrick, il servizio del nostro inviato negli Stati Uniti,
Pietro Cocco:
Un
lunghissimo, caloroso applauso ha accolto il Papa ieri nella cattedrale di St. Patrick
a New York, un luogo storico e punto di riferimento della comunità cattolica della
città, chiamata la “casa di preghiera per tutti i popoli”, perchè ogni domenica viene
celebrata Messa in trentacinque lingue diverse. Ad accoglierlo l’arcivescovo di New
York, il cardinale Edward Egan, insieme al sindaco della città, Michael Bloomberg,
insieme a tremila tra sacerdoti, religiosi e religiose, che hanno partecipato alla
celebrazione eucaristica con il Papa. E all’intera chiesa statunitense, Benedetto
XVI si è rivolto idealmente nel tracciare alcune linee guida, invocando “una nuova
Pentecoste per la chiesa in America”. La sua omelia è stata tutta centrata sulla chiamata
all’unità spirituale della Chiesa, e “sulle nostre vocazioni particolari all’interno
dell’unità del Corpo mistico”:
“The Church, as “a people made one
by the unity of the Father, the Son and the Spirit”... La Chiesa
come “popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (cfr
Lumen gentium, 4) è chiamata a proclamare il dono della vita, a proteggere la vita
e a promuovere una cultura della vita”.
E’ questa oggi la sfida
più urgente, ha ricordato il Papa, nè potrebbe essere altrimenti, perché la proclamazione
della vita in abbondanza, la nostra salvezza, è al centro dell’evangelizzazione. Questa
vita ha il suo cuore nel Dio trinitario, che è comunione di amore puro e libertà infinita.
E’ questo il messaggio di speranza che i cristiani sono chiamati ad annunziare ed
incarnare nel mondo, comunicando la gioia che nasce dalla fede e dall’esperienza dell’amore
di Dio.
Prendendo quindi a spunto le forme neogotiche
della cattedrale di St. Patrick e della luminosità delle sue vetrate, Benedetto XVI
ha esortato ad essere capaci di attrarre nel mistero di luce della vita ecclesiale
tutta la gente, che spesso rimane fuori pur sentendo profondamente un bisogno di spiritualità.
Ed ha richiamato l’attenzione di tutti sull’importanza della conversione personale
e intellettuale:
“For all of us, I think, one of the great disappointments
which followed the Second Vatican Council,… Una delle grandi delusioni
che seguirono il Concilio Vaticano II, con la sua esortazione ad un più grande impegno
nella missione della Chiesa per il mondo, penso, sia stata per tutti noi l’esperienza
di divisione tra gruppi diversi, generazioni diverse e membri diversi della stessa
famiglia religiosa”. Abbiamo bisogno, ha sottolineato Benedetto
XVI, sia di una prospettiva fondata sulla fede sia di unità e collaborazione nel lavoro
dell’edificazione della Chiesa. Questo significa - ha aggiunto rivolto ai sacerdoti,
religiosi e religiose, e a tutta la Chiesa americana - che possiamo andare avanti
solo se fissiamo il nostro sguardo su Cristo, aprendoci magari verso punti di vista
che non coincidono del tutto con le nostre idee, ma ascoltando ciò che lo Spirito
dice a noi e alla Chiesa.
Ad esempio di questa unità
di visione e di intenti, che è stata anche la grande forza della crescita sorprendente
della Chiesa in America, il Papa ha poi additato l’opera straordinaria di un sacerdote
americano, Michael McGivney, fondatore dei Cavalieri di Colombo. E con lui ha richiamato
l’eredità spirituale di generazioni di religiose, religiosi e sacerdoti che silenziosamente
hanno dedicato la loro vita al servizio del popolo in innumerevoli scuole, ospedali
e parrocchie.
Benedetto XVI ha così chiamato tutti
ad essere forze di unità all’interno della Chiesa, impegnandosi ad essere i primi
a cercare la riconciliazione, a perdonare i torti, ad evitare le contese: “In
the finest traditions of the Church in this country, … In conformità
con le tradizioni più nobili della Chiesa in questo Paese, siate anche i primi amici
del povero, del profugo, dello straniero, del malato e di tutti i sofferenti! Agite
come fari di speranza”.
In questo modo, ha concluso, lo Spirito
ci renderà pietre vive del tempio che sta innalzando proprio adesso in mezzo al mondo:
“The spires of Saint Patrick’s Cathedral are dwarfed by the
skyscrapers of the Manhattan skyline, … Proprio come le torri della
cattedrale di St. Patrick, che tra i grattacieli di Manhattan sono il segno vivo della
costante nostalgia dell’uomo di elevarsi a Dio”.