Il Papa all'ONU: la riflessione della storica Lucetta Scaraffia
Il discorso di Benedetto XVI all'ONU ha conquistato le prime pagine di tutti i giornali
del mondo. Un intervento, quello del Papa al Palazzo di Vetro, incentrato sulla vera
natura dei diritti umani e sull'urgenza di una loro difesa e promozione, che ha destato
ampia eco nell'opinione pubblica internazionale. D'altro canto, le parole del Pontefice
possono offrire l'occasione per un rinnovato confronto sul ruolo delle Nazioni Unite
e del diritto internazionale. Fabio Colagrande ha raccolto il commento di Lucetta
Scaraffia, docente di Storia contemporanea all'Università "La Sapienza" di Roma:
R.
– E’ in corso, diciamo così, un conflitto fra chi ritiene i diritti umani come iscritti
nel cuore dell’uomo, e quindi in qualche modo ritiene l’uomo diverso dagli altri esseri
creati, dagli animali, proprio perché l’uomo ha iscritta questa legge nel suo cuore,
il che vuol dire che l’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio in sostanza;
e chi invece pensa che i diritti umani siano una sorta di accordo tra le popolazioni,
che si mettono d’accordo di volta in volta, per definire quelli che sono considerati
i diritti umani. Quindi, se i diritti umani sono frutto di un accordo non sono superiori
alle leggi di ogni Stato - anche questo un diritto positivo, frutto di un accordo
- e quindi possono cambiare. Mentre invece se nascono dal diritto naturale sono superiori
ai diritti positivi, alle leggi dei vari Paesi, e non si possono cambiare.
D.
– Concezioni diverse che portano anche nel concreto poi un’azione per la giustizia
molto diversa...
R. – Certo, secondo la visione contrattualistica
dei diritti umani, ogni Stato è libero di fare contratti diversi con la sua popolazione
e quindi i diritti umani si fermano davanti alle leggi di ogni Paese. Invece, se i
diritti umani nascono da una legge naturale, iscritta nel cuore dell’uomo, devono
superare le leggi dei singoli Paesi. Quindi, non ci può essere quella formula che
tuttora invece è accettata, che uno Stato possa dire che accetta i diritti umani per
quanto non siano in conflitto con le leggi del suo Paese.
D.
– Benedetto XVI ha detto che occorre raddoppiare gli sforzi di fronte alle pressioni
per reinterpretare i fondamenti della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,
così da facilitare la protezione della dignità umana...
R.
– Gli sforzi devono essere fatti su due fronti. Uno, verso i Paesi, in sostanza, islamici
che contrappongono ai diritti umani la sharia, dicendo che “se i diritti umani entrano
in contraddizione con la sharia, noi scegliamo la sharia e quindi non accettiamo i
diritti umani”. Ma c’è anche un fortissimo attacco che viene ai diritti umani dall’Occidente,
che in nome della libertà individuale, dei desideri individuali mette in discussione
i diritti umani. Per esempio, il diritto umano relativo alla famiglia, al matrimonio,
quelli che riguardano la costituzione dei nuclei base della società, il diritto umano
anche di cambiare religione, che è scomparso dall’edizione originaria del ’48. Ci
sono dei diritti umani che sono in pericolo ed infatti il Papa ne parla anche quando
ribadisce la libertà religiosa, come base di tutti i diritti umani.
D.
– A questo proposito il Papa ha insistito sul fatto che i diritti umani debbano includere
il diritto di libertà religiosa, specificando che non si può limitare la piena garanzia
della libertà religiosa al libero esercizio del culto...
R.
– Perché il libero esercizio del culto può essere anche fatto in una casa, se non
di nascosto, comunque nella sfera assolutamente privata. Invece, il Papa insiste con
il dire che una persona appartiene alla sua religione, quindi dimostra di aderire
al credo della sua religione anche nella sfera pubblica, dove sostiene i valori della
sua religione. E questo è il vero luogo del conflitto. Perchè oggi spesso in molti
Stati si interpreta la laicità come una chiusura del religioso nella sfera privata.
D.
– Un’altra annotazione critica del Papa ha riguardato più in generale il meccanismo
proprio delle Nazioni Unite, quando ha parlato del paradosso di un consenso multilaterale
che continua ad essere in crisi, a causa della sua subordinazione alla decisione di
pochi, mentre i problemi del mondo, ha detto, esigono un’azione collettiva da parte
della comunità internazionale...
R. – Questo è il
grande problema che paralizza le Nazioni Unite. Ci sono alcuni Paesi che pongono dei
veti che impediscono di intervenire in situazioni di grave crisi, perchè hanno degli
interessi privati in questo. Quindi, il Papa auspica che ci sia una maggiore libertà
di espressione e un maggior peso anche dei Paesi che hanno meno importanza economica.