Il Papa negli USA: diritti umani, dialogo con l'ebraismo ed ecumenismo. L'analisi
di padre Lombardi
Sul discorso del Papa all'ONU e gli altri eventi della giornata di ieri ascoltiamo
la riflessione del direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi,
raggiunto telefonicamente a New York da Stefano Lezczynski: R.
– Il discorso è stato un discorso certamente fondamentale. Siamo nel 60.mo anniversario
della Dichiarazione dei diritti dell’Uomo, della Dichiarazione universale, e il Papa
ha voluto proprio ricordarne il valore che comincia forse – dopo 60 anni – ad essere
un poco dimenticato, ma che invece è assolutamente fondamentale per la tutela della
dignità della persona umana in tutto il mondo. Il Papa ha anche toccato un argomento
che mi pare abbastanza nuovo e originale: quando parla con molta decisione della “responsabilità
di proteggere”, la responsabilità di proteggere la dignità della persona umana e i
suoi diritti. Ecco: responsabilità non solo da parte degli Stati ma – quando questi
non ne siano capaci – da parte della comunità internazionale rispettando naturalmente
i principi dell’ordine internazionale. Ma l’insistenza con cui ha parlato di questo
dovere di proteggere i diritti dell’uomo è stato molto forte. Credo che questo darà
luogo, con una adeguata riflessione, a degli approfondimenti, forse anche delle novità
nei principi e nei modi di guardare all’ordine internazionale e alla responsabilità
della comunità internazionale. Quindi sono assolutamente convinto che sia un discorso
da meditare e da approfondire.
D. – Una giornata
molto intensa, quella di ieri. Subito dopo le Nazioni Unite c’è stato un incontro
ecumenico molto importante ...
R. – Sì. Direi che
il discorso del Papa ha voluto andare ai fondamenti, ha voluto impegnare tutti i cristiani
delle diverse comunità a riflettere sull’importanza di cercare insieme la verità,
non accontentarsi di un certo “volersi bene”, diciamo, di una buona volontà generica
ma cercare qual è il nostro dovere verso la verità rivelata, quali sono anche – appunto
– le esigenze dottrinali che vengono poste all’essere cristiani e su cui tutti dobbiamo
confrontarci per essere veramente fedeli alla Parola di Dio, alla rivelazione di Cristo
come ci è stata donata. E quindi, anche qui veramente un impegno di onestà, di onestà
e di riflessione in cui la vera fede cristiana viene messa in luce anche dall’attenzione
alla fedeltà alla tradizione, dalla ricerca di quali sono gli elementi essenziali
della professione di fede e che ci sono richiesti dalla Scrittura e dalla Tradizione
e su cui, quindi, dobbiamo incontrarci.
D. – Padre
Lombardi, un evento che è stato vissuto come di importanza storica dalla comunità
ebraica newyorkese è stato l'incontro alla Sinagoga. Qui, il punto principale da sottolineare
qual è?
R. – Proprio questo segno di amicizia, di
fraternità. Nella imminenza della festa pasquale, il Santo Padre ha voluto passare
in una sinagoga. E adesso, forse, ci sembra quasi normale che il Papa vada in una
sinagoga, ma è solo la terza volta! Una volta ci è andato Giovanni Paolo II a Roma,
due volte ci è andato Benedetto XVI, a Colonia e ora a New York. E a New York si trova
probabilmente la comunità ebraica più numerosa, per non dire più importante, del mondo,
al di fuori di Israele. E questo segno, quindi, di amicizia, di incontro ha avuto
una importanza ed un significato del tutto particolare per ribadire la buona intenzione,
il buon rapporto di amicizia, di rispetto tra cattolici ed ebrei che sono i nostri
fratelli maggiori.