Discorso del Santo Padre ai rappresentanti di altre Religioni al Pope John Paul II
Cultural Center
Cari amici, sono lieto di avere l'occasione di incontrarmi oggi con voi. Ringrazio
il Vescovo Sklba per le sue parole di benvenuto e saluto cordialmente tutti voi qui
convenuti in rappresentanza delle diverse religioni presenti negli Stati Uniti d'America.
Molti di voi hanno gentilmente accettato l'invito a comporre le riflessioni contenute
nel programma di oggi. Per le vostre profonde parole su come ognuna delle vostre tradizioni
dà testimonianza alla pace, vi sono particolarmente grato. Grazie a voi tutti. Questo
Paese ha una lunga storia di collaborazione tra le diverse religioni, in molti campi
della vita pubblica. Servizi di preghiera interreligiosa nel corso della festa nazionale
del Ringraziamento, iniziative comuni in attività caritative, una voce condivisa su
importanti questioni pubbliche: questi sono alcuni modi in cui i membri di diverse
religioni si incontrano per migliorare la reciproca comprensione e promuovere il bene
comune. Incoraggio tutti i gruppi religiosi in America a perseverare nella loro collaborazione
ed arricchire così la vita pubblica con i valori spirituali che animano la vostra
azione nel mondo. Il luogo in cui siamo ora raccolti è stato fondato appositamente
per la promozione di questo tipo di collaborazione. Infatti, il Pope John Paul II
Cultural Center si propone di offrire una voce cristiana alla "ricerca umana di significato
e di scopo nella vita" in un mondo di "comunità religiose, etniche e culturali diverse"
(Mission Statement). Questa istituzione ci ricorda la convinzione di questa nazione
che tutti gli uomini dovrebbero essere liberi di perseguire la felicità in un modo
compatibile con la loro natura di creature dotate di ragione e di libera volontà.
Gli americani hanno sempre apprezzato la possibilità di render culto liberamente
e in conformità con la loro coscienza. Alexis de Tocqueville, lo storico francese
e osservatore delle cose americane, era affascinato da questo aspetto della Nazione.
Egli ha sottolineato che questo è un paese in cui la religione e la libertà sono "intimamente
legate" nel contribuire ad una democrazia stabile che favorisca le virtù sociali e
la partecipazione alla vita comunitaria di tutti i suoi cittadini. Nelle aree urbane,
è comune per le persone provenienti da entroterra culturali e religioni diverse impegnarsi
ogni giorno l'uno accanto all'altro negli ambienti commerciali, sociali ed educativi.
Oggi giovani cristiani, ebrei, musulmani, indù, buddisti, e bambini di tutte le religioni
nelle aule di tutto il Paese siedono fianco a fianco imparando gli uni con gli altri
e gli uni dagli altri. Questa diversità dà luogo a nuove sfide che suscitano una più
profonda riflessione sui principi fondamentali di una società democratica. Possano
altri prendere coraggio dalla vostra esperienza, rendendosi conto che una società
unita può derivare da una pluralità di popoli – “E pluribus unum - da molti, uno”
-, a condizione che tutti riconoscano la libertà religiosa come un diritto civile
fondamentale (cfr Dignitatis humanae, 2). Il compito di difendere la libertà religiosa
non è mai completato. Nuove situazioni e nuove sfide invitano i cittadini e leader
a riflettere su come le loro decisioni rispettino questo diritto umano fondamentale.
Tutelare la libertà religiosa entro la norma della legge non garantisce che i popoli,
in particolare le minoranze, siano risparmiate da ingiuste forme di discriminazione
e di pregiudizio. Questo richiede uno sforzo costante da parte di tutti i membri della
società al fine di garantire che ai cittadini sia offerta l'opportunità di esercitare
il culto pacificamente e di trasmettere il loro patrimonio religioso ai loro figli.
La trasmissione delle tradizioni religiose alle generazioni che si succedono non
solo aiuta a preservare un patrimonio, ma sostiene anche e alimenta nel presente la
cultura che le circonda. Lo stesso vale per il dialogo tra le religioni; sia coloro
che vi partecipano che la società ne traggono arricchimento. Nella misura in cui cresciamo
nella comprensione gli uni degli altri, vediamo che condividiamo una stima per i valori
etici, raggiungibili dalla ragione umana, che sono venerati da tutte le persone di
buona volontà. Il mondo chiede insistentemente una comune testimonianza di questi
valori. Invito pertanto tutte le persone religiose a considerare il dialogo non solo
come un mezzo per rafforzare la comprensione reciproca, ma anche come un modo per
servire in maniera più ampia la società. Testimoniando quelle verità morali che essi
hanno in comune con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, i gruppi religiosi
eserciteranno un influsso positivo sulla più ampia cultura e ispireranno i vicini,
i colleghi di lavoro e i concittadini ad unirsi nel compito di rafforzare legami di
solidarietà. Per usare le parole del Presidente Franklin Delano Roosevelt, "alla nostra
terra non potrebbe oggi succedere cosa più grande di una rinascita dello spirito di
fede". Un esempio concreto del contributo che le comunità religiose possono offrire
alla società civile sono le scuole confessionali. Queste istituzioni arricchiscono
i bambini sia intellettualmente che spiritualmente. Guidati dai loro insegnanti a
scoprire la dignità donata da Dio ad ogni essere umano, i giovani imparano a rispettare
le credenze e le pratiche religiose altrui, aumentando la vita civile di una nazione.
Quale enorme responsabilità hanno i leaders religiosi! Essi devono permeare la
società con un profondo timore e rispetto per la vita umana e la libertà; garantire
che la dignità umana sia riconosciuta e apprezzata; facilitare la pace e la giustizia;
insegnare ai bambini ciò che è giusto, buono e ragionevole! Vi è un altro punto
su cui desidero soffermarmi qui. Ho notato un crescente interesse tra i governi a
sponsorizzare programmi destinati a promuovere il dialogo interreligioso e interculturale.
Si tratta di lodevoli iniziative. Allo stesso tempo, la libertà religiosa, il dialogo
interreligioso e la fede mirano a qualcosa di più di un consenso volto a individuare
vie per attuare strategie concrete per far progredire la pace. L'obiettivo più ampio
di dialogo è quello di scoprire la verità. Qual è l'origine e il destino del genere
umano? Che cosa sono bene e male? Che cosa ci attende alla fine della nostra esistenza
terrena? Solo affrontando queste questioni più profonde potremo costruire una solida
base per la pace e la sicurezza della famiglia umana: "dove e quando l'uomo si lascia
illuminare dallo splendore della verità, intraprende quasi naturalmente il cammino
della pace" (Messaggio 2006 per la Giornata Mondiale della Pace, 3). Viviamo in
un'epoca nella quale queste domande sono troppo spesso messe ai margini. Tuttavia,
esse non potranno mai essere cancellate dal cuore umano. Nel corso della storia, gli
uomini e le donne hanno cercato di collegare la loro inquietudine con questo mondo
che passa. Nella tradizione giudaico-cristiana, i Salmi sono pieni di queste espressioni:
"In me languisce il mio spirito" (Sal 143,4; cfr Sal 6,7; 31,11; 32,4; 38,8; 77,3);
"Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi?" (Sal 42,6). La risposta è
sempre di fede: "Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e
mio Dio" (ibidem; cfr Sal 62,6). I leaders spirituali hanno un particolare dovere,
e potremmo dire una speciale competenza, a porre in primo piano le domande più profonde
alla coscienza umana, a risvegliare l'umanità davanti al mistero dell'esistenza umana,
a fare spazio in un mondo frenetico alla riflessione e alla preghiera. Messi di
fronte a questi interrogativi più profondi riguardanti l'origine e il destino del
genere umano, i cristiani propongono Gesù di Nazareth. Egli è – questa è la nostra
fede - il Logos eterno, che si è fatto carne per riconciliare l'uomo con Dio e rivelare
la ragione che sta alla base di tutte le cose. E’ Lui che noi portiamo nel forum del
dialogo interreligioso. L'ardente desiderio di seguire le sue orme spinge i cristiani
ad aprire le loro menti e i loro cuori al dialogo (cfr Lc 10, 25-37; Gv 4, 7-26). Cari
amici, nel nostro tentativo di scoprire i punti di comunanza, forse abbiamo evitato
la responsabilità di discutere le nostre differenze con calma e chiarezza. Mentre
uniamo sempre i nostri cuori e le menti nella ricerca della pace, dobbiamo anche ascoltare
con attenzione la voce della verità. In questo modo, il nostro dialogo non si ferma
ad individuare un insieme comune di valori, ma si spinge innanzi ad indagare il loro
fondamento ultimo. Non abbiamo alcun motivo di temere, perché la verità ci svela il
rapporto essenziale tra il mondo e Dio. Siamo in grado di percepire che la pace è
un "dono celeste", che ci chiama a conformare la storia umana all’ordine divino. Sta
qui la "verità della pace" (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2006).
Come abbiamo visto allora, il più importante obiettivo del dialogo interreligioso
richiede una chiara esposizione delle nostre rispettive dottrine religiose. A questo
proposito, collegi, università e centri di studio sono importanti luoghi per un sincero
scambio di idee religiose. La Santa Sede, da parte sua, cerca di portare avanti questo
importante lavoro attraverso il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso,
il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica, e varie Università Pontificie.
Cari amici, lasciate che il nostro sincero dialogo e la nostra cooperazione ispirino
tutte le persone a meditare le domande più profonde circa la loro origine e il loro
destino. Possano i seguaci di tutte le religioni stare uniti nel difendere e promuovere
la vita e la libertà religiosa in tutto il mondo. Dedicandoci generosamente a questo
sacro compito - attraverso il dialogo e innumerevoli piccoli atti di amore, di comprensione
e compassione- possiamo essere strumenti di pace per l'intera famiglia umana. Pace
a voi tutti!