2008-04-18 14:31:31

Benedetto XVI ai leader religiosi: comunanza di intenti, pur tra le differenze di credo, per aprire il cuore del mondo alla pace. Gli auguri del Papa per la Pasqua ebraica


Il mondo chiede con insistenza alle grandi religioni una “comune testimonianza” sui valori della pace e della giustizia, e una risposta di verità ai grandi quesiti che sono da sempre nel cuore degli uomini, senza che ciò pregiudichi la chiarezza dei diversi percorsi spirituali. Per Benedetto XVI, è questa “l’enorme responsabilità” dei leader religiosi del 21.mo secolo. Il Papa ne ha parlato a Washington, durante l’incontro con i rappresentanti di altre fedi che ha chiuso, ieri pomeriggio, la seconda giornata di impegni del suo viaggio apostolico negli Stati Uniti. Al termine, il Pontefice ha consegnato ai membri della delegazione ebrea il proprio Messaggio di auguri per la festa della Pasqua ebraica, che inizia domani. La cronaca dell’evento nel servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

(canti)

L’epoca contemporanea preferirebbe fare a meno di Dio, ma la coscienza umana non riesce a non chiedersi quale sia, in definitiva, lo scopo del suo essere sulla terra, se la morte sia la fine di tutto, cosa voglia dire scegliere il bene e affrontare male. Dunque, solo affrontando tali “questioni più profonde potremo costruire una solida base per la pace e la sicurezza della famiglia umana”. Benedetto XVI ha portato ai leader religiosi statunitensi il bagaglio delle proprie convinzioni su quale sia l’importanza del dialogo interreligioso all’interno del mondo odierno, globalizzato e incline al relativismo. Convinzioni già distillate nel Messaggio scritto per la Giornata mondiale della pace di due anni fa e ribadite ieri al cospetto di circa 200 rappresentanti appartenenti a comunità di ebrei, musulmani, indù, buddisti e giainisti, questi ultimi seguaci di una antica dottrina indiana, basata sulla rinuncia e la reincarnazione.

 
Teatro dell’incontro, che ha chiuso la permanenza di Benedetto XVI a Washington, è stato il “Pope John Paul II Cultural Center”, un centro studi dedicato alla memoria di Papa Wojtyla voluto nel 1998 dall’allora arcivescovo della capitale americana, il cardinale Joseph Adam Maida - attualmente a Detroit - e inaugurato nel 2001. Nell’impostare la propria riflessione, Benedetto XVI è partito da un cardine sul quale gli Stati Uniti hanno costruito la loro democrazia: la “possibilità di render culto liberamente e in conformità alla loro coscienza”. La collaborazione interreligiosa che ne è scaturita, nell’arco della storia americana, è un aspetto per il quale il Papa ha espresso grande apprezzamento:

 
Today, in classrooms throughout the country…
Oggi giovani cristiani, ebrei, musulmani, indù, buddisti, e bambini di tutte le religioni nelle aule di tutto il Paese siedono fianco a fianco imparando gli uni con gli altri e gli uni dagli altri. Questa diversità dà luogo a nuove sfide che suscitano una più profonda riflessione sui principi fondamentali di una società democratica. Possano altri prendere coraggio dalla vostra esperienza, rendendosi conto che una società unita può derivare da una pluralità di popoli – “E pluribus unum - da molti, uno” -, a condizione che tutti riconoscano la libertà religiosa come un diritto civile fondamentale”.
 
Purtroppo, ha constatato il Pontefice, “tutelare la libertà religiosa entro la norma della legge non garantisce che i popoli, in particolare le minoranze, siano risparmiate da ingiuste forme di discriminazione e di pregiudizio”. Le “nuove sfide” per i leader religiosi e i cittadini riguardano quindi il modo in cui questo diritto umano fondamentale viene rispettato:

 
As the grow in understanding of one another…
Nella misura in cui cresciamo nella comprensione gli uni degli altri, vediamo che condividiamo una stima per i valori etici, raggiungibili dalla ragione umana, che sono venerati da tutte le persone di buona volontà. Il mondo chiede insistentemente una comune testimonianza di questi valori. Invito pertanto tutte le persone religiose a considerare il dialogo non solo come un mezzo per rafforzare la comprensione reciproca, ma anche come un modo per servire in maniera più ampia la società”.

 
Un servizio che non ci esime, ha ribadito ancora una volta Benedetto XVI, dalla “responsabilità di discutere le nostre differenze”, all’interno di una “chiara esposizione delle nostre rispettive dottrine religiose”. Ma è proprio in questo orizzonte di limpidezza che spicca l’“enorme responsabilità” dei leader religiosi, in tema di rispetto per la vita e la dignità umane, di lavoro per la pace e la giustizia, di insegnamento ai bambini di “ciò che è giusto, buono e ragionevole”, in quest’ultimo caso grazie anche - ha soggiunto il Papa - al contributo che possono offrire le “scuole confessionali”. E insistendo sul fatto che “l’obiettivo più ampio” del dialogo interreligioso “è quello di scoprire la verità”, pur in un’epoca nella quale le domande sul senso della vita “sono troppo spesso messe ai margini”, Benedetto XVI ha affermato:

 
Yet they can never be erased from the human heart…
Tuttavia, esse non potranno mai essere cancellate dal cuore umano. Nel corso della storia, gli uomini e le donne hanno cercato di collegare la loro inquietudine con questo mondo che passa (…) I leaders spirituali hanno un particolare dovere, e potremmo dire una speciale competenza, a porre in primo piano le domande più profonde alla coscienza umana, a risvegliare l'umanità davanti al mistero dell'esistenza umana, a fare spazio in un mondo frenetico alla riflessione e alla preghiera”.

 
Alla fine della sua riflessione, Benedetto XVI si è intrattenuto con i rappresentanti della comunità ebraica, consegnando loro il Messaggio augurale preparato per la Pesah, la Pasqua, che per gli ebrei ricorre domani. “La mia visita in questo Paese - scrive il Papa - coincide con questa festa e mi permette di incontrarvi di persona e di assicurarvi la mia preghiera mentre fate memoria dei segni e dei prodigi che Dio ha operato per liberare il suo popolo eletto”.







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