La fame colpisce anche la Corea del Nord: a rischio 6 milioni di persone
La Corea del Nord nuovamente affamata dalla mancanza di generi alimentari di prima
necessità. L’allarme è stato lanciato oggi dal Programma Alimentare Mondiale dell’Onu
(Pam). Calamità naturali e l’aumento dei prezzi in tutto il mondo soprattutto di riso
e grano stanno per provocare una vera e propria tragedia umanitaria per vaste fasce
della popolazione che non potrà essere risolta senza urgenti aiuti internazionali.
Sono oltre 6 milioni i nordcoreani, su una popolazione di 23 milioni di abitanti,
che rischiano di restare senza cibo. Su questa emergenza Giancarlo La Vella
ha intervistato Vicky De Marchi del Pam:
R. –
E’ un’emergenza di cui avevamo delle avvisaglie già l’anno scorso, quando c’erano
state le grandi inondazioni che avevano colpito soprattutto la parte dei territori
che più contribuiscono al prodotto agricolo. Noi abbiamo visto che effettivamente
quest’anno c’è un deficit alimentare notevole, aumentato rispetto al 2007. Quindi,
un’ampia fetta di popolazione è a rischio di insicurezza alimentare.
D.
– Che cosa sta rischiando la popolazione civile?
R.
– Oggi con l’aumento dei prezzi che si è verificato anche in Corea del Nord e che
ha colpito il riso, il mais, le patate e il frumento, praticamente un terzo di un
salario mensile è appena sufficiente per acquistare il riso per qualche giorno. Quindi,
c’è stato un aumento rilevante dei prezzi anche lì e la fetta più ampia della popolazione
rischia la malnutrizione, soprattutto i bambini e le donne, che già hanno livelli
di malnutrizione. Si pensi che attualmente il 37 per cento dei bambini soffre di una
malnutrizione acuta e lo stesso avviene per un terzo delle madri con figli piccoli.
D.
– La Corea del Nord ha già vissuto l’emergenza carestia, un’emergenza che venne parzialmente
risolta. Come mai si è tornati a questo problema?
R.
– Ci sono delle debolezze chiaramente strutturali, un’economia debole. Nel 2001 poi
ci fu un’enorme siccità. L’anno scorso ad agosto c’è stata una forte inondazione e
in un equilibrio già così molto precario dal punto di vista della capacità della popolazione
di sfamarsi, basta un evento climatico avverso, perché si creino dei problemi gravissimi.
Quindi, noi pensiamo che ci saranno oltre 6 milioni e mezzo di persone che soffriranno
una condizione di insicurezza alimentare quest’anno.
D.
– La gestione degli aiuti internazionali viene giudicata da voi ottimale?
R.
– Il problema è più che altro quello di trovare il giusto equilibrio tra le nostre
esigenze e assistere la popolazione anche per poter verificare le condizioni dell’effettività
del nostro intervento. Quindi, si tratterà anche di intavolare una discussione con
il governo sulle condizioni e sui modi in cui noi possiamo operare per affrontare
assieme questa emergenza. Poi, i Paesi donatori rispondono spesso favorevolmente.
D.
– Riuscite ad operare con facilità in Nord Corea?
R.
– Noi interveniamo laddove possiamo avere anche la possibilità di fare le verifiche
sull’arrivo dei nostri aiuti, l’efficacia dei nostri aiuti e le condizioni della popolazione.
Noi contiamo di intervenire in circa 50 contee, che è un numero non eccessivo ma abbastanza
ampio.