Benedetto XVI in volo alla volta di Washington, per il suo ottavo viaggio apostolico
internazionale. Intervista con il cardinale di Chicago, Francis George
Benedetto XVI è in volo verso gli Stati Uniti per il suo ottavo viaggio apostolico
internazionale, sul tema “Cristo la nostra speranza”. Il decollo dell’aereo papale,
dall’aeroporto di Fiumicino, è avvenuto poco dopo le ore 12. Il Santo Padre è stato
salutato dal premier italiano uscente, Romano Prodi. L’arrivo del Papa a Washington
è previsto per le ore 16 del pomeriggio, quando a Roma saranno le 22. Non è prevista
alcuna cerimonia ufficiale di benvenuto, rimandata a domani per permettere a Benedetto
XVI di riposarsi dopo il viaggio. Ad attenderlo ci sarà comunque il presidente degli
Stati Uniti, George W. Bush, e la moglie Laura. Ad accogliere il Papa, anche la presidenza
della Conferenza episcopale statunitense, guidata dal cardinale Francis George e l’arcivescovo
di Washington, Donald Wuerl. Il servizio di uno dei nostri inviati negli Stati Uniti,
Pietro Cocco:
Sono
ormai giorni che le principali catene radiotelevisive dedicano spazi speciali alla
visita del Papa negli Stati Uniti e all’ONU, così come articoli e dossier sono comparsi
sulle principali testate giornalistiche. Come la rivista “Time” che gli ha dedicato
l’articolo di copertina intitolato “Il Papa e l’America: un’affinità spirituale” o
il “New York Times”, che ha messo in rete su internet un dossier di quaranta pagine,
aggiornato quotidianamente anche con risposte alle domande dei lettori, tutto dedicato
al viaggio e al Magistero del Papa. Un’attenzione evidenziata anche dalla decisione,
fuori protocollo, presa dal presidente degli Stati Uniti, George Bush, di attendere
insieme alla moglie l’arrivo del Papa all’aeroporto di Washington, pur essendo rimandato
a domani - alla Casa Bianca - il benvenuto ufficiale a Benedetto XVI. Ma proprio tutta
questa attenzione, tesa anche a mostrare la sintonia tra il Papa e gli Stati Uniti
- "una nazione - come lui stesso ha detto - che apprezza il ruolo del credo religioso
nel garantire un ordine democratico eticamente sano” - rivela un’ansia legata al momento
storico che vive questo Paese.
E’ sufficiente guardare
i temi a cui si fa riferimento nelle analisi giornalistiche per capirlo: dalla guerra
in Iraq, alla lotta al terrorismo, ai problemi etici della difesa della vita, alle
cicatrici lasciate dalle dolorose vicende vissute dalla Chiesa americana in questi
ultimi anni. Verrebbe da dire che sì, il Papa certamente ama l’America, ma l’America
ha bisogno di essere amata, ed è forse qui la chiave con cui ascoltare in profondità
nei prossimi giorni ciò che Benedetto XVI dirà. Il tema della visita, lo ricordiamo,
sono tre semplici ma essenziali parole: “Cristo nostra speranza”. Speranza per gli
uomini e le donne di ogni lingua, razza, cultura e condizione sociale, che è possibile
formare una famiglia di persone e di popoli che vivano in fraternità.
Due
le tappe del viaggio papale, Washington fino a venerdì 18 aprile, e poi New York,
dove rivolgerà anche un attesissimo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni
Unite, ma il viaggio è idealmente rivolto a tutta la nazione e la Chiesa statunitense.
Le sue parole, in questi giorni, saranno rivolte soprattutto all’interno di questo
grande Paese, che ha nel suo DNA il pluralismo culturale e la convivenza di popoli
e razze di tutto il mondo, ma che ad esempio proprio sul tema dell’immigrazione e
dell’integrazione culturale fa oggi più fatica. Un aspetto che coinvolge anche in
pieno la Chiesa americana, composta ormai per oltre metà dei suoi fedeli da persone
di origine asiatica e ispanoamericana.
Tra le preoccupazioni
dei vescovi statunitensi, c’è l’individualismo sempre più esasperato, anche nei suoi
aspetti economici, che si chiude alla solidarietà e alla responsabilità degli altri,
proprio nel momento in cui il tema della povertà, della giustizia sociale e dell’assistenza
sanitaria, tornano di attualità anche nella società americana.
E
l’invito alla preghiera, espresso dal Papa nel suo videomessaggio agli americani,
e a fare spazio a Dio nella propria vita - perché "è Lui e la sua parola di vita che
ci salva" - saranno due domande poste al centro della vita quotidiana, sociale e familiare,
vissute invece sempre più all’insegna della frenesia del lavoro, di appuntamenti e
impegni, che tolgono spazio all’ascolto e alla dimensione spirituale della vita. Le
due grandi celebrazioni eucaristiche negli stadi di Washington e New York inviteranno
a dare una risposta positiva. Così come gli altri tre principali appuntamenti della
visita papale, con il mondo accademico, con i rappresentanti delle altre religioni
e la comunità ebraica, e con i rappresentanti di una decina di confessioni cristiane,
avranno sullo sfondo la questione della formazione delle coscienze e la costruzione
di un dialogo che sia sempre più un’efficace forza di pace, di giustizia, di fraternità.
(Dagli Stati Uniti, Pietro Cocco, Radio Vaticana)
Tante dunque
le aspettative per questo viaggio apostolico negli Stati Uniti. Sul grande interesse
degli americani, e in particolare dei cattolici, vi offriamo la riflessione del cardinale
Francis George, arcivescovo di Chicago, intervistato da Philippa Hitchen
del nostro programma inglese: R.
– Well, there is great interest, because in the last week wherever I’ve gone ... Bè,
c’è grande interesse: ovunque io sia andato, in mezzo alla gente, tutti hanno detto
che avrebbero pregato per il Santo Padre nel corso della sua visita qui, da noi; pregheranno
anche per me perché sanno che sarò con lui. L’attesa è sostenuta dai media che scrivono
molto, e sono sicuro che daranno ampia copertura alla visita.
D.
– Sappiamo che Benedetto XVI è molto attento ai problemi e alle sfide che la Chiesa
si trova ad affrontare in Europa. Quanto pensa che egli comprenda, o apprezzi, le
idee e le preoccupazioni dei cattolici americani? R.
– I think he appreciates it and understands it, he knows that the pattern of … Io
credo che lui le apprezzi e le comprenda; egli sa che il modello di secolarizzazione,
che pure è vero, qui, è molto diverso da quello europeo perché la storia è diversa.
E lui è anche uno storico e quindi sicuramente comprende le differenze e apprezza
il ruolo degli Stati Uniti nel mondo, in primo luogo in positivo – ha potuto sperimentarlo
nella sua giovinezza, quando i soldati americani liberarono la sua famiglia dal regime
nazista – e poi anche nell’aspetto negativo, con tutti gli errori che abbiamo fatto.
Io credo che lui interpreterà tutto questo alla luce della fede apostolica, e ci aiuterà
a farci considerare – lo spero, almeno! – in maniera più esauriente di quanto non
avvenga ora.
D. – Lei incontrerà il Papa con tutti
i suoi fratelli nell’episcopato nel Santuario nazionale dell’Immacolata Concezione.
Quali sono gli argomenti principali di cui spera di poter parlare con lui?
R.
– Well, first of all there’s his birthday and so we’ll congratulate him and ourselves
… Prima di tutto, il 16 aprile è il suo compleanno: quindi faremo gli
auguri a lui e li faremo anche a noi: ringrazieremo Iddio per la grazia di avercelo
dato, perché il Papa è per noi ... Poi gli argomenti che egli affronterà saranno intanto
la tradizione della fede apostolica, ovviamente, che rappresenta una sfida per ogni
generazione in un mondo che cambia: come dire, nel miglior modo, alla gente chi è
Gesù. Questo dovrà farlo nel contesto di una Chiesa profondamente ferita dal terribile
crimine e dal peccato degli abusi sessuali perpetrati ai danni di minori da parte
di alcuni sacerdoti e vescovi. Sicuramente parlerà anche di questo: immagino. Forse
parlerà anche del clima generale della società nella quale noi andiamo a predicare
il Vangelo: le minacce alla famiglia, il fallimento di tanti matrimoni, anche di matrimoni
cattolici; la comprensione della sessualità umana: tutti questi argomenti sono correlati
a quanto il Papa ha sempre detto. Ma ora lo dirà in una maniera che ci impegnerà in
modo particolare, lo dirà in termini molto chiari. Egli ha questa capacità di parlare
a chiunque e la sue prime due Encicliche l’hanno dimostrato, e questa caratteristica
è stata accolta con una certa sorpresa, perché improvvisamente è apparso in primo
piano il contesto del suo pensiero, piuttosto che le sue decisioni, come avveniva
quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede. Penso quindi che
egli cercherà di creare il contesto adatto nel quale egli ci aiuterà a considerare
i nostri problemi, alcuni dei quali sono universali, altri invece peculiari di questo
Paese. Alla luce della fede. Come di consueto, in occasione dei viaggi apostolici,
Benedetto XVI ha inviato un telegramma a tutti i capi di Stato dei Paesi sorvolati.
Al presidente italiano Giorgio Napolitano, il Papa assicura le sue preghiere per “il
benessere spirituale civile e sociale del popolo italiano”. Dal canto suo, il presidente
Napolitano si dice certo che il “messaggio di pace e di solidarietà fra i popoli”
del Papa “verrà accolto con emozione e piena condivisione del suo alto e profondo
valore”. Nel messaggio del Quirinale, il presidente della Repubblica definisce gli
USA “un Paese che attribuisce un rilievo centrale ai nobili valori della democrazia
e della libertà e che è chiamato a svolgere un ruolo di grande importanza nella vita
internazionale”. Alla vigilia del suo 81.mo compleanno, Napolitano rivolge al Papa
“i migliori auguri di benessere e serenità”. Il Pontefice assicura preghiere e auspica
prosperità anche nei telegrammi indirizzati al presidente francese Nicolas Sarkozy,
a quello irlandese signora Mary McAleese e all’omologo canadese, Michaëlle Jean.