Traslate le spoglie di Sant’Antonio da Padova per lavori di restauro nella Cappella
della Tomba: con noi il delegato pontificio, l’arcivescovo Francesco Gioia
Da ieri, i fedeli e devoti di Sant’Antonio da Padova possono pregare sulle sue spoglie
nella Cappella di San Giacomo, nella navata destra della Basilica. La traslazione,
avvenuta sabato scorso, è stata necessaria per permettere di iniziare i lavori di
restauro della Cappella della Tomba del Santo. Questa collocazione delle spoglie durerà alcuni
mesi, il tempo necessario ad ultimare i lavori. Non sarà eseguita nessuna ricognizione
delle reliquie, né un’ostensione delle stesse. Su questo avvenimento e sull’attualità
della figura di Sant’Antonio, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo
Francesco Gioia, delegato pontificio per la Basilica di Sant’Antonio in Padova:
R. –
Ecco che cosa dice questa traslazione? Certamente avviene per motivi contingenti,
per lavori di ristrutturazione che dobbiamo fare nell’ambiente in cui è collocata
la tomba di Sant’Antonio. Ma la Provvidenza racchiude sempre un messaggio molto ricco
in ogni avvenimento, anche più trascurabile, perché avviene lo stesso fenomeno dell’Eucaristia.
In ogni particella dell’Eucaristia vi è tutto Cristo, tutto intero, e così in ogni
singolo avvenimento, in ogni momento del tempo, in ogni punto dello spazio vi è un
messaggio di Dio, questo richiamo alla Santità, alla comprensione, alla pace, alla
dedizione, alla generosità. La santità è questa. Veramente devo ringraziare i padri
conventuali che hanno organizzato questa traslazione temporanea con molta dignità,
con molta fedeltà alle radici teologiche della pietà popolare. Non dobbiamo privare
il popolo di Sant’Antonio.
D. – La gente sente ancora
oggi forte il fascino di una figura come Sant’Antonio, perché secondo lei?
R.
– La gente davanti a Sant’Antonio sente il fascino della sua santità. I Santi, oltre
a svolgere una missione di intercessione per gli uomini che si affidano a loro, costituiscono
un grande dono della Provvidenza. Sono il segno dell’amore di Dio nei confronti degli
uomini, perché costituiscono un esempio. Sant’Antonio stesso dette una svolta alla
sua vita. Lui era un agostiniano giovane, di 25 anni, e quando sentì che cinque figli
di San Francesco, missionari in Marocco, il 16 maggio 1220, avevano dato la loro vita
per testimoniare Cristo, lui decise di lasciare il convento e mettersi in cammino
verso il Marocco per andare in quella terra a ricevere il martirio. La Provvidenza
rispose diversamente e lo volle come predicatore, lo volle come testimone. Questo
Santo è di attualità ed è nel cuore di tutti dal 1231, anno in cui è morto a soli
36 anni. E’ la santità che è sempre attuale. Io vorrei affidare tutti coloro che ci
ascoltano attraverso la Radio Vaticana alla protezione di Sant’Antonio. Sant’Antonio
è l’amico del popolo, è l’amico di ciascuno di noi. Chi ha bisogno si rivolga a lui,
non rimarrà deluso.