L'economia mondiale tra recessione, inflazione e guerre del pane
Atmosfera cupa al vertice del G7 che si è chiuso a Washington. I sette Paesi più industrializzati
del mondo hanno fatto il punto sullo stato dell’economia, stretta da un lato dalla
crescita dell’inflazione e dalla recessione dall’altro. Un quadro nel quale resta
ancora evidente, seppure più moderato, il divario tra il nord e il sud del mondo.
Il servizio di Benedetta Capelli:
E’
“stagflazione” il termine tecnico che meglio fotografa la situazione economica mondiale.
Una parola che è la combinazione di altre due: stagnazione e inflazione. Ciò significa
che si è di fronte ad un aumento generale dei prezzi accanto ad una mancanza di crescita
economica. Un concetto richiamato, nel suo intervento alla riunione del G7, da Dominique
Strauss-Kahn, al timone del Fondo Monetario Internazionale da sei mesi. Strauss-Kahn
ha parlato di un sistema economico “tra due fuochi”, di una “nuova crisi” nella quale
per la prima volta sono molto “stretti” i legami tra le turbolenze sui mercati e l’economia
reale. Turbolenze, si legge nel comunicato finale del G7, che potrebbero essere “più
protratte di quanto previsto”. Un quadro a tinte fosche, dunque, nel quale emerge
con forza il timore per le fluttuazioni dei cambi e le possibili conseguenze. “Le
maggiori preoccupazioni -ha aggiunto ancora Strauss-Kahn- sono il petrolio e gli alimentari”.
Il greggio, nelle scorse settimane, ha toccato il record di 112 dollari al barile
mentre impennano i prezzi delle derrate alimentari soprattutto nei Paesi a basso reddito,
come ha denunciato ieri la FAO alla luce delle violenze che si sono verificate in
Egitto, Tunisia e Haiti. Eppure le speranze del G7 sono riposte nelle economie emergenti
nonostante sia stata sottolineata ancora una volta la distanza fra i Paesi del Nord
e quelli del Sud che “però- ha detto Strauss-Kahn- è moderata”. Quali allora gli interventi
da mettere in campo per l’economia mondiale provata già dalla crisi dei mutui subprime
americani? Una risposta è venuta dal rapporto del Financial Stability Forum,
presieduto dal governatore della Bankitalia, Mario Draghi, e approvato dal G7. 70
pagine contenenti oltre 65 indicazioni operative da realizzare in cento giorni e che
ruotano intorno a due principi: più vigilanza e più trasparenza bancaria. Un piano
che se seguito, ha detto il presidente della Banca Centrale Europea Trichet, potrebbe
rafforzare la fiducia dei mercati.