2008-04-12 15:30:40

Italia: giornata di silenzio in vista delle elezioni di domani e lunedì


Giornata di riflessione oggi in Italia in vista delle elezioni politiche e amministrative. I seggi saranno aperti domani dalle 8 alle 22 e lunedì dalle 7 alle 15. Il ministro dell’Interno Giuliano Amato garantisce la correttezza del voto. E ieri gli ultimi appelli dei leader politici. Il servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3


L’ultima sfida per la caccia agli indecisi è stata sulle tasse e sull’utilizzo delle maggiori entrate fiscali, il cosiddetto tesoretto. Il leader del Partito Democratico Veltroni intende utilizzarlo per aumentare salari e pensioni. Berlusconi, leader del Popolo della Libertà, annuncia invece l’abolizione, a metà legislatura, dei bolli su auto e moto. Berlusconi ribadisce poi che al primo Consiglio dei ministri, che vuole tenere a Napoli, proporrà l’abolizione dell’ICI sulla prima casa. Per Veltroni le promesse del PDL non hanno copertura finanziaria. Tra i due candidati premier è battaglia anche sul possibile esito elettorale. La partita è aperta, siamo in rimonta, afferma Veltroni. Vinceremo noi, sostiene invece Berlusconi che si appella al voto utile, evitando quello a favore dei partiti più piccoli. Che naturalmente reagiscono. Casini, UDC, rilancia: in caso di pareggio ci candidiamo alla guida del Paese. Per Casini il voto a Berlusconi è in realtà dato alla Lega di Bossi. Il leader centrista ribadisce che non ci saranno accordi con il PDL: i patti si fanno prima del voto, osserva. Lo stesso ragionamento di Bertinotti, Sinistra Arcobaleno, che dice no all’ipotesi di una coalizione con il PD, definito un partito neocentrista. E anche Destra e Socialisti temono che alla fine ci sarà un governo di larghe intese tra PD e PDL. Mentre Giuliano Ferrara conferma l’impegno della sua lista “Aborto? no grazie” per una moratoria universale contro l’interruzione di gravidanza. Intanto, il ministro dell’Interno Amato garantisce la regolarità del voto: il Viminale sarà trasparente come una casa di vetro. E ci sarà maggiore rigore che, spiega Amato, potrebbe ritardare la comunicazione dei risultati ufficiali. Massima vigilanza anche sul voto all’estero, che si è già chiuso: l’affluenza alle urne è stata del 41,66 per cento, in leggerissimo calo rispetto a due anni fa.

Spagna
E’ iniziato il secondo mandato del premier spagnolo Zapatero con il giuramento, stamani, al Palazzo della Zarzuela di Madrid, nelle mani del re Juan Carlos. Il leader socialista ha annunciato la composizione del nuovo esecutivo che, per la prima volta nella storia del Paese, prevede più donne che uomini. Tra le novità: l’incarico alla difesa per Carme Chacon, in avanzato stato di gravidanza, e per Bibiana Ado al ministero dell’Uguaglianza, che a soli 31 anni rappresenta il ministro più giovane della democrazia spagnola.

Tibet
Mentre la fiaccola di Pechino 2008 ha lasciato indenne Buenos Aires diretta in Tanzania, il presidente cinese, Hu Jintao, è tornato a formulare dure critiche nei confronti del Dalai Lama, accusandolo di istigare alla violenza e di voler sabotare i Giochi. Hu Jintao ha poi ammonito ogni intromissione della comunità internazionale nel problema Tibet, sostenendo che si “tratta di una questione interna della Cina”. Intanto, questa mattina, sono tornati in piazza a Nuova Delhi oltre un migliaio di tibetani in esilio per chiedere il rispetto dei diritti civili e più autonomia per la regione himalayana.

Zimbabwe
I leader dei Paesi dell’Africa australe si sono riuniti oggi a Lusaka, in Zambia, per tentare di trovare una soluzione alla crisi post-elettorale esplosa in Zimbabwe, dove a due settimane dal voto presidenziale si attendono ancora i risultati. Ad opporsi al verdetto delle urne è il presidente uscente Robert Mugabe, sconfitto alle elezioni legislative dal partito di opposizione che fa capo al suo rivale Morgan Tsvangirai. Mugabe, che si è rifiutato di prendere parte al vertice in Zambia, ha ammonito i Paesi dell’area a non interferire in questioni interne allo Zimbabwe. Sul ruolo che questi ultimi possono svolgere nella soluzione della crisi Stefano Leszczynski ha intervistato Raffaello Zordan, africanista della rivista dei comboniani Nigrizia:RealAudioMP3


R. – La comunità degli Stati dell’Africa australe cerca di evitare che avvenga in Zimbabwe un rigurgito simile a quello che è avvenuto in Kenya e vuole tentare di risolvere la situazione. Mi pare che una possibilità quasi obbligata possa essere quella del ritiro di Mugabe e, probabilmente, l’esilio. In tal modo lascerebbe campo libero a chi avrà la forza e speriamo anche il coraggio di rimettere in piedi un Paese che lui ha contribuito largamente, negli ultimi dieci anni almeno, a distruggere.

 
D. – Una situazione che potrebbe anche divenire pericolosa qualora degenerasse?
 
R. – Assolutamente sì. Mugabe naturalmente ha il controllo di una parte dell’esercito e quindi potrebbe fare una cosa semplice: far finta che non sia successo nulla, restare al potere ed evitare che ci sia anche un secondo turno di presidenziali. Se invece, come alcuni suggeriscono, accetterà il ballottaggio con il leader dell’opposizione, Morgan Tsvangirai, è chiaro che pensa di poter vincere, diversamente non accetterà mai.

 
D. – Negli ultimi giorni ci sono stati dei nuovi assalti contro gli ultimi agricoltori bianchi del Paese. E’ stato un tentativo di distogliere l’attenzione dalla crisi?

 
R. – Il maggior sostegno a Mugabe, dal punto di vista elettorale e politico, viene dalla campagna, non certo dalle città. Lui cerca di ricompattare i suoi. Questa delle confische agricole è una farsa e credo che debba essere letta in questa maniera.

 
Economia – G7
Atmosfera cupa al vertice del G7 che si è chiuso a Washington. I sette Paesi più industrializzati del mondo hanno fatto il punto sullo stato dell’economia, stretta da un lato dalla crescita dell’inflazione e dalla recessione dall’altro. Un quadro nel quale resta ancora evidente, seppure più moderato, il divario tra il nord e il sud del mondo. Il servizio di Benedetta Capelli:RealAudioMP3


E’ “stagflazione” il termine tecnico che meglio fotografa la situazione economica mondiale. Una parola che è la combinazione di altre due: stagnazione e inflazione. Ciò significa che si è di fronte ad una mancanza di crescita economica accanto ad un aumento generale dei prezzi. Un concetto richiamato, nel suo intervento alla riunione del G7, da Dominique Strauss-Kahn, al timone del Fondo Monetario Internazionale da sei mesi. Strauss-Kahn ha parlato di un sistema economico “tra due fuochi”, di una “nuova crisi” nella quale per la prima volta sono molto “stretti” i legami tra le turbolenze sui mercati e l’economia reale. Turbolenze, si legge nel comunicato finale del G7, che potrebbero essere “più protratte di quanto previsto”. Un quadro a tinte fosche, dunque, nel quale emerge con forza il timore per le fluttuazioni dei cambi e le possibili conseguenze. “Le maggiori preoccupazioni - ha aggiunto ancora Strauss-Kahn- sono il petrolio e gli alimentari”. Il greggio, nelle scorse settimane, ha toccato il record di 112 dollari al barile mentre impennano i prezzi delle derrate alimentari soprattutto nei Paesi a basso reddito, come ha denunciato ieri la FAO alla luce delle violenze che si sono verificate in Egitto, Tunisia e Haiti. Eppure, le speranze del G7 sono riposte nelle economie emergenti nonostante sia stata sottolineata ancora una volta la distanza fra i Paesi del Nord e quelli del Sud che “però- ha detto Strauss-Kahn- è moderata”. Quali allora gli interventi da mettere in campo per l’economia mondiale provata già dalla crisi dei mutui subprime americani? Una risposta è venuta dal rapporto del Financial Stability Forum, presieduto dal governatore della Bankitalia, Mario Draghi, e approvato dal G7. 70 pagine contenenti oltre 65 indicazioni operative da realizzare in cento giorni e che ruotano intorno a due principi: più vigilanza e più trasparenza bancaria. Un piano che se seguito, ha detto il presidente della Banca Centrale Europea Trichet, potrebbe rafforzare la fiducia dei mercati.

 
Iraq
In Iraq, continuano i combattimenti tra le milizie vicine al leader radicale sciita Moqtada Sadr e le forze governative coadiuvate dai militari statunitensi. Particolarmente colpiti, i quartieri di Sadr City e di al Shaab a Baghdad. Il bilancio dei violenti scontri della scorsa notte parla 13 miliziani uccisi. Sempre a Baghdad, un civile iracheno è stato ucciso stamani e altri cinque sono rimasti feriti nell'esplosione di un ordigno, mentre ieri pomeriggio un colpo di mortaio aveva raggiunto il celebre Hotel Palestine, provocando tre vittime e 7 feriti. Sale la tensione anche a Najaf, dove ha destato molto sconcerto l’omicidio di Riyad al-Nuri, cognato di al Sadr. Il presidente Talabani ha promesso di far luce su questo omicidio per evitare una nuova spirale di violenza tra la popolazione civile.

Afghanistan
In Afghanistan, due tecnici indiani sono morti in un duplice attacco suicida contro un convoglio di lavoratori rivendicato dai talebani. Sono invece 20 gli insorti uccisi la notte scorsa a seguito di un’operazione delle forze di sicurezza afghane nel sud del Paese. Intanto, è giunto a Kabul il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, per una visita di due giorni. Il suo arrivo segue l’annuncio di ieri dell’invio di altre 3 mila unità militari francesi nel Paese, per rafforzare il contingente della NATO.

Bangladesh
Grave il bilancio dei violenti scontri scoppiati ieri a Dacca, in Bangladesh. Oltre cento persone sono rimaste ferite nei disordini seguiti all’approvazione di una norma che concede alle donne gli stessi diritti degli uomini in materia di proprietà. Ad organizzare le proteste un Comitato di resistenza alle leggi anti coraniche cioè una coalizione di partiti islamici. Il governo ha precisato che il provvedimento, approvato in marzo, ancora non è diventato legge e che non sarà adottata alcuna iniziativa contraria al Corano. Il Bangladesh, che ha una popolazione al 90 per cento musulmana, ha da tempo adottato un sistema giuridico laico, ma sul diritto di famiglia vige la sharia, la legge islamica.

Nepal
In Nepal, gli ex ribelli maoisti sono davanti nei risultati parziali delle elezioni per la nuova Assemblea costituente che dovrebbe trasformare la monarchia in Repubblica. Lo ha annunciato stamani la Commissione elettorale, precisando che ''i maoisti sono in testa in 56 circoscrizioni sulle 102 dove è in corso lo spoglio dei voti''. Per i risultati definitivi ci vorranno tuttavia almeno tre settimane.

Macedonia
Il parlamento della Repubblica ex jugoslava di Macedonia ha approvato nella notte il proprio scioglimento, avviando le procedure destinate a portare il Paese a elezioni anticipate in giugno, secondo quanto già preannunciato dal capo dello Stato, Branko Crvenkovski. La crisi è il frutto dell’uscita dalla coalizione di governo del partito della minoranza albanese il DPA, entrato in polemica con il partito slavo macedone per il mancato riconoscimento da parte di Skopje dell'indipendenza del vicino Kosovo da Belgrado. La situazione è poi precipitata con il recente rinvio dell'invito all'adesione alla NATO, a seguito del veto della Grecia. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Benedetta Capelli)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 103

 
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