2008-04-12 13:47:04

Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica


In questa quarta Domenica di Pasqua la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù spiega che “chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore”. Quindi aggiunge:

“Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo… io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”.

Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:RealAudioMP3

(musica)

 
C'è un recinto, c'è una porta e dentro il recinto le pecore.
 
Il recinto serve a proteggere ogni singola pecora e il gregge nel suo insieme da intrusioni di estranei, da “ladri e briganti”.
 
Il recinto è una protezione che può essere forzata, ma poi c'è un'altra protezione che si attiva nel riconoscimento o nel disconoscimento di colui che è entrato. Non chiunque ha accesso al recinto che è il cuore dell’uomo. Quando l’uomo ascolta la voce dell’unico e vero Pastore, la riconosce perché essa risuona in modo unico e inconfondibile. Nessun’altra voce penetra fin dove penetra la voce del buon Pastore.
 
Questa voce si rivolge a tutte le pecore nel loro insieme, ma non in modo impersonale. “Egli le chiama per nome” (kat'onoma, nominatim). E noi iniziamo ad avere un nome solo quando il Pastore ci chiama.
 
Si capisce facilmente perché in un mondo e in una società in cui non si conosce e non si riconosce l’unica voce dell’unico Pastore avanzi in modo pericoloso il fenomeno della spersonalizzazione, di uomini senza nome o con nomi fittizi, si capisce perché divengano sempre più problematici i processi di autoidentificazione.

 
(musica)







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