Messa di suffragio presieduta dal cardinale Sandri nel trigesimo della morte di mons.
Rahho
Si è celebrata stamani nella Basilica di San Pietro la Santa Messa nel trigesimo di
mons. Paulos Faraj Rahho, arcivescovo caldeo di Mossul, il cui corpo è stato trovato
privo di vita lo scorso 13 marzo. L’unità dell’Eucaristia – ha detto il cardinale
Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali che ha presieduto
la liturgia – “ci fa condividere fin d’ora la vita immortale del Risorto”: nel segno
di questa comunione – ha aggiunto – “sentiamo presenti” l’arcivescovo caldeo di Mossul
e i 3 giovani cattolici uccisi nel giorno stesso del suo rapimento. Estendiamo il
suffragio – ha poi detto il porporato – ai 3 subdiaconi assassinati lo scorso anno
in Iraq insieme con il prete Ragheed Ganni e all’ultima vittima, il sacerdote siro
– ortodosso, padre Yousef Adel. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
(Canto
in arabo)
Nell’odierna memoria liturgica del vescovo e martire, San
Stanislao, il cardinale Leonardo Sandri ha ricordato il martirio degli apostoli e
dei protomartiri romani che i discepoli del Risorto hanno conosciuto lungo la bimillenaria
storia della Chiesa. Cristo – ha spiegato il porporato – è la loro “corona”, la loro
“ricompensa”. Riferendosi al martirio dell’arcivescovo caldeo di Mossul, il porporato
ha poi aggiunto che l’Eucaristia ha educato e preparato il presule al compimento delle
parole di Cristo:
“Nel suo cuore, egli ripeteva le
parole di Cristo: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue. Fate questo in memoria
di me. Quante volte mons. Rahho ha proferito queste sante espressioni nella liturgia,
imparando a consegnare se stesso a Dio ed ai fratelli, e divenendo pane puro di Cristo!”. Nulla
sappiamo – ha poi detto il cardinale - delle ore della prigionia e dell’agonia di
mons. Rahho: “sono raccolte nel calice di Cristo”. Ma possiamo pensarle “segnate dalla
santità del dolore e della speranza”:
“Mons. Rahho ha comunicato al
Corpo e al Sangue del Signore, ha celebrato in persona di Cristo il mistero della
Sua immolazione pasquale; è stato associato dal Signore Gesù all’unica e perfetta
oblazione al Padre. Perciò, vivrà in eterno”.
La tribolazione che oggi
conoscono tanti discepoli del Signore – ha affermato il cardinale Leonardo Sandri
- è certamente destinata a portare evangelici frutti per la Chiesa caldea, per tutti
i cattolici e i fratelli in Cristo iracheni: “Frutti di riconciliazione
interna alla comunità ecclesiale e di riconciliazione per l’Iraq. Il ‘ paradosso’
cristiano si annuncia anche nel sangue versato”.
Prima della preghiera
conclusiva, il procuratore a Roma del patriarcato caldeo, mons. Philip Najim, ha letto
il messaggio del patriarca caldeo di Baghdad, cardinale Emmanuel III Delly, nel quale
si auspicano pace, sicurezza e stabilità per l’Iraq: “Il Signore
ci conceda la pace e la sicurezza, allontani da noi ogni male e ogni persecuzione
e faccia dono agli iracheni della grazia di sopportare tutto con fede e perseveranza”. Dopo
il ricordo speciale per gli iracheni è stato rivolto, infine, un particolare incoraggiamento
ai cristiani che in Terra Santa e in altre regioni del mondo vivono in condizioni
di estrema prova a causa della loro fede.