I vescovi del Brasile concludono l'Assemblea generale. Intervista con il cardinale
Scherer
Oggi la conclusione ad Itaici, in Brasile, dei lavori della 46.ma Assemblea dei vescovi
brasiliani che hanno approvato un Documento sull’evangelizzazione, la famiglia, l’etica
e la liturgia. Nel pomeriggio di ieri è stato presentato un libro-denuncia sulla violazione
dei diritti degli indigeni, dalla privazione delle terre alla violenza razzista fino
all’assassinio degli autoctoni. Sulle conclusioni dei lavori dell’Assemblea, ascoltiamo
il cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, intervistato da
Silvonei Protz:
R.
– Noi abbiamo cercato di dare un’impronta missionaria all’azione della Chiesa in Brasile
per i prossimi anni. Questo vuol dire che non soltanto la Conferenza e gli organismi
della Conferenza stessa, le diocesi, ma anche ciascuna comunità della Chiesa, ciascuna
organizzazione della Chiesa ed ogni cattolico devono sentirsi chiamati in causa per
diventare veramente discepoli di Gesù Cristo, con gioia e con speranza, cercando quindi
di diffondere questa gioia anche nell’ambiente nel quale si vive, cercando di contagiare
le altre persone che magari non frequentano la Chiesa pur essendo cattolici o coloro
che non sono cattolici. Noi dobbiamo riuscire a dare una testimonianza di speranza.
Abbiamo qualcosa di buono e di bello da dire per il tutto il mondo: questa è la Buona
Novella del Vangelo. Far sì che la nostra Chiesa diventi veramente una Chiesa in missione,
quello che è poi la proposta delle direttrici di questo Documento per i prossimi anni
dell’azione della Chiesa in Brasile.
D. – Voi avete
anche discusso molto e pubblicato tre dichiarazioni riguardo alle elezioni amministrative
in Brasile, che si terranno il prossimo ottobre, ma anche riguardo al diritto alla
vita e alla solidarietà a quei vescovi minacciati di morte proprio per la loro missione…
R.
– In Brasile viviamo purtroppo delle situazioni di violenza. E questo particolarmente
in Amazzonia, dove tante volte vescovi, sacerdoti, religiosi ed anche laici, che sono
impegnati nell’azione sociale della Chiesa, ma anche nella difesa della dignità umana,
della giustizia sociale e dei diritti umani, sono minacciati di morte. Ci sono, in
particolare, 3-4 vescovi che vivono questa situazione di minaccia costante. In questa
occasione abbiamo voluto dimostrare la nostra vicinanza, la nostra solidarietà e abbiamo
anche rivolto un veemente appello alle autorità brasiliane, affinché questa situazione
possa risolversi al meglio. Abbiamo poi fatto un’altra dichiarazione per le elezioni,
che si terranno nel prossimo mese di ottobre, anche perchè queste elezioni sono veramente
molto importanti poiché rappresentano la base stessa della politica brasiliana, che
è proprio nei municipi e nei comuni. Non vogliamo certo indicare dei candidati, ma
vorremmo fornire dei criteri affinché la campagna elettorale sia degna, rispettosa,
non vengano commessi abusi e soprattutto perchè venga superato il sistema della corruzione
elettorale, che ha così tanto danneggiato la vita politica brasiliana. Abbiamo finalmente
anche dato il via ad una iniziativa nuova di un disegno di legge di iniziativa popolare,
come prevede la Costituzione brasiliana, per limitare ulteriormente l’accesso di candidati
alla vita politica, al mandato pubblico di persone corrotte o che abbiano avuto a
che fare con la giustizia e quindi siano state già condannate in prima istanza. Il
disegno di legge è stato sostenuto dalla Conferenza dei vescovi, ma anche dall’Organizzazione
degli avvocati del Brasile.
D. – Lei un anno fa
ha ricevuto Benedetto XVI a San Paolo. Cosa è cambiato dopo la visita del Santo Padre
nella sua diocesi, ma anche in Brasile?
R. – Benedetto
XVI ha portato uno stimolo importante alla gente e alla Chiesa in Brasile. Il Santo
Padre ci ha confermati nella fede. La sua parola è stata per noi ed è tuttora una
parola del Successore di Pietro che indica alla Chiesa la strada.