Giornata accademica a Roma sul tema dell'autorità nella vita religiosa
“Diversi modelli di Autorità presenti nella vita religiosa della Chiesa latina. Riflessioni
e prospettive in occasione del XXV Anniversario di Promulgazione del Codice di Diritto
Canonico”. E’ il tema scelto dalla Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università
San Tommaso d’Aquino – Angelicum di Roma che, mercoledì scorso, ha dedicato una giornata
accademica all’argomento. Nella relazione introduttiva del Decano della Facoltà, padre
Bruno Esposito, si è parlato dell’Autorità intendendola non come comando, ma come
servizio. Riflettere sui diversi modelli di autorità religiosa, ha spiegato, “significa
prendere prima di tutto coscienza dell’importanza della questione per tutta la vita
della Chiesa, ma anche della rilevanza della dimensione giuridica in genere”. A questo
proposito, come riporta l’agenzia Zenit, ha commentato che non è stata casuale la
scelta del termine “Autorità” anche se il Codice canonico usa quasi sempre il termine
“Superiore”. “Oggi si parla più di 'crisi dell’autorità' – ha aggiunto padre Esposito-
che di crisi del voto di obbedienza”, e la situazione è il “risultato di una confusione
che trova la sua origine anche in una mancanza di coscienza dei doveri e dei diritti
propri di chi è costituito in autorità”. Secondo il Decano, l’assunzione del servizio
dell’autorità “comporta per il religioso interessato il dovere morale di acquisire,
secondo le sue possibilità, tutto ciò che l’aiuterà a svolgere nel modo migliore il
suo servizio”. Accanto a questo, c'è “il livello di collocazione e di rapporto dell’autorità
religiosa con coloro che nella Chiesa hanno la pienezza della sacra potestas,
il Papa e i vescovi”. Governare non vuol dire quindi comandare ma servire la salvezza
perché raggiunga il più alto numero possibile di fratelli. Secondo padre Esposito,
la questione si rivela “quanto mai opportuna per superare le sempre pericolose polarizzazioni
tra Chiesa dello spirito e Chiesa del diritto, tra carisma ed istituzione, tra giusta
autonomia degli Istituti e gli interventi degli Ordinari del luogo”. (B.C.)