Irlanda del Nord: dieci anni fa gli storici accordi di pace del Venerdì Santo
Il 10 aprile del 1998, con gli storici accordi del Venerdì Santo siglati nel Castello
di Stormont, si pose fine alla trentennale guerra civile, che in Irlanda del Nord
ha provocato oltre 3 mila morti. Rappresentanti di unionisti e repubblicani hanno
poi dato vita ad un governo di unità nazionale e, grazie ad uno sviluppo economico
senza precedenti, in Ulster si può finalmente vivere nella pace. Ma come è cambiata
in dieci anni la situazione nella regione? Giancarlo La Vella lo ha chiesto
a Paolo Romani, editorialista di "Famiglia Cristiana":
R. –
Quello che si può dire è che il clima è veramente cambiato: questi accordi funzionano,
anche se il cammino della pace era comunque stato lungo e difficile. Anche dopo gli
accordi c’era stato un sanguinoso attentato il 15 agosto 1998. Dopo non ci sono stati
praticamente più attentati. L’IRA ha accettato di deporre le armi e Ian Paisley, leader
dei lealisti, ha accettato di presiedere un governo unitario, nel quale il vice primo
ministro non era altri che Martin McGuinness, ex militante dell’IRA. Certo che a Belfast
e a Londonderry si vedono ancora le formidabili barriere metalliche dette eufemisticamente
“mura della pace”, che erano state erette per separare i quartieri. Ma da anni le
barriere sono aperte, anche se le due comunità non si sono ancora veramente integrate;
ma almeno adesso si può circolare liberamente. La Gran Bretagna ha ritirato la quasi
totalità dei suoi militari dall’Irlanda del Nord. La pace è favorita anche dal boom
economico che sta conoscendo l’Irlanda del Nord, un boom favorito anche dai rapporti
più stretti che la pace ha consentito di stringere tra l’Irlanda del Nord e l’Irlanda
del Sud, che è ora uno dei Paesi più ricchi dell’Unione Europea. Arrivano a Belfast
e a Londonderry gli investimenti, specialmente dagli Stati Uniti, ma adesso anche
dai Paesi emergenti come l’India o la Cina. Insomma, c’è un clima veramente molto
diverso da quello del passato.
D. – Possiamo dire
che la pace in Ulster, a differenza delle soluzioni in altre aree di crisi nel mondo,
è veramente frutto di un impegno dei cittadini della regione e molto poco della comunità
internazionale?
R. – Ah, sì!, non c’è dubbio che
siano stati veramente i cittadini dell’Ulster a scegliere la pace, anche se bisogna
dire – a onor del vero – che gli Stati Uniti, dove esiste una numerosissima comunità
irlandese, hanno esercitato pressioni sui governi sia britannico sia della Repubblica
irlandese, e quindi è vero che il merito della pace va attribuito in primo luogo ai
cittadini, però qualche pressione internazionale c’è stata!