2008-04-09 15:04:24

Pakistan: mons. Saldanha condanna l'uccisione di un indù, vittima della legge sulla blasfemia


Condannato a morte dai suoi stessi colleghi musulmani, ieri a Karachi il 22 enne Jagdeesh Kumar è stato picchiato a morte nella fabbrica di pelli in cui lavorava. Con l’accusa di blasfemia gli operai hanno applicato in modo arbitrario la legge vigente nel Paese che prevede la pena di morte per atti profanatori e blasfemi contro l’Islam e il profeta Maometto. L’uccisione - riferisce l'Agenzia Asianews - è stata duramente condannata dall’arcivescovo di Lahore mons. Lawrence John Saldanha, presidente della Conferenza episcopale del Pakistan e della Commissione nazionale di giustizia e pace. “Le rettifiche apportate alla legge sulla blasfemia per evitarne l’abuso non hanno migliorato la vita della gente comune che è sempre vittima di persone guidate da emozioni e istinti e che si fanno interpreti della legge”, ha detto mons. Saldanha. Le accuse di blasfemia non convincono la famiglia della vittima che crede che la religione non abbia nulla a che fare con questa morte in quanto il ragazzo “era un uomo semplice e sapeva poco di religione. In Pakistan la blasfemia è punibile con la morte ma nessuno è mai stato ufficialmente condannato. Tuttavia quasi 30 persone sono rimaste vittime della giustizia sommaria e illegittima, anche quando in custodia della polizia e i luoghi di culto delle minoranze religiose e le loro case sono spesso sotto attacco. Gli indù sono una minoranza in Pakistan e costituiscono l’1,6% di una popolazione di 160 milioni di abitanti, di cui la stragrande maggioranza è musulmana. (R.P.)







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