Nel 50.mo anniversario dell’elezione di Papa Roncalli, il cardinale Bertone ricorda
la figura di Giovanni XXIII, campione di bontà ma non di ‘buonismo’
Campione di bontà ma non di ‘buonismo’, esempio di mitezza e al tempo stesso, quando
necessario, di determinazione irremovibile. E’ questo il ritratto, affiancato all’immagine
evangelica del Buon Pastore, proposto domenica scorsa dal cardinale segretario di
Stato Tarcisio Bertone per ricordare la figura di Giovanni XXIII, in occasione dell'anno
giovanneo indetto nel 50.mo anniversario della sua elezione al Soglio di Pietro. Durante
l’omelia, pronunciata nella Chiesa di Sant’Alessando in Colonna a Bergamo, il porporato
ha anche sottolineato che “Giovanni XXIII, chiamato affettuosamente da molti il ‘Papa
buono’, sapeva essere determinato e battagliero. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il segretario
di Stato vaticano ha ripercorso l’opera di Giovanni XXIII ricordandone “la forza della
dolcezza, lo zelo della pazienza”: l’ottica caratterizzata dalla bonarietà e dall’umanità
di Papa Roncalli – ha detto il porporato – non può escludere la sua determinazione
indomita nel fare e nel suscitare il bene senza tregua e senza timori. E’ quanto sostiene
anche mons. Giovanni Carzaniga, direttore della Fondazione Giovanni
XXIII e parroco della Chiesa di Sant’Alessandro in Colonna a Bergamo:
“Mi
sembra un’ottica molto vera, nell’intento di vedere Papa Giovanni senza ridurlo a
questa dimensione di bontà, che potrebbe suonare quasi come un buonismo. Papa Giovanni
è stato invece una persona, certamente, che ha cercato appunto il bene in tutte le
maniere: ha sempre cercato ciò che unisce e non ciò che divide. E’ stato capace di
perdono, di misericordia, di pazienza; indubbiamente, è stato un uomo di grande tenacia”.
Sotto
il peso di essere stato etichettato come “un Papa di transizione” – ha affermato il
porporato – Papa Roncalli ebbe il coraggio di accettare la sfida posta dai tempi e
dall’emergere di esigenze che richiedevano dalla Chiesa risposte nuove. L’annuncio
del Concilio Vaticano II fu improvviso e inatteso: “Non c’erano pressioni di sorta
– ha fatto notare il cardinale segretario di Stato – né errori che non fossero già
stati condannati, ma solo la decisione solitaria di un vegliardo”. Quali, allora,
i motivi ispiratori di quella scelta? Mons. Carzaniga:
“L’intuizione
fu quella che il Concilio sia a livello universale espressione della capacità della
Chiesa di riproporre la dottrina di sempre ma in un tempo, in un modo adatto. Lui
aveva proprio questa forte convinzione che i Concili – Trento, in particolare – avessero
dato alla Chiesa quella capacità di adeguarsi ai tempi”.
Del pontificato
di Giovanni XIII il cardinale Tarcisio Bertone ha anche sottolineato l’interpretazione
efficace della sintesi tra “fedeltà e dinamica di cui è intessuta la vita stessa della
Chiesa”. Una sintesi – ha detto – perfettamente incarnata da Giovanni Paolo II e Benedetto
XVI. Come si è estesa l’eco della grande eredità spirituale di Giovanni XXIII? Ancora
mons. Giovanni Carzaniga:
“Penso che Giovanni Paolo II – a parte l’eredità
anche nel nome – abbia colto di Papa Giovanni un tono di respiro universale. Giovanni
Paolo II credo che abbia esteso questa mondialità ad un tono di profonda umanità e
vicinanza. Mi sembra siano priorità che anche Benedetto XVI ha inserito nel suo pontificato.
Penso in particolare al cammino, alle 'ragioni della fede' compresa con la mente,
con il cuore e con la vita. Credo che sia un modo chiaramente diverso, ma molto vicino
a quello di Papa Giovanni”.