Mons. Marchetto: rispettare i diritti di tutti gli immigrati, anche se irregolari
La pastorale delle migrazioni, le nuove schiavitù, il turismo ed i pellegrinaggi:
questi i temi affrontati ieri da mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio
Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti. Il presule è intervenuto
alla 95.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale Argentina, in corso a Buenos
Aires fino al 12 aprile. Ce ne parla Isabella Piro:
Oggi,
in tutto il mondo, sono quasi 200 milioni gli uomini, le donne, i bambini e gli anziani
coinvolti nel fenomeno migratorio, soprattutto a causa del lavoro. Il 9% di essi sono
rifugiati, mentre la maggior parte sceglie l’Europa come Paese di accoglienza. È partita
da questi dati la riflessione di mons. Marchetto, che ha poi richiamato la necessità
di affrontare le migrazioni in un contesto ampio, che guardi anche “ai problemi della
globalizzazione, alla questione demografica, specialmente nei Paesi industrializzati,
all’aumento crescente della disparità tra nord e sud del Pianeta, allo sfruttamento
e al degrado della persona, alla proliferazione dei conflitti e delle guerre civili”.
Tuttavia, mons. Marchetto ha invitato a non guardare solo agli aspetti negativi della
migrazione, poiché essa offre “un’occasione straordinaria di conoscenza tra le diverse
persone, con la possibilità di sperimentare direttamente l’unità della famiglia umana”.
Di qui, l’esortazione – già contenuta nel documento Erga migrantes caritas Christi,
pubblicato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti
il 3 maggio 2004 – a “trasformare l’esperienza migratoria in un’occasione di nuova
evangelizzazione e di missione”. Infatti, ha continuato mons. Marchetto, “la composizione
delle migrazioni attuali impone una visione ecumenica di tale fenomeno, a causa della
presenza di molti migranti cristiani”, così come necessita del “dialogo interreligioso,
dovuto al sempre più consistente numero di migranti di altre religioni, in particolare
musulmani”.
Il presule ha poi ricordato un punto
fondamentale: “i migranti non possono essere considerati come una mercanzia o una
mera forza-lavoro. Tutti, anche quelli irregolari, godono dei diritti fondamentali
inalienabili, che devono essere rispettati in qualsiasi situazione”. Per questo, mons.
Marchetto ha sottolineato la necessità di trasmettere “una cultura dell’accoglienza
che riconosca a tutti i propri diritti e i bisogni spirituali” ed ha invitato i cristiani
“a rispettare le tradizioni e le culture degli immigrati, i quali devono, da parte
loro, avere lo stesso atteggiamento verso gli autoctoni e le leggi del Paese che li
accoglie”.
Mons. Marchetto si è quindi soffermato
sulle “nuove schiavitù”, come lo sfruttamento sessuale, “un commercio osceno”, ha
detto, che coinvolge circa 6 milioni di donne e bambini. Altra piaga è lo sfruttamento
lavorativo, che riguarda quasi 246 milioni di persone, soprattutto nel settore agrario.
Tra questi, circa 20 milioni sono in schiavitù a causa di un debito (un fenomeno che
si riscontra soprattutto in India, Pakistan, Bangladesh e Nepal), mentre tra i 700mila
e i 4 milioni diventano schiavi per un contratto di lavoro. Di qui, l’appello lanciato
dal presule perché si ratifichino “strumenti legali internazionali che garantiscano
i diritti dei migranti, dei rifugiati e delle loro famiglie” e l’invito affinché le
Conferenze Episcopali e le comunità ecclesiastiche dei singoli Paesi formulino progetti
pastorali specifici sulle migrazioni.
Infine, mons.
Marchetto ha analizzato la pastorale del turismo, compreso quello religioso. Partendo
dal presupposto che “oggi il turismo è uno dei settori più importanti della mobilità
umana” e che “i turisti internazionali sono 900 milioni, mentre 200 milioni sono gli
impiegati nel settore”, il presule ha ribadito la necessità di una “nuova evangelizzazione
del turismo contemporaneo”. Per questo, mons. Marchetto ha suggerito di istituire
corsi di formazione sul turismo sia nelle Università cattoliche che nei Centri di
formazione per sacerdoti e religiosi. Questo per diffondere una concezione del fenomeno
“dal punto di vista pastorale e sociologico”, poiché “il turismo è uno strumento di
dialogo, di promozione della pace, di aiuto allo sviluppo, di conoscenza della memoria
di altri popoli, di crescita spirituale”. Importante, inoltre, secondo il presule,
l’applicazione di “codici deontologici d’impresa e dei più recenti codici specifici
sull’attività turistica”.
Quanto ai pellegrinaggi,
mons. Marchetto ha invitato a considerare i Santuari come “una stazione intermedia
del nostro cammino terreno”. “In essi – ha aggiunto - tutti i pellegrini, inclusi
gli assistenti pastorali che li accompagnano, vengono chiamati ad accostarsi al Sacramento
della Penitenza per riconciliarsi con Dio e con se stessi ed aprirsi agli altri nella
carità”.