La speranza evangelica e i diritti dell’uomo al centro del viaggio di Benedetto
XVI negli USA: lo sottolinea il cardinale Bertone in un’intervista alla FOX News
Cresce tra gli americani l’attesa per il viaggio apostolico di Benedetto XVI negli
Stati Uniti, che prenderà il via martedì prossimo. Ieri, il Papa - in un videomessaggio
ai cattolici statunitensi - ha sottolineato che sarà la speranza cristiana il cuore
del suo ottavo viaggio internazionale. Il Pontefice ha inoltre affermato di essere
consapevole che il messaggio evangelico è “radicato” nel popolo americano. Proprio
sulla realtà della Chiesa americana e il diverso ruolo della religione negli Stati
Uniti e in Europa, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha rilasciato
un’intervista alla tv americana FOX News:
R. –
Per gli Stati Uniti - considerando la grande storia religiosa degli Stati Uniti e
la storia e il ruolo che ha svolto la Chiesa cattolica degli Stati Uniti - io credo
che il Papa veda un futuro sicuro per la Chiesa degli Stati Uniti, anche se la Chiesa,
così come le altre religioni, può essere messa in crisi dalla secolarizzazione e dalle
tante sfide del mondo moderno, come - per esempio - la sfida della scienza, che il
Papa stesso analizza proprio nella sua Enciclica “Spe salvi”. Gli Stati Uniti si presentano
sulla scena del mondo anche per il grande progresso scientifico, che ha fatto - soprattutto
nel secolo scorso - un grande balzo in avanti. Di fronte a queste sfide, però, il
Papa vede la funzione e il ruolo della fede e il ruolo dell’etica. Negli Stati Uniti
ci sono due elementi importanti, insieme agli altri e insieme alla grande forza manifestata
e realizzata per la società civile degli Stati Uniti da parte della Chiesa cattolica:
c’è il valore della religione che è un valore recepito ed accettato comunemente negli
Stati Uniti, nonostante l’evoluzione del mondo moderno; e c’è il valore dell’etica,
il valore dei fondamenti etici. Mi sembra che proprio su questa base, che è una base
stabile, che rappresenta le radici cristiane della società della grande nazione così
multiforme degli Stati Uniti d’America, il Papa vede un futuro – che proprio su questa
base – può svilupparsi coerentemente. Naturalmente questo è più difficile in Europa,
perchè in Europa c’è proprio il problema del fondamento delle radici cristiane dell’Europa,
che sembra essere obliterato, che sembra essere quasi rifiutato dall’Europa. Il Papa
ha lanciato un grande allarme all’Europa del nostro tempo, dicendo che staccandosi
dalla sue radici rischia il declino. Un’Europa senza Dio e senza il Dio di Gesù Cristo,
che ha fondato e costruito la società europea e l’humus stesso della civiltà europea,
che è stata così efficace e così generosa in tutto il mondo, soprattutto negli altri
continenti (basti pensare all’America Latina, all’Africa così come all’Asia) l’Europa
rischia il suo declino, direi quasi il suo affondamento. Allora il Papa vede questa
differenza tra Stati Uniti ed Europa, ma anche all’Europa lancia i suoi messaggi di
impegno e di speranza.
D. – Eminenza, la Chiesa
degli Stati Uniti sta ancora riassorbendo lo shock per lo scandalo degli abusi sessuali.
Il Papa ne parlerà nel suo viaggio?
R. – E’ vero
e questo è stato un fatto doloroso che ha colpito la Chiesa e non solo la Chiesa,
ma direi tutte le istituzioni. Vorrei solo sottolineare, al di là della grande afflizione
che questo problema specifico ha portato ai Papi – ricordo gli incontri con Papa Giovanni
Paolo II e il Papa Benedetto – che la grandissima maggioranza dei sacerdoti, dei
pastori, degli educatori cattolici degli Stati Uniti sono rimasti fedeli e con una
integrità ineccepibile. E questo dobbiamo tenerlo presente. Ma anche se fossero solo
pochi, comunque, il fatto sarebbe gravissimo, perchè rappresenterebbe una contraddizione
aperta con la vocazione e la missione soprattutto dei sacerdoti. Questo ha ferito
la Chiesa cattolica negli Stati Uniti così come la Chiesa cattolica in tutto il mondo.
Il Papa ne parlerà in modo specifico nella cattedrale di San Patrizio, nel suo discorso
ai sacerdoti, sabato 19 aprile. Naturalmente il Papa cerca, insieme con i pastori
della Chiesa, le vie della guarigione e della riconciliazione. E’ con questa intenzione
che il Papa esorterà tutti a partecipare in modo deciso e con una purificazione, una
purificazione della vita, per costruire una cultura di integrità morale, di giustizia,
di fiducia reciproca, soprattutto nel campo educativo. E questo perchè davanti a questi
problemi e a questi rischi, che incombono purtroppo sempre sulla vita di ogni persona
- vediamo quante persone, di ogni estrazione sociale, possono essere colpite da questa
tentazione e da questo degrado umano – tutti noi dobbiamo sempre lavorare nel campo
educativo. Non dobbiamo rinunciare all’azione educativa, non dobbiamo rinunciare alle
scuole, non dobbiamo rinunciare ai centri giovanili, ma anzi farne un forum di confronto
per una formazione integrale, farne un cenacolo, che sia un cenacolo dell’amicizia
in Cristo, che sia un cenacolo dell’educazione alla fede, dell’educazione all’amore.
Il Papa ha chiarito bene anche quali siano le vie o i pericoli nell’educazione all’amore
nella sua prima Enciclica “Dio è Amore”.
D. – Quale
sarà il messaggio di Benedetto XVI alle Nazioni Unite?
R.
– Il messaggio del Papa alle Nazioni Unite sarà anzitutto sulla scia dei Papi precedenti
e quindi sarà un messaggio di riconoscimento del valore del ruolo delle Nazioni Unite
e della bontà delle relazioni che hanno caratterizzato i rapporti tra la Santa Sede
e le Nazioni Unite fin dal loro sorgere, fin dal loro inizio. Quest’anno, poi, ricorre
il 60.mo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e quindi il
discorso del Papa sarà centrato proprio su questo tema e soprattutto sull’unità e
sull’indivisibilità dei diritti umani fondamentali, che affondano le loro radici nella
natura dell’uomo creato ad immagine di Dio. Direi che la teologia della creazione
– e lo dico anche ad una grande nazione come quella degli Stati Uniti, che è una nazione
che crede nel Dio della creazione – è a fondamento dei diritti, i diritti sono fondati
sull’uomo, creato ad immagine di Dio e, quindi, fondati nella giustizia e nell’etica.
Troppo spesso e con troppa superficialità si considerano i diritti umani e magari
i nuovi diritti come atti puramente legali, che derivano dalla volontà di un legislatore
o di una autorità umana, dimenticando che le Nazioni Unite sono nate proprio come
organizzazione mondiale dopo la triste esperienza della onnipotenza di dittatori e,
quindi, proprio per cercare di stroncare la frammentazione dei diritti e la debolezza
dei diritti, facendoli quasi derivare soltanto da chi comanda o da chi con assoluta
discrezionalità decide quali sono i diritti e quali i doveri e soprattutto quali non
sono i diritti. I diritti hanno, invece, un fondamento più remoto, un fondamento proprio
nella natura umana. Naturalmente anche gli obblighi della comunità internazionale
per la tutela dei diritti sono imprescindibili e il Papa toccherà gli obblighi della
Comunità internazionale a tutelare i diritti dei più deboli e non i diritti dei più
forti, perchè questo sarebbe certo facile, visto che i più forti se li tutelano da
soli. La Comunità internazionale e quindi il concerto delle Nazioni Unite, l’Organizzazione
delle Nazioni Unite, deve tutelare i diritti dei più deboli. Questo è in linea proprio
con la sussidiarietà, con la solidarietà e con la vicinanza ai popoli che soffrono
per la fame, per l’ignoranza, per le malattie endemiche… Questo è un problema in cui
la Chiesa è impegnata in prima linea con tutte le sue organizzazioni umanitarie.