Dossier Caritas: sempre più immigrati diventano imprenditori in Italia
“Serve un progetto per permettere anche agli immigrati di essere imprenditori in Italia”.
Così padre Federico Lombardi, direttore della nostra emittente, durante il convegno,
svoltosi ieri nella sede della Radio Vaticana, dal titolo: “Immigrati: per contare
di più come lavoratori e come cittadini”. Tra i presenti anche Otto Bitjoka, imprenditore
originario del Camerun, da oltre 30 anni a Milano e autore del libro “Ci siamo. Il
futuro dell’immigrazione in Italia”. Il servizio di Silvia Gusmano.
Il mercato
li cerca, la società li evita. Questa la condizione, in Italia, dei lavoratori immigrati
che insieme con le loro famiglie, sono giunti oggi alla soglia dei quattro milioni.
Oltre 141 mila, come è emerso ieri dai dati raccolti dal Dossier Statistico Immigrazione
della Caritas, sono titolari d’azienda, presenti soprattutto nelle regioni del Centro-Nord
e nei settori dell’edilizia e dell’artigianato. Il loro numero è triplicato negli
ultimi quattro anni, ma è ancora lontano dalla percentuale di imprenditori che si
riscontra tra i lavoratori italiani. Ancora numerosi, infatti, i fattori che ostacolano
la creazione d’impresa tra gli stranieri, così spiegati dall’imprenditore Otto
Bitjoka:
“L’accesso al credito, la burocrazia
e a volte anche la lingua: in parte sono le difficoltà che trovano tutti gli imprenditori
e in più c’è il fatto di essere immigrati, che già di per sé rappresenta una difficoltà.
Non si riesce, infatti, a quantificare quello che porta come valore aggiunto. Si riesce
solamente a percepire e a immaginare che è un fattore destabilizzante, che porta insicurezza,
in quanto simboleggia l’immigrazione in generale. Io credo che serva una pedagogia
civica, per sfrattare questi luoghi comuni”.
E proprio
per sconfiggere i luoghi comuni e promuovere l’iniziativa imprenditoriale degli stranieri,
Bitjoka ha messo a punto all’interno dell’associazione Ethnoland da lui presieduta,
il progetto “ImmigratImprenditori” che, superando ogni paternalismo, intende puntare
sul confronto con il territorio e le organizzazioni di categoria. Positiva la risposta
ottenuta finora. Tra i presenti ieri, infatti, anche Matilde Di Venere,
responsabile del settore Europa-Immigrazione della Confartigianato che ha ricordato
così i notevoli e reciproci vantaggi della presenza degli stranieri nel mondo imprenditoriale
italiano: “Fare impresa per uno straniero oggi significa integrarsi
profondamente con il territorio in cui lavora e in cui produce la sua attività, perché
fare impresa significa creare valore e ricchezza per il piccolo territorio in cui
ci si è insediati. Troviamo che questo sia anche un modo per rompere alcuni stereotipi
degli italiani verso gli stranieri e creare un circolo virtuoso dove vincono sia lo
straniero, che realizza il proprio sogno imprenditoriale, che la società che li accoglie
e che ne trae anche beneficio economico. Ormai sono tanti gli immigrati che danno
lavoro anche agli italiani”.
L’integrazione, dunque,
passa anche per la creazione d’impresa ed è ora, come ha affermato con forza padre
Lombardi, che gli stranieri siano considerati parte attiva e protagonisti della società
italiana italiana.