Appello al dialogo dei vescovi della Bolivia: è in gioco la pace e la convivenza democratica
“Il dialogo è un mezzo che il Signore ci ha donato come strumento per la comunicazione
e l’incontro tra le persone e in esso ciascuno esprime i suoi punti di vista nella
verità” e “ascolta l’altro” “per raggiungere intese e accordi”. Sono riflessioni dell’Episcopato
boliviano espresse in un ampio documento a conclusione, ieri, dell’Assemblea plenaria.
I presuli della Bolivia riflettono sulle sfide che l’evangelizzazione, alla luce del
documento di Aparecida, pone a tutti, in particolare nell’ambito missionario. Dall’altra
parte l’Assemblea episcopale esprime gravi “preoccupazioni per i contrasti che separano
le regioni, le etnie e le classi sociali, nonché per la polarizzazione ideologica,
il monopolio della politica e il peso dei settori radicali che ostacolano il dialogo
e la ricerca del consenso. “Tutto ciò – aggiungono - può sfociare in scontri con delle
conseguenze imprevedibili di dolore e morte”. In questo contesto i vescovi rinnovano
per l’ennesima volta il loro accorato “appello al dialogo poiché unico cammino per
la pace e l’unità del Paese”. La Chiesa boliviana, da mesi, a richiesta delle parti,
è impegnata a ricercare modi per avvicinare il governo del presidente Evo Morales
e i cinque governatori dell’opposizione, i quali, in sostanza non sono d’accordo su
nulla, in particolare sulla nuova Costituzione, che sarà sottoposta a referendum il
4 maggio. In questa giornata l’opposizione vorrebbe far votare altri referendum sull’autonomia
delle regioni in disaccordo con il potere centrale. L’arcivescovo di Santa Cruz, cardinale
Julio Terrazas, presidente dell’Episcopato ha incontrato, a più riprese, il presidente
Morales e l’altro ieri ha fatto lo stesso, ancora una volta, con i cinque governatori.
In riferimento a questo fragile processo la dichiarazione dei vescovi precisa: “Occorre,
ora, più che mai, una ferma volontà di dialogo, lasciandosi illuminare dalla ragione
e guidare dalla verità, rispettando la legalità e l’ordinamento giuridico della nostra
società”. Si deve lavorare per trovare “soluzioni efficaci, durature per difendere
il bene comune e ridare al popolo la speranza”. I presuli boliviani concludono esprimendo
angoscia di fronte “al pericoloso peggioramento della situazione nazionale” e chiedono
a tutte le parti, in particolare alle autorità, di aprire subito il dialogo “non appena
si siano realizzate le condizioni minime“ poiché è in gioco “la pace, la convivenza
democratica e lo stato di diritto”. (A cura di Luis Badilla)