STATI UNITI/RDC L’arcivescovo di Bukavu si appella alla generosità dei cattolici americani
per aiutare il Congo non ancora del tutto pacificato
WASHINGTON, 7 apr 08 - La Repubblica Democratica del Congo ha ancora bisogno
della generosità degli Stati Uniti per consolidare la pace e la democrazia nel Paese,
ancora fragili dopo decenni di guerre e violenze. Lo ha affermato l’arcivescovo congolese
di Bukavu, mons. François Maroy Rusengo durante una visita nei giorni scorsi a Washington,
dove ha incontrato esponenti politici e responsabili della Conferenza episcopale (USCCB)
per chiedere altri aiuti a sostegno del processo di pacificazione nell’ex-Zaire. Un
processo che non si può dire concluso, soprattutto in alcune aree come appunto l’arcidiocesi
di Bukavu, dove la popolazione continua a subire violenze e vessazioni da parte delle
milizie. “I miliziani - ha denunciato l’arcivescovo all’agenzia Cns – continuano
a stuprare, saccheggiare e a reclutare bambini”. A preoccupare in particolare il presule
sono i giovani che costituiscono la metà della popolazione congolese: “Non hanno un
lavoro e non vedono alcun futuro ed è difficile trovare una risposta a questo problema”.
Per uscire da questa situazione, mons. Maroy ha ribadito che è indispensabile l’aiuto
della comunità internazionale e, in particolare, di una superpotenza come gli Stati
Uniti: “Il governo statunitense deve incoraggiare il dialogo, mentre l’ONU deve promuovere
il buon governo”. Ma un Paese povero come la Repubblica Democratica del Congo ha anche
bisogno di aiuti economici. Il presule si è appellato in particolare alla solidarietà
dei cattolici: “I cattolici americani possono condividere il loro benessere”, ha detto. (Cns
– ZENGARINI)