Presentate a Roma le proposte del Movimento per la Vita a 30 anni dalla legge 194
La legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza va rivisitata, abbattendo
con il dialogo il muro che da sempre ha diviso favorevoli e contrari. È l’appello
lanciato da Carlo Casini, presidente del movimento per la vita, secondo il quale la
norma è non mostra in modo chiaro la scelta preferenziale per la nascita. Casini ha
spiegato oggi a Roma il progetto di riforma della legge e ha presentato il suo libro,
dal titolo “A trent’anni dalla 194”, che verrà consegnato a ogni parlamentare eletto.
Il servizio di Linda Giannattasio
L'intervista
di Emanuela Campanile a Carlo Casini:
R. – Il tema
della legge 194, che compie - proprio nel 2008 - trent’anni, deve essere messa al
centro della valutazione del popolo sia ora che dopo le elezioni: ora nella scelta
libera – noi non diamo suggerimenti specifici – e dopo perchè crediamo che la prossima
legislatura sia veramente una legislatura che dovrà affrontare, insieme agli altri
problemi di bioetica, anche questo argomento. Il libro, che si intitola “A trent’anni
dalla legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza”, vuole essere un sussidio
semplice per smetterla di dire sciocchezze e bugie sulla legge 194 e se ne sentono
dire tutti i giorni di cose inesatte, e per stimolare una riflessione di popolo, ma
anche a livello di parlamentari, affinché si apra un dialogo che tenda a modificare
una situazione che è diventata francamente intollerabile dopo trent’anni: siamo ormai
a cinque milioni di aborti e quindi una regione intera che è sparita in trent’anni
per aborti volontari e non è scomparso l’aborto clandestino, come dimostrano i fatti
di questi giorni.
D. – Quali basi auspicate ci siano per un dialogo costruttivo
con il mondo politico?
R. – Al fondo la questione è una sola: la legge s'intitola
“Norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria della
gravidanza”. Ma in realtà la frase “per la tutela sociale della maternità” è un inganno,
perchè la legge è stata applicata e di fatto è diretta esclusivamente a favorire l’interruzione
volontaria della gravidanza. Noi vorremmo allora che fosse riletta questa legge, tenendo
conto invece di questa sicura certezza: nell’aborto è coinvolta la vita di un essere
umano, di un figlio. Non c’è soltanto il problema della madre – che ovviamente esiste
– ma c’è anche il problema della vita del figlio; la prima cosa da fare, quindi, è
quella di scrivere nella legge quello che nella legge non si volle scrivere a suo
tempo: “La Repubblica tutela la vita umana fin dal suo inizio”, ma non si dice quale
sia questo inizio e quale sia la forma di questa tutela. Noi vogliamo che si dica,
come si è detto nella legge 40 e come ha detto anche la Corte Costituzionale, che
la Repubblica difende il diritto alla vita fin dal concepimento. Dopodiché noi crediamo
che non sia possibile oggi ribaltare la legge, nel senso di ritornare ad una difesa
della vita attraverso lo strumento penale, ma pensiamo che sia possibile prendere
esempio dai Centri di aiuto alla vita e creare un sistema di solidarietà e di condivisione
in qualche modo possibile a tutte le donne in difficoltà, reso praticabile a tutte
in modo tale da dimostrare che lo Stato quando rinuncia a punire, non rinuncia però
a difendere il diritto alla vita. In questo senso occorre una grande riforma dei consultori
familiari.
D. – Perché sui temi etici si scatenano dibattiti così aspri?
R.
– Perchè sono i temi veri, che riguardano il senso di tutti i diritti dell’uomo, il
senso degli Stati. Se lo Stato autorizza l’uccisione di esseri umani, non è più uno
Stato vero. Il problema è veramente decisivo per l’idea stessa di democrazia, di diritti
umani, di diritto, di legalità, di laicità. Si stracciano le vesti, infatti, dicendo:
'Noi siamo laici e non possiamo accettare questo'. No, no! Perchè la laicità è proprio
questa: riconoscere un solo valore al di là delle diverse fedi religiose che è il
valore della vita umana e che è scritto non soltanto nei documenti della Chiesa, ma
nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, di cui celebriamo quest’anno
i 60 anni. Ecco perchè non se ne vuole parlare, perchè si capisce che se se ne parla
si rimette in questione tutto.