Le conseguenze dei cambiamenti climatici al centro della Giornata mondiale della salute
Si celebra oggi la Giornata mondiale della salute, sotto l’egida dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità. Il tema prescelto, “Proteggere la salute davanti ai cambiamenti
climatici”, è un’occasione per riflettere sui rischi crescenti per la sicurezza
sanitaria internazionale. “E’ giunto il momento – si legge nel messaggio del segretario
generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon – di dare voce a questa realtà troppo spesso
trascurata, assicurandoci che la protezione e la salvaguardia della salute umana siano
inserite tra le tematiche centrali del cambiamento climatico”. Il servizio di Amedeo
Lomonaco: Le
emissioni di gas serra stanno causando un aumento della temperatura, provocando molteplici,
gravi conseguenze tra cui una sempre più preoccupante intensità delle ondate di calore,
una diminuzione della produttività agricola ed una maggiore frequenza delle inondazioni.
A questi effetti si deve poi aggiungere un possibile deterioramento delle condizioni
di salute per milioni di persone. Quali sono, dunque, le priorità per rendere i sistemi
sanitari in grado di affrontare queste minacce? Risponde la dottoressa Bettina
Menne, responsabile del programma globale sul Cambiamento climatico e salute
di OMS Europa.
“Potenziare gli interventi sanitari per l’adattamento
al cambiamento climatico: bisogna adottare per esempio, misure adeguate per quanto
riguarda acqua, igiene, alimenti sicuri, immunizzazione, sorveglianza delle malattie
infettive. Si deve anche garantire un’opportuna preparazione alle emergenze estreme
climatiche. Poi vorremmo che si rafforzassero i servizi sanitari per facilitare la
collaborazione fra i Paesi, per rispondere alle emergenze sanitarie, legate al cambiamento
climatico. E’ anche necessario stimolare delle azioni nei settori in cui le riduzioni
delle emissioni di gas serra possano produrre degli effettivi benefici per la salute”.
La
temperatura media della superficie terrestre è aumentata negli ultimi 100 anni, a
livello globale, di circa 0,74°C. In Europa, tra la fine del 20.mo secolo e la fine
del 21.mo, si prevede un incremento che varia, a seconda dello scenario, dai 2,3 ai
6°C. In questo quadro aumentano i rischi di patologie cardiovascolari, renali, metaboliche
e soprattutto respiratorie: “Per quanto riguarda le
malattie respiratorie ci sono, in particolare, tre fattori che ci preoccupano: il
cambiamento climatico può aggravare la qualità dell’aria all’interno delle città.
Le ondate di calore causano morti, abbastanza frequentemente a causa di problemi respiratori.
C’è poi anche il discorso dell’anticipazione della stagione dei pollini nell’emisfero
nord”.
Per rispondere ai cambiamenti climatici è anche necessaria
una collaborazione tra governi, imprese ed organizzazioni non governative per fronteggiare
i problemi sanitari legati ad eventi meteorologici. Ma questa sinergia, auspicata
da tutti, è realmente funzionate? Ancora la dottoressa Bettina Menne:
“Secondo
me, deve essere più sistematicamente messa in atto. E’ vero che c’è uno strumento
globale come quello della convenzione sul clima, quello di Kyoto e quello che seguirà
Kyoto, ma non basta. Dobbiamo cominciare da noi stessi”.
La malnutrizione
e le malattie legate al clima colpiranno soprattutto i più deboli: bambini, anziani
e malati. Le aree più colpite saranno quelle più disagiate: “Entro il 2020 – si legge
infine nel messaggio del segretario generale dell’ONU – quasi 250 milioni di africani
dovranno far fronte ad una maggiore scarsità di acqua che comporterà una conseguente
diminuzione dei raccolti”.