2008-04-05 15:30:39

Ancora morti in Cina nelle manifestazioni pro-Tibet


Nuove proteste e scontri tra tibetani e forze di sicurezza cinesi sono scoppiati giovedì nella provincia del Sichuan. Secondo alcune organizzazioni pro-Tibet, almeno 11 tibetani sarebbero rimasti uccisi negli scontri vicino al monastero di Donggu. Il presidente francese Sarkozy ha deciso, intanto, che non presenzierà alla cerimonia d'apertura dei Giochi Olimpici Estivi di Pechino 2008 se la Cina non aprirà al dialogo con il Dalai Lama. Il nostro sevizio: RealAudioMP3

Torna ad essere alta la tensione in Tibet. Almeno 11 persone, tra monaci e civili, sono rimaste uccise a seguito degli scontri con la polizia cinese nei disordini scoppiati giovedì sera nei pressi di un monastero nella provincia del Sichuan. E' la stessa che, alla fine del mese scorso, è stata teatro dei violenti scontri costati la vita ad una ventina di persone. A riferirlo sono l'emittente Radio Free Asia e l’organizzazione “Campagna internazionale per il Tibet”. La notizia era già trapelata ieri dall'agenzia ufficiale Nuova Cina che aveva però parlato di un attacco alla sede del governo locale. Un attacco che aveva costretto le forza di sicurezza a reagire. Testimonianze di segno opposto arrivano naturalmente dalle fonti locali vicino al governo tibetano in esilio e dalle organizzazioni pro-Tibet; secondo tali fonti, la polizia ha aperto il fuoco su una folla di diverse centinaia di persone che protestavano dopo l’arresto di alcuni monaci del vicino monastero Donggu, per essersi opposti alla campagna di ''educazione patriottica'' condotta dalle autorità cinesi. E nella ridda di smentite e contro smentite, si segnalano intanto le dure dichiarazioni del presidente francese Sarkozy che, a meno di due giorni dal passaggio della fiaccola olimpica per le strade di Parigi, ha annunciato che non presenzierà alla cerimonia d'apertura delle olimpiadi di Pechino 2008 se la Cina non aprirà al dialogo con il Dalai Lama per risolvere pacificamente la crisi.







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