I nonni, figure centrali nella trasmissione di valori e di tenerezza alle nuove generazioni,
colpite dal relativismo etico: se n'è parlato alla plenaria del dicastero della Famiglia
Seconda giornata di lavori alla 18.ma plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia,
in corso in Vaticano fino a domani sul tema “I nonni, la loro testimonianza e presenza
in famiglia”. La sessione di stamattina è stata aperta dalla Messa presieduta dal
cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ed ha visto alternarsi sul podio
dei relatori, tra gli altri, il cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra,
e l’arcivescovo Agostino Marchetto segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale
dei migranti, che ha riflettuto sulla figura dei nonni nelle famiglie degli immigrati.
La sintesi degli interventi nel servizio di Alessandro De Carolis:
“Se la famiglia
è un grande dono per l’umanità, i nonni sono un grande dono per la famiglia”. Il cardinale
Tarcisio Bertone ha presentato così la realtà degli anziani e del loro peso specifico
all’interno di un nucleo familiare. Peso specifico per definizione ricco dell’esperienza
umana e, nel caso dei “nonni cristiani”, dei valori che la fede ha maturato in loro
nel corso della vita, ma spesso alquanto in ribasso nella considerazione di figli
e nipoti, specie nelle società occidentali. “Con la sua stessa presenza - ha osservato
durante l’omelia il segretario di Stato - la persona anziana ricorda a tutti, e specialmente
ai giovani, che la vita è una ‘parabola’” e che “per provare la sua pienezza essa
chiede di riferirsi a valori non effimeri e superficiali, ma solidi e profondi”. Tuttavia,
ha proseguito il cardinale Bertone, prevale in “un gran numero di giovani” una concezione
della vita nella quale i valori etici tendono a rarefarsi e “preoccupa soprattutto”,
ha affermato, il fatto che le famiglie si disgreghino “mano a mano che gli sposi giungono
all’età matura e avrebbero maggior bisogno di amore, di aiuto e di comprensione vicendevole”.
Del resto, ha osservato poco dopo il cardinale Carlo Caffarra, riflettendo sui principi
dell’enciclica di Paolo VI Humanae Vitae - nel suo quarantennale - l’“erosione”
dei valori è ben visibile, nella nostra epoca post-moderna, anche nel campo della
morale sessuale, poiché - ha asserito l’arcivescovo di Bologna - il relativismo imperante
ha messo il cristianesimo sullo stesso piano di altre proposte religiose e dunque
esso “non dice la verità circa il bene dell’uomo”, anzi la sua “proposta salvifica”
è ritenuta “o falsa o non necessaria o opinabile in base ai gusti di ciascuno”.
Se
il cardinale Caffarra ha indicato come punto oggi centrale nella missione della Chiesa
la “ricostruzione di una vera antropologia come base ragionevole di una dottrina matrimoniale”,
l’arcivescovo Agostino Marchetto ha messo in campo la sua esperienza nel settore della
Pastorale dei migranti per parlare, fra l’altro, del contributo educativo dei nonni
all’interno delle famiglie immigrate. “Essi - ha detto - sono custodi della memoria
collettiva” e anche in un difficile scenario di emigrazione e integrazione, in quanto
persone che portano “i valori della terra nativa, li trasmettono ai nipoti quasi per
osmosi, in dialogo che si rivela spesso fecondo, basato, come dev’essere, sul rispetto
di tutti gli auntentici altri valori, pur diversi dai propri”.
“I nonni
rappresentano la parte più tenera dell’amore con l’altro”, coloro “che più facilmente
riescono a scrivere l’amore nei cuori dei bambini”, a differenza dei genitori sui
quali grava soprattutto la responsabilità educativa. La considerazione è contenuta
nell’intervento della psichiatra Dina Nerozzi Frajese, ricercatrice nel Dipartimento
di neuroscienze dell’Università “Tor Vergata” di Roma, che ha parlato stamattina alla
plenaria sul ruolo dei nonni nello sviluppo dell’affettività - argomento trattato
anche da mons. Tony Anatrella, psicanalista francese, esperto in psichiatria sociale.
Ma chi è un nonno nella realtà quotidiana? Luca Collodi ha chiesto una testimonianza
personale a Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita:
R. -
E’ un genitore particolare, come dire, perché più tollerante. C’è un’immagine molto
bella dei bambini accompagnati a scuola. Se sono accompagnati a scuola dai genitori,
sono costretti a trotterellare, perché non reggono il passo degli adulti; se invece
sono accompagnati dai nonni, hanno lo stesso passo. E’ in qualche modo un simbolo
per indicare una qualche vicinanza tra chi è piccolo e chi ha un’età più avanzata
e quindi una maggiore dolcezza, una minore autorevolezza del comando se si vuole,
ma un’amicizia più intensa.
D. - Lei è un personaggio
pubblico, europarlamentare, presidente del Movimento per la Vita italiano. Come fa
il nonno?
R. - Intanto, mi consolo perché non tutti
i nonni hanno i nipoti nella stessa città: per me, che sono pochissimo presente a
casa mia, appena posso sto insieme a loro, e lo faccio non solo attraverso il telefono,
ma cercando di coinvolgere questi ragazzi nella mia vita personale. Forse un po’ troppo,
a volte si lamentano: “Ma nonno, parli sempre di bioetica...”. Però, per esempio,
io adesso a maggio porterò tutti insieme i miei nipoti a Strasburgo, in modo che possano
assistere ad una sessione del Parlamento europeo, possano - come dire - farsi un’idea.
Quando vado in giro a parlare, li invito sempre... E poi cerchiamo di passare le vacanze
insieme, per esempio: è una delle mie aspirazioni, non sempre realizzabili, ma almeno
quei 15 giorni di riposo, di potere stare insieme ai miei familiari, compresi questi
nipotini. Quindi io credo che, accanto ad una vicinanza fisica ci possa essere anche
- come la chiamo io - una vicinanza di cuore, molto intensa, che produce frutti.
D.
- Questa Plenaria sul tema dei nonni, secondo lei, cosa dovrebbe affrontare? Che novità,
che riflessioni ci dovrebbe dare?
R. - La famiglia
è cambiata. Se ripenso alla famiglia contadina dalla quale io provengo, composta di
molte persone - non solo i genitori ed i figli, magari soltanto uno o due, come oggi,
ma molti figli, molti parenti, molti nonni - certo, il clima è molto cambiato. Oggi,
c’è anche un problema di assistenza ai nonni, in generale agli anziani. C’è il servizio
che gli anziani possono dare, ma c’è anche il dovere di accoglienza verso coloro che
hanno speso una vita per i loro familiari e che restano ancora in casa. Questo è un
altro problema molto grave, specialmente ora che la vita si è allungata e che il bisogno
di cure e di assistenza aumenta con il passare degli anni. Quindi, l’esortazione non
solo ai figli ma anche ai nipoti a ricordarsi dei nonni mi pare che sia doverosa.
E credo che sia questo uno dei temi da trattare in questo Consiglio pontificio.
D.
- Si dice spesso che le nonne, o comunque i nonni, "vizino" i nipoti: è vero?
R.
- Sì: io direi che questo è il nostro compito. La parola “vizio” è brutta, ma insomma,
c’è il dovere dell’autorità che è esercitata specialmente dal padre - e c’è un gran
bisogno di autorità oggi, nelle famiglie - e c'è un dovere di accoglienza e di disponibilità
al sacrificio senza limiti, che è incarnato simbolicamente in modo particolare dalla
madre. Ma c’è anche un dovere di dolcezza antica e sperimentata. Io sono contrario
al nonno ruvido, al nonno che grida. A volte, certo, i nonni essendo anziani si stancano
facilmente, però la loro principale caratteristica dev’essere la dolcezza verso i
nipoti, non l’asprezza.