La Chiesa in Kenya invoca aiuti ed il reinserimento degli sfollati per una pace più
solida
I responsabili cattolici del Kenya hanno ribadito l’urgenza e l’importanza di reinserire
le persone sfollate all’interno dei confini, nello sforzo di far ritornare il Paese
alla normalità. A causa delle violenze verificatesi dopo le elezioni presidenziali
del 27 dicembre scorso infatti, sono oltre 300 mila le persone che sono dovute fuggire
lasciandosi alle spalle le proprie case bruciate e distrutte. Sebbene alcuni sfollati
siano tornati a casa - scrive l’Osservatore Romano - molti si trovano ancora accampati
nei rifugi temporanei. In proposito il presidente dei vescovi kenyani, il cardinale
John Njue, arcivescovo di Nairobi, ha affermato che la Chiesa ha urgente bisogno che
il governo dia priorità al reinserimento degli sfollati per una più ampia realizzazione
della pace e dell’accordo di condivisione del potere tra il presidente Kibaki ed il
leader dell’opposizione Odinga. Secondo il cardinale Njue, la Chiesa ha già reso il
suo contributo mediante gli aiuti umanitari. Aiuti giunti alla popolazione kenyana
non solo da parte della Chiesa locale, ma anche da organizzazioni internazionali che
hanno provveduto alla distribuzione di medicinali e generi di prima necessità. Nel
messaggio pasquale, Mons. Peter Kairo, responsabile della commissione episcopale kenyana
Giustizia e Pace, afferma che il Paese spera ardentemente che si realizzi l’accordo
di pace, invita a non dimenticare le sofferenze delle migliaia di persone sfollate
ed esorta i kenyani al perdono. (R.P.)