India: dopo gli appelli dei vescovi, anche lo Stato interviene per i diritti delle
donne
Cresce in India l’attenzione per l’assistenza sociale nei confronti delle donne, espressa
negli ultimi mesi sia da gruppi e rappresentanti religiosi sia dal Governo federale
e statale. Nel nuovo anno fiscale che è iniziato il 1° aprile, il Governo spenderà
milioni di dollari per istituire scuole ed ostelli per le ragazze dei villaggi. Intende
anche aumentare gli stipendi di un milione e 800 mila donne che insegnano negli asili
delle aree rurali ed ha chiesto alla società di assicurazione, di occuparsi di circa
300 milioni di donne attraverso i gruppi di auto-aiuto in tutto il Paese. Anche alcuni
Stati indiani hanno elaborato programmi simili. Il 27 marzo il Governo di New Delhi
ha annunciato il suo programma “Mamta Friendly Hospital” per offrire assistenza sanitaria
completa a madri ed a bambini. In precedenza, l’Uttaranchal ed il Rajasthan hanno
riservato alle donne il 50% dei posti negli organismi amministrativi. E lo Stato più
popoloso, l’Uttar Pradesh, intende aprire stazioni di polizia interamente femminili
in tutti i distretti per controllare i crimini contro le donne e stanziare un “fondo
separato” per offrire aiuto economico alle giovani. Fondamentale, per tutto questo
- riferisce l’Osservatore Romano – è stata la decisione della Conferenza episcopale
indiana presa a febbraio al termine della sua Assemblea plenaria, di incentivare alcune
misure progressive per dare maggiore potere alle donne nella Chiesa e nella società,
delegando il compito alle tre Chiese rituali dell’India: la latina, la siro-malabarese
e la siro-malankarese. I vescovi hanno concordato di riservare alle donne il 35% dei
posti degli organismi ecclesiali ed hanno promesso di combattere l’infanticidio, il
feticidio ed altri mali sociali che minacciano la vita. Ha fatto storia la decisione
della Conferenza episcopale indiana, di invitare quaranta donne alla Plenaria, proprio
per elaborare programmi sulla questione femminile. (R.P.)