Essere testimoni di Cristo Risorto per portare pace e speranza nel mondo: l'invito
del Papa nell’intenzione di preghiera per il mese di aprile. Con noi, Chiara Amirante
“Perché i cristiani, anche nelle situazioni difficili e complesse dell’odierna società,
non si stanchino di proclamare con la loro vita che la Risurrezione di Cristo è sorgente
di speranza e di pace”: è questa l’intenzione generale di preghiera del Papa per il
mese d’aprile. Un’intenzione, dunque, incentrata sul Mistero pasquale. Nel servizio
di Alessandro Gisotti, ricordiamo alcune riflessioni di Benedetto XVI sulla
Risurrezione e sul valore della sua testimonianza:
La Risurrezione
di Cristo è la “chiave di volta del cristianesimo”, che “ha cambiato il corso della
storia”: nell’udienza del 26 marzo scorso, la prima dopo Pasqua, Benedetto XVI ha
esortato i fedeli a ribadire questa verità fondamentale della nostra fede. “L’affievolirsi
della fede nella risurrezione di Gesù – è il suo richiamo – rende di conseguenza debole
la testimonianza dei credenti. Se infatti viene meno nella Chiesa la fede nella Risurrezione,
tutto si ferma, tutto si sfalda”:
“Al contrario,
l’adesione del cuore e della mente a Cristo morto e risuscitato cambia la vita e illumina
l’intera esistenza delle persone e dei popoli. Non è forse la certezza che Cristo
è risorto a imprimere coraggio, audacia profetica e perseveranza ai martiri di ogni
epoca? Non è l’incontro con Gesù vivo a convertire e ad affascinare tanti uomini e
donne, che fin dagli inizi del cristianesimo continuano a lasciare tutto per seguirlo
e mettere la propria vita a servizio del Vangelo?” Tornando
con la memoria all’ottobre 2006, il Papa dedica al tema fondamentale della Risurrezione
e della sua testimonianza il discorso al Convegno nazionale della Chiesa italiana,
a Verona. Con la Risurrezione di Cristo, afferma in quell’occasione, “il mio proprio
io mi viene tolto e viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio
io c’è di nuovo, ma trasformato”. Diventiamo così “uno in Cristo, un unico soggetto
nuovo”:
"Io, ma non più io: è questa la formula
dell'esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della risurrezione dentro
al tempo, la formula della novità cristiana chiamata a trasformare il mondo. Qui sta
la nostra gioia pasquale".
Benedetto XVI ci ricorda che “la nostra
vocazione e il nostro compito di cristiani consistono nel cooperare perché giunga
a compimento effettivo, nella realtà quotidiana della nostra vita, ciò che lo Spirito
Santo ha intrapreso in noi col Battesimo”:
“Siamo
chiamati infatti a divenire donne e uomini nuovi, per poter essere veri testimoni
del Risorto e in tal modo portatori della gioia e della speranza cristiana nel mondo,
in concreto, in quella comunità di uomini e di donne entro la quale viviamo”. La
Risurrezione di Gesù, spiega il Papa con parole appassionate, è stata come “un'esplosione
di luce, un'esplosione dell'amore che scioglie le catene del peccato e della morte”.
E’ un avvenimento, rileva, che ha “inaugurato una nuova dimensione della vita e della
realtà, dalla quale emerge un mondo nuovo, che penetra continuamente nel nostro mondo,
lo trasforma e lo attira a sé”.
Benedetto XVI ci invita, dunque, ad essere
testimoni di Cristo Risorto e promotori di pace e speranza. Esortazione sulla quale
si sofferma Chiara Amirante, fondatrice della Comunità “Nuovi Orizzonti”, intervistata
da Alessandro Gisotti:
R.
– Credo che sia assolutamente un’urgenza prioritaria quella di essere testimoni di
Cristo risorto speranza del mondo, proprio perchè come Comunità Nuovi Orizzonti abbiamo
l’opportunità di incontrare migliaia di giovani. Ci rendiamo conto che se c’è un male
oggi che accomuna la maggior parte dei giovani è proprio questa tristezza, questa
solitudine. Quindi, l’annuncio, la grande meravigliosa notizia è che Gesù ha preso
su di sé ogni nostro grido, ogni nostra ferita, ogni nostra angoscia per farci dono
della pace, della gioia, della pienezza della vita e della gioia della Risurrezione.
Credo sia un annuncio assolutamente importante e una testimonianza, soprattutto, assolutamente
importante, perché i giovani oggi sono un po’ stanchi di sentire parole e hanno bisogno
di testimoni. Quando vedono qualcuno nella gioia dicono: “Qual è il segreto?” Scoprire
che il segreto ce l’ha dato proprio il Verbo di Dio, che si è fatto carne, è molto
importante.
D. – Il Papa fin dalla sua prima Enciclica
“Deus caritas est” ha sottolineato che il cristianesimo è un incontro con una persona,
con Gesù. Come sperimentate questo incontro con le persone che vengono a Nuovi Orizzonti,
o meglio che molto spesso voi andate a trovare nelle situazioni più difficili della
nostra società?
R. – Il più delle volte sono persone
non credenti, persone lontane dalla Chiesa. La proposta che facciamo è molto semplice,
è una testimonianza di un incontro che ci ha cambiato la vita. Quello che proponiamo
ai giovani che vengono in comunità è che non è importante se tu credi che Cristo è
il Verbo di Dio: l’Emanuele, il Dio con noi, in ogni caso è una persona che ha segnato
la storia di miliardi di persone e quindi il suo messaggio è sicuramente molto importante.
Noi proponiamo semplicemente di provare a vivere queste parole rivoluzionarie che
lui ci ha consegnato, provare a vivere il Vangelo. E vediamo che tantissimi, provando
ad aprire il cuore a Gesù, fanno questa esperienza dei discepoli di Emmaus, di incontrare
il Risorto, che quando gli apri il cuore non può che riempire la tua vita dei meravigliosi
colori del cielo, trasformare ogni pianto in canto.
D.
– Ma quali sono le difficoltà maggiori nel testimoniare la risurrezione di Cristo
con un cambiamento radicale della propria vita?
R.
– Le difficoltà maggiori sono che normalmente chi è disperato e ha perso la fiducia
in tutto e tutti non è facile che riacquisti la speranza e la fiducia. Il più delle
volte è il percorrere un tratto di strada insieme che rende credibile quello che all’inizio
sembrava incredibile. Non sono tanto le parole che convincono, ma lo sperimentare
ogni giorno che c’è qualcuno pronto ad accoglierti così come sei, con tutte le tue
difficoltà, a volerti bene così come sei. In quel sentirsi accolti, sentirsi amati,
la sfiducia il più delle volte si trasforma in fiducia e soprattutto l’esperienza
di ciò che è stato condiviso e comunicato assume la sua credibilità.