Il presidente della Conferenza episcopale peruviana critica la legge sul "divorzio
rapido"
Mons. Miguel Cabrejos Vidarte, Arcivescovo di Trujillo e Presidente della Conferenza
episcopale peruviana, ha diffuso un comunicato a seguito dell’approvazione della cosiddetta
“Legge sul divorzio rapido” che permette ai peruviani di divorziare in tre mesi nei
municipi o presso i notai, senza attendere i due anni previsti per l’approvazione
della separazione legale da parte delle autorità competenti. La discussa legge, che
ha provocato dure critiche da parte della Chiesa cattolica, è stata approvata con
una prima votazione da parte del Congresso. Per la sua promulgazione – ricorda l’agenzia
Fides - ci sarà bisogno di una seconda approvazione. Nel comunicato, il presidente
della Conferenza episcopale rileva inoltre che questa legge “non consolida o fortifica
per nulla la famiglia; al contrario, la debilita, e favorisce la rottura dei rapporti
tra coniugi”. Mons. Cabrejos Vidarte ricorda che “l’articolo 234 del Codice Civile
peruviano definisce il matrimonio come l’unione volontariamente concertata tra un
uomo ed una donna legalmente adatti, al fine di avere una vita in comune”. Inoltre,
la stessa Costituzione stabilisce che “la società e lo Stato hanno come uno dei principi
base, la protezione della famiglia e la promozione del matrimonio, riconoscendo che
queste due istituzioni naturali sono fondamentali nella società”. Secondo il Vescovo,
“il matrimonio civile in Perù è un atto contrattuale la cui finalità non è solo la
nascita di diritti patrimoniali, che passano in secondo piano di fronte all’importanza
della nascita di una famiglia”. Perciò, il matrimonio civile “prima di essere sciolto
deve essere fortificato”. In tal senso – spiega mons. Cabrejos Vidarte - “la norma
proposta va contro la Costituzione dello Stato perché non fortifica il matrimonio
e la famiglia, ma li debilita, senza pensare al danno psicologico ed affettivo che
ricade sui figli”. (A.L.)