BULGARIA Intervista al Nunzio Apostolico Giuseppe Leanza al termine del suo incarico
SOFIA, 2APR08 - Nominato Nunzio apostolico in Irlanda, nei prossimi giorni mons. Giuseppe
Leanza lascerà la Bulgaria, dove ha ricoperto il medesimo incarico dal 2003. Originario
di Cesarò (Messina), sacerdote dal 1966 e vescovo dal 1990, mons. Leanza è giunto
nei Balcani nel 1999, come nunzio apostolico in Bosnia-Erzegovina; dal 2002 al 2003
è stato nunzio, oltre che in Bosnia, in Slovenia e Macedonia. Per l'occasione, Iva
Mihailova gli ha chiesto per il SIR un bilancio dell'esperienza balcanica.
Quale
bilancio trae dei cinque anni in Bulgaria? "Ricordo in particolare due aspetti.
Innanzitutto i rapporti tra la Santa Sede e la Bulgaria: dopo la visita di Giovanni
Paolo II, nel 2002, è stato raggiunto un punto molto alto, con un'atmosfera di cordialità
e di stima reciproca poi mantenutasi negli anni. Le maggiori cariche istituzionali
del Paese sono state ricevute dal Santo Padre, prima da Giovanni Paolo II e ora da
Benedetto XVI. L'altro aspetto sono le relazioni tra la Santa Sede e la Chiesa cattolica
locale, e anche qui si sono registrati avvenimenti importanti. Sono venuti in visita
il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità
dei cristiani, il card. Ignace Moussa I Daoud, in veste di presidente della Congregazione
per le Chiese orientali, e il card. Angelo Sodano, all'epoca segretario di Stato.
La visita del card. Kasper ha incoraggiato il dialogo ecumenico con la Chiesa ortodossa
bulgara; il card. Daoud ha invece visitato le tre diocesi cattoliche del Paese, mentre
nel maggio del 2006 è stata inaugurata la nuova chiesa concattedrale cattolica «San
Giuseppe» a Sofia alla presenza del card. Sodano".
Prima di giungere a Sofia,
lei è stato Nunzio apostolico in Bosnia-Erzegovina. Alla luce anche degli ultimi eventi
nel Kosovo quale è la sua previsione per il futuro di questa regione? "Credo che
la stabilità dei Balcani si possa realizzare tenendo lo sguardo rivolto soprattutto
sull'integrazione di questi Paesi nell'ambito dell'Europa unita. È un processo che
si muove con determinazione e coraggio. La Bulgaria fa già parte dell'Unione Europea,
e quasi tutti i Paesi dei Balcani hanno in prospettiva di raggiungere quest'obiettivo.
La Croazia è già sulla via dell'adesione, e un impegno in tale direzione coinvolge
Albania e Macedonia. La stessa Serbia, se non vuole isolarsi, certamente dovrà rientrarvi.
Per avere una vera e propria stabilità nella regione sia la comunità europea, sia
i governanti dei singoli Paesi devono perseguire con costanza e dedizione quest'obiettivo,
che assicurerebbe stabilità e pace".
I cinque anni del suo mandato hanno abbracciato
un periodo molto interessante della storia della Bulgaria: l'ingresso nella Nato,
nel 2004, e nell'Ue, nel 2007. Come ha vissuto il Paese questi eventi? "Fin dall'inizio,
dopo la caduta del muro di Berlino, la Bulgaria ha avuto due obiettivi importanti
da raggiungere: la democratizzazione e la modernizzazione del Paese. Questo processo
è stato portato avanti da tutti i governi che si sono succeduti. È un orientamento
che in questi anni si è sempre più consolidato. Segni evidenti ne sono proprio l'ingresso
nella Nato e, ancor più, nell'Ue. Questi momenti hanno rappresentato un successo per
la Bulgaria, che rimarrà nella storia".
Quanti sono i cattolici in Bulgaria
e dove vivono? Quale rapporto vi è con le altre confessioni religiose presenti nel
Paese? "La comunità cattolica in Bulgaria è una piccola minoranza, circa 80.000
persone che rappresentano l'1% della popolazione. La Chiesa cattolica è strutturata
in tre diocesi: due di rito latino, quella di Sofia e Plovdiv e quella di Nicopoli
(con la residenza del vescovo a Russe), mentre la terza è formata dall'esarcato apostolico
di rito bizantino-slavo, che abbraccia tutto il Paese. A Rakovski, unica città a maggioranza
cattolica, abbiamo più di 16.000 fedeli, mentre l'intera diocesi di Sofia e Plovdiv
ne conta circa 30.000. La tolleranza religiosa fa parte della cultura e della tradizione
della Bulgaria: anche durante momenti difficili a livello internazionale, dove in
alcuni Paesi del mondo si sono create tensioni, qui le varie comunità etniche e religiose
non hanno mai dato segni d'intolleranza. I rapporti tra la comunità cattolica, la
Chiesa ortodossa e la comunità musulmana, infine, sono molto cordiali: ne è prova
anche l'ultimo incontro dei vescovi del Sud-Est Europa, svoltosi a Sofia, al quale
hanno partecipato sia rappresentanti del Santo Sinodo sia il vice gran muftì".
Quale
ricordo le rimane? "È per me importante aver vissuto in questa nunziatura, dove
c'è il ricordo vivo di Angelo Roncalli, poi diventato Papa Giovanni XXIII. Ho trovato
un Paese molto accogliente, gente cordiale, rispettosa e fondamentalmente religiosa:
si nota l'eredità dei santi Cirillo e Metodio. È necessario operare affinché questa
religiosità si traduca sempre più in testimonianza di vita cristiana autentica". (Sir-MANCINI)