2008-04-02 12:13:26

Benedetto XVI alla Messa in suffragio di Giovanni Paolo II a tre anni dalla morte: fu un'anima eletta che annunciò la gioia e la misericordia del Risorto, stringendo tra le braccia la Croce


Un Pontificato che ha testimoniato nel mondo la misericordia di Cristo Risorto, vissuto da un Papa che ha saputo essere fedele al Cristo Crocifisso. Tra gli estremi di questo mistero, Benedetto XVI ha collocato la storia e il ministero di Giovanni Paolo II, in suffragio del quale - a tre anni dalla scomparsa - ha presieduto questa mattina una Messa in Piazza San Pietro. Quarantamila i fedeli giunti da molte parti del mondo per riflettere una volta ancora - attraverso le parole dell’amico e successore al Soglio Petrino - sulla testimonianza lasciata alla Chiesa da Papa Wojtyla. La cronaca della celebrazione nel servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3


(canto)

 
La croce impugnata con piglio deciso dall’uomo infaticabile nel corpo e nello spirito, che la porterà ai quattro punti cardinali della terra. La croce come ultimo appiglio dell’uomo indebolito nel corpo ma non nello spirito, che sta per tornare alla casa del Padre. E’ la commovente dissolvenza che Benedetto XVI offre per ricordo e per riflessione alle migliaia di fedeli giunti a San Pietro, convocati dall’affetto mai sbiadito verso il Servo di Dio, Giovanni Paolo II. Benedetto XVI incrocia con bella intuizione due immagini, che per singolare e simbolica somiglianza raccontano da sole l’inizio e la fine di uno straordinario Pontificato: il giovane Papa Wojtyla che dopo la Messa di inizio Pontificato alza d’impulso verso la folla la croce del pastorale - quasi a ribadire con un gesto le parole di poco prima: “Spalancate le porte a Cristo” - e l’anziano Papa Wojtyla che quasi si aggrappa alla croce nell’ultimo Venerdì Santo della sua vita, seduto nella cappella privata ad ascoltare le meditazioni della Via Crucis al Colosseo scritte, per un altro imperscrutabile intreccio, da colui che meno di un mese dopo gli succederà a capo della Chiesa universale.

 
(canto)

 
Croce e Risurrezione: per Benedetto XVI, le chiavi di lettura per capire cosa sia stato per tanta parte di umanità Giovanni Paolo II:

 
“In verità, possiamo leggere tutta la vita del mio amato Predecessore, in particolare il suo ministero petrino, nel segno del Cristo Risorto. Egli nutriva una fede straordinaria in Lui, e con Lui intratteneva una conversazione intima, singolare e ininterrotta. Tra le tante qualità umane e soprannaturali, aveva infatti anche quella di un’eccezionale sensibilità spirituale e mistica. Bastava osservarlo quando pregava: si immergeva letteralmente in Dio e sembrava che tutto il resto in quei momenti gli fosse estraneo”.

 
Ma la quercia solida di queste qualità, che resero ben presto ammirato ed amato il Papa venuto da un Paese lontano, affondava le radici in sofferenze che a Giovanni Paolo II non furono risparmiate, prima e dopo la sua chiamata a Servo dei Servi di Dio. “Fin da bambino”, ha osservato Benedetto XVI, Karol Wojtyła incontrò sul suo cammino, nella sua famiglia e nel suo popolo, la croce:

 
“Egli decise ben presto di portarla insieme con Gesù, seguendo le sue orme. Volle essere suo fedele servitore fino ad accogliere la chiamata al sacerdozio come dono ed impegno di tutta la vita. Con Lui visse e con Lui volle anche morire. E tutto ciò attraverso la singolare mediazione di Maria Santissima, Madre della Chiesa, Madre del Redentore intimamente e fattivamente associata al suo mistero salvifico di morte e risurrezione”.

 
Oggi come tre anni fa, ha proseguito Benedetto XVI, la Chiesa era immersa nel clima spirituale della Pasqua e la lettura della Messa di suffragio ha riproposto le parole dell’angelo della Risurrezione che Giovanni Paolo II trasformò in un programma apostolico: “Non abbiate paura!”:

 
“Le ha pronunciate sempre con inflessibile fermezza, dapprima brandendo il bastone pastorale culminante nella Croce e poi, quando le energie fisiche andavano scemando, quasi aggrappandosi ad esso, fino a quell’ultimo Venerdì Santo, in cui partecipò alla Via Crucis dalla Cappella privata stringendo tra le braccia la Croce. Non possiamo dimenticare quella sua ultima e silenziosa testimonianza di amore a Gesù. Anche quella eloquente scena di umana sofferenza e di fede, in quell’ultimo Venerdì Santo, indicava ai credenti e al mondo il segreto di tutta la vita cristiana”.

 
Quel “Non abbiate paura”, ha sottolineato Benedetto XVI parlando , “non era fondato sulle forze umane, né sui successi ottenuti, ma solamente sulla Parola di Dio, sulla Croce e sulla Risurrezione di Cristo”. E via via che quel Papa forte e coraggioso “veniva spogliato di tutto, da ultimo anche della stessa parola, questo affidamento a Cristo è apparso con crescente evidenza”. Ma, allora e oggi, restano in eredità pietre miliari del magistero di Giovanni Paolo II, che in molti sperano sia presto portato agli onori di quegli altari al pari di quei moltissimi da lui elevati alla medesima dignità. Come Santa Faustina Kowalska, canonizzata nel 2000 perché apostola nel mondo del mistero della Misericordia di Dio. E questo mistero è un’altra “chiave di lettura privilegiata” del magistero di Papa Wojtyla:

 
“Il servo di Dio Giovanni Paolo II aveva conosciuto e vissuto personalmente le immani tragedie del XX secolo, e per molto tempo si domandò che cosa potesse arginare la marea del male. La risposta non poteva trovarsi che nell’amore di Dio. Solo la Divina Misericordia è infatti in grado di porre un limite al male; solo l’amore onnipotente di Dio può sconfiggere la prepotenza dei malvagi e il potere distruttivo dell’egoismo e dell’odio”.

 
Benedetto XVI ha affidato in particolare quest'ultimo pensiero ai circa settemila partecipanti al primo Congresso della Divina Misericordia, inaugurato dalla Messa e in programma fino a domenica prossima. Poi la conclusione dell’omelia, un affettuoso atto di riconoscenza a quella che il Papa chiama "anima eletta":

 
“Possa la Chiesa, seguendone gli insegnamenti e gli esempi, proseguire fedelmente e senza compromessi la sua missione evangelizzatrice, diffondendo senza stancarsi l’amore misericordioso di Cristo, sorgente di vera pace per il mondo intero”. (applausi)
 
E al termine della Messa, salutando i presenti in sei lingue, Benedetto XVI ha affidato ciascuno insieme con le sua famiglia alla protezione di Giovanni Paolo II, indicando nell’"esempio della sua dedizione" - ha detto in lingua polacca - una "fonte di coraggio" per tutti "nel cammino di fede e di amore".

 
(canto)

 
Erano dunque migliaia i pellegrini giunti in Piazza San Pietro da tutto il mondo per partecipare alla Messa in suffragio di Giovanni Paolo II. Ecco alcune voci raccolte da Marco Biggio e Laura Orecchia:RealAudioMP3

 
R. – Il Santo Padre rappresenta Gesù per noi. E’ il dolce Cristo in terra, come diceva Santa Caterina.

 
R. – Spero sia proclamato presto Santo, perchè ha sofferto tanto, prima e dopo essere Papa. Mi è entrato nel cuore: la sua sofferenza, la perdita di suo padre, la perdita del fratello, quello che gli hanno fatto...Io sono devotissima ... perchè ha fatto troppe cose belle.

 
D. – Che ricordo ha del 2 aprile 2005, di quella notte e di quei giorni?

 
R. – Abbiamo visto la morte e la sofferenza di una persona. Secondo me, ha dato qualcosa in quei momenti in cui le persone si aspettavano il passaggio di un uomo che, pur sapendo che doveva morire, ha dato tanto.

 
R. – Gli vorrei dire che tutto quello che ha fatto è stato molto importante per noi giovani e per questo lo ringrazio e gli chiedo la forza per andare avanti nel suo cammino.

 
R. – Il 2 aprile segna non la morte di Giovanni Paolo II, ma segna la salita al cielo, perchè come per i santi e i martiri è proprio il giorno della nascita in cielo. Quindi, è bene ricordare la sua nascita in cielo, perché solo un santo può essere venerato il giorno della morte.







All the contents on this site are copyrighted ©.