Benedetto XVI ai Salesiani: fedeli al carisma di San Giovanni Bosco per rispondere
con "passione apostolica" all'emergenza educativa dei nostri tempi
“Audacia” nell’annunciare il Vangelo, “pazienza” nel proporne ai giovani la radicalità
e “cuore aperto” per cogliere le loro nuove esigenze. Benedetto XVI ha individuato
in queste peculiarità il profilo dei Salesiani del 21.mo secolo, chiamati a fronteggiare
una “grave emergenza educativa” e, nel contempo, a lasciarsi contagiare con slancio
rinnovato dalla “passione apostolica” che fu di San Giovanni Bosco. Sono i pensieri
che il Papa ha affidato ai membri del Capitolo generale dei Salesiani, ricevuti stamattina
in udienza nella Sala Clementina del Palazzo apostolico in Vaticano. Il servizio di
Alessandro De Carolis:
I giovani
guardano al mondo che cambia - correndo - volto sociale, economico, politico e rivolgono
agli adulti domande “sui problemi di fondo” - etici, culturali, ambientali - mostrando
di avere un bagaglio di valori che parlano di “intensi desideri di vita piena, di
amore autentico, di libertà costruttiva”. Intercettare queste aspirazioni e tradurle
in risposte radicate sul messaggio di Gesù è vocazione specifica della Società Don
Bosco, incoraggiata da Benedetto XVI a “continuare sulla strada di questa missione,
in piena fedeltà” al carisma salesiano. Carisma che - come sottolineato dai lavori
del 26.mo Capitolo generale della Congregazione, giunto quasi al termine - chiede
a Dio le “anime” e nient’altro:
“Don Bosco volle
che la continuità del suo carisma nella Chiesa fosse assicurata dalla scelta della
vita consacrata. Anche oggi il movimento salesiano può crescere in fedeltà carismatica
solo se al suo interno continua a permanere un nucleo forte e vitale di persone consacrate.
Perciò, al fine di irrobustire l’identità di tutta la Congregazione, il vostro primo
impegno consiste nel rafforzare la vocazione di ogni Salesiano a vivere in pienezza
la fedeltà alla sua chiamata alla vita consacrata”.
Prima
di affrontare il tema dell’educazione, Benedetto XVI ha insistito a lungo, nel suo
discorso, sul fatto che siano anzitutto i religiosi Salesiani ad essere coerenti con
la loro chiamata. E’ necessario che tutti ricevano una “solida formazione”, perché
la Chiesa - ha ripetuto - deve poter contare su persone “di preparazione culturale
aggiornata, di genuina sensibilità umana e di forte senso pastorale”. E tuttavia,
queste caratteristiche oggi sono in conflitto con il processo di secolarizzazione,
che - ha affermato il Papa - avanza nella cultura contemporanea” e “non risparmia
purtroppo nemmeno le comunità di vita consacrata”. Dunque, ha rilanciato Benedetto
XVI, l’Eucaristia quotidiana e comunitaria, la lectio divina, la “vita semplice, povera
ed austera” aiutino a rafforzare l’identità dei Salesiani:
“Da
qui nascerà l’autentica spiritualità della dedizione apostolica e della comunione
ecclesiale. La fedeltà al Vangelo vissuto sine glossa e alla vostra Regola di vita,
in particolare un tenore di vita austero e la povertà evangelica praticata in modo
coerente, l’amore fedele alla Chiesa e il generoso dono di voi stessi ai giovani,
specialmente ai più bisognosi e svantaggiati, saranno garanzia della fioritura della
vostra Congregazione”. Questo “modello apostolico”, proprio
dei Salesiani, può allora rispondere a quella “grande emergenza educativa” che Benedetto
XVI aveva già sollevato con la sua Lettera alla Diocesi di Roma dedicata a questo
tema. “Educare non è mai stato facile - ha ripetuto con le note parole di quella
lettera - e oggi sembra diventare sempre più difficile: perciò non pochi genitori
e insegnanti sono tentati di rinunciare al proprio compito, e non riescono più nemmeno
a comprendere quale sia, veramente, la missione loro affidata”. Il motivo? Un acuto
deficit di speranza:
“Proprio da qui nasce la
difficoltà forse più profonda per una vera opera educativa: alla radice della crisi
dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita, che, in fondo, non è
altro che sfiducia in quel Dio che ci ha chiamati alla vita. Nell’educazione dei giovani
è estremamente importante che la famiglia sia un soggetto attivo. Essa è spesse volte
in difficoltà nell’affrontare le sfide dell’educazione; tante volte è incapace di
offrire il suo specifico apporto, oppure è assente. La predilezione e l’impegno a
favore dei giovani, che sono caratteristica del carisma di Don Bosco, devono tradursi
in un pari impegno per il coinvolgimento e la formazione delle famiglie”.