Il Papa invita i fedeli a pregare affinché i sacerdoti siano formati culturalmente
e spiritualmente: sulle intenzioni di preghiera per il mese di aprile, il pensiero
di mons. Aldo Martini
“Perché i futuri presbiteri delle giovani Chiese siano sempre più formati culturalmente
e spiritualmente per evangelizzare le loro nazioni e tutto il mondo”: è l’intenzione
missionaria di preghiera di Benedetto XVI per il prossimo mese d’aprile. Il Papa invita
dunque i fedeli a dedicare le migliori risorse per dare alla Chiesa sacerdoti con
un’adeguata formazione umana, intellettuale e pastorale. Per una riflessione su questo
tema, richiamato dal Pontefice, Alessandro Gisotti ha intervistato mons.
Aldo Martini, presidente dell’OPAM, l’Opera di promozione per l’Alfabetizzazione
nel mondo:
R. -
Nei giovani che incontro e che sono inviati qui per studiare a Roma vedo una grande
ansia di prepararsi bene, di approfittare cioè di tutte le opportunità che Roma offre.
Avverto però, in alcuni, la tentazione forte di non rientrare poi nelle rispettive
diocesi, perché restano un po’ abbagliati da tanti mezzi che la nostra società offre.
Quindi, questo è un problema reale che spesso viene discusso con i vescovi che manifestano
le loro preoccupazioni e pensano: “Noi mandiamo dei sacerdoti a Roma, facciamo tanti
sforzi e poi non rientrano e allora le nostre diocesi si impoveriscono”.
D.
- Quali sono le maggiori difficoltà nella formazione intellettuale e spirituale nelle
terre di missione, nelle terre di nuova evangelizzazione?
R.
- Dobbiamo sempre collocare, situare la realtà nella quale questi giovani sono chiamati
a vivere, ad operare - situazioni tanto diverse da Chiesa a Chiesa. Alcune di queste
diocesi sono estremamente povere, prive di strutture minime per garantire una formazione
culturale e spirituale sufficiente. Ad esempio, non ci sono seminari minori: mi diceva
un vescovo che se manda i suoi ragazzi che hanno frequentato delle scuole della zona
ad un seminario di una città importante, nove su dieci vengono scartati proprio per
l’assenza di basi culturali minime. Quindi, c'è assenza di seminari, di scuole, scarsità
di clero, con conseguente isolamento e solitudine nella vita pastorale. Parliamo di
diocesi grandi quanto il Piemonte, la Lombardia, con 18, 20 sacerdoti locali: quindi,
mancanza anche di confronto, di sostegno fraterno, e conosciamo bene la difficoltà
di chi vive solo, di chi è sottoposto ogni giorno a tentazioni di tutti i generi.
D.
- Quali iniziative sta portando avanti l’OPAM proprio a sostegno della formazione
intellettuale e spirituale dei seminaristi, dei giovani sacerdoti?
R.
- Noi operiamo in stretto collegamento sempre con le diocesi, con i vescovi. Sosteniamo
da qualche tempo a questa parte la costruzione di seminari. La seconda iniziativa
è che abbiamo lanciato l’adozione di seminaristi: proprio in una diocesi nella Repubblica
Democratica del Congo, ci siamo accorti che le famiglie di questi ragazzi non potevano
assolutamente affrontare le spese di mantenimento, le spese per gli strumenti minimi
didattici come penne, libri, quaderni ecc. Allora, con 120 euro l’anno, contribuiamo
all’adozione e agli studi di un seminarista. La terza iniziativa è una fraternità
sacerdotale dell’OPAM, una piccola iniziativa, una fraternità di preti di vari continenti
che si incontrano una volta al mese: preghiamo, riflettiamo insieme sulla Parola di
Dio cercando di condividere le nostre esperienze, le nostre storie personali, il come
siamo giunti al sacerdozio. Cerchiamo strade per una evangelizzazione che sia adatti
ai tempi e alle culture nei quali il Signore ci chiama a vivere.