2008-03-28 15:56:07

Appello del Dalai Lama per risolvere la crisi in Tibet


Far ripartire il dialogo con la Cina per risolvere la crisi in Tibet. E’ il contenuto dell’appello del Dalai Lama rivolto a Pechino nel giorno in cui a Lhasa ha preso il via la visita di alcuni diplomatici stranieri convocati dalla stessa Cina. Quest’ultima ha fatto sapere che non saranno puniti i monaci buddisti che ieri avevano protestato davanti ad alcuni giornalisti. Il servizio di Benedetta Capelli:RealAudioMP3
 

 
“Un dialogo significativo” è quanto chiede il Dalai Lama alla Cina nel nuovo appello lanciato oggi dall’India allo scopo di risolvere la crisi in atto in Tibet. Il leader spirituale buddista ha respinto le accuse di Pechino che lo considera il vero organizzatore delle proteste costate la vita ad un numero imprecisato di persone. Ha invitato le autorità a compiere “sforzi sinceri” per contribuire alla stabilità della Repubblica Popolare Cinese. Intanto oggi, a Lhasa, è iniziata la missione di un gruppo di delegati di Paesi terzi ai quali la Cina ha dato l’autorizzazione per entrare nella regione himalayana. Si tratta di rappresentanti di una quindicina di Stati, tra cui USA, Gran Bretagna, Francia, Italia, Giappone, Australia e Slovenia, presidente di turno dell’Unione Europea. Una visita che Washington ha accolto con favore pur definendo l’iniziativa “non sufficiente”. Il gruppo, secondo fonti non ufficiali, avrebbe chiesto anche di vedere i monaci che ieri hanno protestato davanti a 26 giornalisti stranieri autorizzati da Pechino a visitare il Tibet. I religiosi, forzando gli sbarramenti, avevano contestato il governo cinese per aver mentito su quanto accaduto nei giorni scorsi. “Menzogne” le ha definite oggi il vice presidente della Regione autonoma del Tibet annunciando che nei confronti dei religiosi non saranno presi provvedimenti punitivi. I monaci, sostengono però alcune associazioni, sarebbero confinati nei loro monasteri dall’inizio dei disordini e avrebbero difficoltà nel procurarsi il cibo. Annunciati maggiori controlli perché “i separatisti – ha detto il vicepresidente della Regione Autonoma del Tibet - stavano progettando di impedire la staffetta della fiaccola olimpica nel Tibet”. Lunedì prossimo è previsto a Pechino l’arrivo della fiamma mentre alcuni Paesi europei stanno maturando l’ipotesi di boicottare la cerimonia di apertura dei giochi. Dopo i dubbi della Francia il fronte si allarga: la Repubblica Ceca, la Polonia e anche l’Estonia hanno già detto che diserteranno. Il tema sarà al centro del consiglio informale dei ministri degli Esteri dell’UE vicino a Ljubljana. Intanto, però, la protesta si allarga; a Kathmandu un gruppo di manifestanti ha fatto irruzione in un edificio che ospita uffici delle Nazioni Unite per chiedere un intervento dell’ONU. Sessanta le persone arrestate.







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