Almeno 150 mila pellegrini hanno visitato in questi giorni Gerusalemme, "alveare"
di fede e preghiera. Ai nostri microfoni, il custode di Terra Santa, padre Pierbattista
Pizzaballa
C’è un luogo dove incontrare Gesù significa anche condividerne i passi: è la Terra
Santa, meta in questi giorni di numerosi pellegrinaggi. Nel periodo di Pasqua, in
particolare, sono stati tantissimi i pellegrini che hanno visitato i Luoghi Santi
e incontrato le comunità cristiane locali. Quest’anno si è perfino superato il numero
di presenze raggiunte nel Giubileo del 2000. Si stima che siano stati più di 150 mila
i fedeli che hanno visitato Gerusalemme in questi giorni. Al microfono di Amedeo
Lomonaco, il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa:
R. –
Sono stati tantissimi i pellegrini. Bisogna dire che quest’anno la Pasqua cattolica
è stata molto lontana da quella orientale; tutti i pellegrini erano cattolici occidentali
ed il numero era altissimo. Non ho mai visto un numero così alto.
D.
– La Pasqua è anche un segno di speranza per tutti i problemi irrisolti in Terra Santa.
Questi problemi, anche grazie al flusso di pellegrini, possono essere meno gravi…
R.
– Sì, la presenza dei pellegrini non risolve i problemi, però porta più lavoro e nuove
prospettive. E’ un elemento di grande incoraggiamento.
D.
– La presenza dei pellegrini, non solo nelle feste pasquali, ma durante tutto l’anno,
fa dunque sentire la profonda partecipazione ed anche il sostegno che le altre comunità
cristiane del mondo rivolgono verso i fedeli della Terra Santa...
R.
– Credo che questo sia uno degli aspetti più salienti di questo importante ritorno
dei pellegrini: è proprio l’incoraggiamento, la solidarietà, oltre che con i Luoghi
Santi, soprattutto con le comunità cristiane a far sperare. Molti si fermano nelle
parrocchie, partecipano alla vita liturgica delle comunità parrocchiali. Si percepisce
chiaramente questo desiderio di incontrare la comunità cristiana di Terra Santa.
D.
– Che atmosfera si respira in questo momento in Terra Santa, nonostante l’incertezza
sul futuro, le divisioni, il muro, la mancanza di lavoro?
R.
– In Terra Santa c’è di tutto e siamo abituati a tutto. Nonostante le grandi difficoltà,
la vita va avanti, non si ferma. Gerusalemme, in particolare, in questi giorni sembra
un po’ isolata dal resto della vita del Paese, proprio per questo pullulare di pellegrini,
per questo alveare di preghiera che si crea continuamente ovunque.
D.
– Un segnale di speranza è stato anche quello dei battesimi che si sono celebrati
la notte di Pasqua…
R. – Anche in Terra Santa ci
sono battesimi di adulti. Non sono mai tantissimi in verità; quest’anno sono stati
un po’ meno del solito. Mi pare, siano stati sei. E’ un segno che, anche qui, nonostante
tutto, il Vangelo ancora parla non solo ai cristiani, ma anche a coloro che vivono
insieme con i cristiani. Siamo una Chiesa piccola, con tanti problemi, ma che ancora
riesce a dare la propria piccola testimonianza di fede.