Non rientra la crisi nelle Comore per i tentativi di secessione dell'isola di Anjouan
Stato di tensione alle isole Comore. Spari d'artiglieria pesante sono stati uditi
anche questa mattina nell'isola di Anjouan, riconquistata ieri dal governo centrale,
con l'appoggio dell'Unione Africana (UA). Secondo testimoni, gli spari sono concentrati
sulla zona di Barakani, dove si trova la residenza privata del presidente di Anjouan,
Mohamed Bacar, contro il quale era diretta l'offensiva lanciata all'alba di ieri dalle
Forze comoriane e dai contingenti africani. Ma come si è giunti a questa situazione?
Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Massimo Alberizzi, africanista del
quotidiano “Il Corriere della Sera”:
R. -
La storia delle Comore è piena di colpi di Stato, di instabilità, di elezioni mancate,
di presidenti che si ricandidano quando non possono, perchè la Costituzione prevede
che la presidenza ruoti tra gli esponenti delle tre isole che ne fanno parte. Devo
dire che Mohamed Bacar - che tra le altre cose ha avuto un’istruzione
militare in Francia - aveva preso il potere un anno fa con elezioni che vennero giudicate
illegali dal governo centrale. Probabilmente però, da quello che sembra, la popolazione
lo osannava anche se la popolazione ha salutato l’arrivo delle truppe dell’Unione
Africana e quelle federali con grande entusiasmo. Comunque, questo attacco dell’Unione
Africana e delle Forze comoriane non è stato così chiaro e limpido come sembrerebbe.
Da una parte, l’azione è stata appoggiata dalla Francia, ma il Sudafrica si è schierato
contro. Dunque, anche sul piano diplomatico ci potrebbero essere dei risvolti.
D.
- Quali sono gli interessi internazionali che si muovono dietro questo arcipelago?
R.
- Non sembra che l’arcipelago sia ricco di materie prime, soprattutto di petrolio.
Quando dico non sembra, dico che non è certo. Proprio ultimamente ero in Ciad, durante
la rivolta di inizio febbraio. Sono andato al Ministero del petrolio, che era appena
stato saccheggiato, e ho trovato dei documenti che parlano di prime prestazioni petrolifere
in Ciad con ritrovamenti di grandi pozzi e importanti giacimenti nel 1972 e nel 1978.
Il Ciad ha cominciato a produrre petrolio nel 2003. Ecco, potrebbe riproporsi la stessa
situazione alle Comore. Ci sono però degli evidenti interessi strategici, anche da
parte del Sudafrica, cui le Comore erano legate attraverso interessi commerciali importanti,
perchè questo arcipelago si trova sulla rotta che costeggia l’Africa, verso l’Asia.
D.
- Che tipo di conseguenze possiamo aspettarci dal punto di vista internazionale?
R.
- E’ difficile prevedere le conseguenze. Certo, c’è un forte attrito tra la Francia
e il Sudafrica. E’ un attrito che si potrebbe collegare a quello che divide Francia
e Sudafrica anche nell’Africa centrale - parlo del Rwanda, del Burundi e del Congo,
dove la Francia ha perso terreno. Il Rwanda, ad esempio, vuole entrare nel Commonwealth,
non si parla più francese, ha "scaricato" insomma Parigi e vanta invece una fortissima
presenza di sudafricani. I sudafricani vogliono giocare un ruolo egemone in Africa,
quasi allontanare gli europei se non ci vanno d’accordo. Mi pare che questa sia una
vittoria della Francia e quindi potrebbero esserci delle conseguenze e delle reazioni
da parte dei sudafricani.