Questa sera la Veglia Pasquale presieduta da Benedetto XVI. Domani la Messa del Giorno
di Pasqua in Piazza San Pietro e la Benedizione Urbi et Orbi
Oggi, Sabato Santo, è il giorno del grande silenzio. La Chiesa attende la Risurrezione
del Signore. Gli sguardi di tutti sono rivolti alla Notte Santa: il Papa presiederà
la Veglia Pasquale alle 21.00 nella Basilica di San Pietro. Domani mattina alle 10.30
presiederà sul sagrato della Basilica Vaticana la Santa Messa del Giorno di Pasqua.
Alle ore 12.00, dalla Loggia centrale della Basilica, Benedetto XVI rivolgerà ai fedeli
il Messaggio pasquale e un augurio in diverse lingue, prima di impartire la Benedizione
Urbi et Orbi. Sul significato di questi eventi Giovanni Peduto ha intervistato
il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il culto divino
e la disciplina dei Sacramenti:
R.
– Cristo è la nostra luce. Quando andiamo alla Veglia Pasquale, la Madre di tutte
le Veglie, quando vediamo quel cero grande e il diacono canta: “Luce di Cristo!”,
e noi ci inginocchiamo tre volte e poi si canta l’“Exultet”: è Gesù che dà senso alla
nostra vita, dà unità a tutte le nostre attività e ci dà anche conforto nelle sofferenze.
Siamo in una valle di lacrime. Anche quelli di noi che sembrano essere ricchi e avere
tutte le belle cose sulla terra, anche loro devono soffrire, un tipo di sofferenza
o l’altro. Ma per uno che crede in Cristo, tutto il nostro soffrire ha un senso. Guardiamo
a Gesù il Venerdì Santo sulla Croce; guardiamo a Maria Santissima ai piedi della Croce
e così vediamo che con Cristo, in Cristo e per Cristo, la nostra sofferenza entra
nell’offerta salvifica, cioè diventa un’offerta che con Cristo e in Cristo e a causa
di Cristo ci merita la salvezza che viene da Dio, ci ottiene la salvezza. E’ segno
di vita e non di morte: diventa la nostra Pasqua!
D.
– La Pasqua ci ricorda il nostro destino ultimo. Molti, oggi, anche tra i cristiani,
hanno perso il senso della vita eterna ...
R. – E’
triste. Dobbiamo cercare di far rivivere la nostra fede. Quando qualcuno muore, come
cristiani dobbiamo sapere che quella persona subirà un giudizio particolare: può finire
in cielo, se è veramente senza peccato; o finire in Purgatorio se c’è qualcosa di
impuro in lui e per questo deve purificarsi, anche se ama Dio. Ma c’è pure l’Inferno.
Alcune persone non vogliono menzionare l’Inferno: dicono che i bambini incominciano
ad avere paura. Ma lo studente dice forse che non dobbiamo menzionare l’esame perché
gli fa paura? Non dirà mica sul serio! Noi gli diremo: “Tu avrai l’esame alla fine
dell’anno, o alla fine del semestre ...”. Allora: la vita eterna è una realtà; la
Pasqua ce lo ricorda. Gesù ci aspetta in cielo, ma lui si aspetta da noi che noi facciamo
la nostra parte. Sant’Agostino dice: “Dio ti ha creato senza la tua collaborazione,
ma non ti salverà senza la tua collaborazione!”.