Nella Basilica Vaticana la celebrazione della Passione del Signore. Padre Cantalamessa:
l'unità della Chiesa è unità d'amore
L’unità della Chiesa è anzitutto una unità d’amore: è quanto ha affermato il predicatore
della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, nell'omelia tenuta nella Basilica
di San Pietro durante la celebrazione della Passione del Signore presieduta dal Papa.
Il servizio è di Gabriella Ceraso:
(canto)
La
tunica di Gesù, il suo indumento più intimo, quello senza cuciture, non stracciato,
ma tirato a sorte dai soldati dopo la Crocifissione. Parte da questo particolare della
Passione di Giovanni, padre Raniero Cantalamessa per ribadire
con l’Evangelista, che è l’unità dei discepoli lo scopo per cui Cristo muore, “Ut
unum sint”, e la lieta notizia del Venerdì Santo è che l’unità è un dono che, come
quella tunica è tessuta dall’alto in basso, proviene dal Padre Celeste e, dunque,
non può essere scissa:
“Noi uomini possiamo dividere
la Chiesa nel suo aspetto umano e visibile, ma non nella sua unità profonda che si
identifica con lo Spirito Santo. La tunica di Cristo non è stata mai e non potrà mai
essere divisa. E’ la fede che noi professiamo con le parole del Credo: ‘Credo la
Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”. Affinché il mondo
creda - si raccomanda padre Cantalamessa - l’unità deve essere soprattutto visibile
tra i credenti e realizzata pienamente secondo tempi e modi di Dio e con l’opera dello
Spirito Santo, che agisce attraverso i carismi, il dialogo e il confronto paziente,
l’ecumenismo dottrinale. Ma tutto ciò non basta, però - spiega padre Cantalamessa
- se non è accompagnato dall’ecumenismo spirituale basato sull’amore:
“Se
l’unità dei discepoli deve essere un riflesso dell’unità tra il Padre e il Figlio,
essa deve essere anzitutto una unità d’amore, perchè tale è l’unità che esiste nella
Trinità. La Scrittura ci esorta a fare la verità nella carità e Sant’Agostino afferma
che non si entra nella verità, se non attraverso la carità”. Come
bruciare le tappe nel cammino dell’unità? Le differenze dottrinali vanno risolte nelle
sedi appropriate – spiega padre Raniero Cantalamessa - mentre la strada della carità
paziente è già spalancata davanti a noi. Ce lo ha insegnato una donna scomparsa nei
giorni scorsi, Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, pioniera dell’ecumenismo
spirituale dell’amore:
“Ella è stata una pioniera
e un modello di questo ecumenismo spirituale dell’amore. Ha dimostrato una cosa importante,
che la ricerca dell’unità tra i cristiani non porta alla chiusura verso il resto del
mondo. E’ anzi il primo passo e la condizione per un dialogo più vasto con i credenti
di altre religioni e con tutti gli uomini che hanno a cuore le sorti dell’umanità
e della pace". Dunque l’invito finale dell’omelia è ai cristiani:
perché si realizzi l”’Ut unum sint” deve diffondersi una nuova ondata di amore per
Cristo, a cui tutti dobbiamo guardare come i raggi di un’unica ruota che convergono
al centro comune. La posta in gioco è lo stesso edificio della fede cristiana, che,
tolta la pietra miliare, che è la divinità di Cristo, si sfalda. Allora coraggio tutti
voi che avete a cuore la causa dell’unità dei cristiani, conclude padre Cantalamessa,
col profeta Aggeo:
“Coraggio, Giosuè figlio di Iozedàk,
sommo sacerdote; coraggio, popolo tutto del paese, dice il Signore, e al lavoro, perché
io sono con voi. Coraggio, voi tutti che avete a cuore la causa dell’unità dei cristiani,
e al lavoro, perché io sono con voi, dice il Signore!”.